Alessandro Penati, la Repubblica 25/8/2012, 25 agosto 2012
IL 23 agosto 1995, con il conferimento dell’azienda bancaria, la Fondazione Mps acquisiva un patrimonio di 2,7 miliardi; esattamente 17 anni dopo si è praticamente azzerato, essendo per la quasi totalità costituito da azioni Mps in pegno alle banche
IL 23 agosto 1995, con il conferimento dell’azienda bancaria, la Fondazione Mps acquisiva un patrimonio di 2,7 miliardi; esattamente 17 anni dopo si è praticamente azzerato, essendo per la quasi totalità costituito da azioni Mps in pegno alle banche. Con i costi operativi e gli interessi da pagare, gli impegni per le erogazioni già deliberate, non potendo contare sui dividendi della banca, e il debito da rimborsare, fosse stata un’azienda, avrebbe già portato i libri in Tribunale. Una gestione disastrosa del patrimonio, con la colpevole negligenza del ministero dell’Economia che vigila sulle Fondazioni, e che ora impegna quasi 4 miliardi di soldi pubblici per il salvataggio della banca; ma, di fatto, anche della Fondazione. Il peccato originale della Fondazione è stato quello di voler mantenere il controllo di Mps, invece di diversificare il patrimonio, e gestirlo in modo professionale e trasparente. L’ultimo, fatale errore, aver impegnato 1,1 miliardi nell’aumento di capitale della banca la scorsa estate, pur non avendone le risorse, per non diluirsi; e non capendo che il piano di ristrutturazione finanziato con l’aumento si sarebbe rivelato un flop nel giro di pochi mesi. La Fondazione, oltre a contrarre un debito da 600 milioni, garantito da titoli Mps, ora ridotto a 350 vendendo il vendibile, aveva anche stipulato una serie di contratti derivati Otc, complessi e rischiosi. Un contratto collar per “stabilizzare” l’onere del debito, e che impegna la Fondazione a pagare un tasso minimo Euribor di 1,7% (in cambio di un tasso massimo): così, invece di beneficiare dalla discesa dell’ Euribor (oggi a 0,6%), il collar è diventato un salasso. Quattro contratti total return equity swap (Trs) su obbligazioni convertibili in titoli Mps, sottoscritte dalla Fondazione per poter mantenere il controllo (con l’eventuale conversione), e incassare nel frattempo la cedola. Ma poiché la Fondazione non aveva i soldi per sottoscriverle, li ha presi a prestito: a tanto equivale un Trs. Che come qualsiasi acquisto a debito, richiede la costituzione di un pegno, variabile in funzione del valore delle attività sottostanti, in questo caso titoli Mps. Con il crollo del loro valore, le azioni che la Fondazione ha dovuto dare in pegno è salito fino praticamente ad esaurire il suo patrimonio. Un Trs è stato chiuso a fine 2011, e le obbligazioni convertite in azioni Mps a 2,12 euro: che la Fondazione ha dovuto vendere pochi mesi dopo a 0,36 (-83%) per ridurre il debito con le banche. I derivati tossici esistono anche da noi. Assurdo che una Fondazione li compri; e che le banche glieli vendano. Per non scomparire, la Fondazione è ora aggrappata al nuovo piano di ristrutturazione della banca. Si punta sul taglio di costi, sportelli e personale, e su un forte aumento dei ricavi dai servizi ai risparmiatori: col risultato che i ricavi per dipendente dovrebbero salire da 70 a 124 mila euro. Come? Temo, spremendo commissioni dai clienti con prodotti inutilmente complessi: già le obbligazioni strutturate di Mps rasentano il 40% della raccolta; e si vuole portare dal 7 al 24% il numero di clienti che sottoscrivono prodotti assicurativi (dai margini più elevati). Senza però contare che siccome tutte le banche perseguono lo stesso obiettivo, gli italiani dovrebbero allocare una quota crescente del loro reddito ai servizi finanziari. Poco realistico. Si vogliono ridurre le sofferenze migliorando la gestione dei crediti. Senza tener conto che la recessione inevitabilmente le farà aumentare (già ora assorbono circa la metà del margine di interesse), e che il grado di copertura di Mps è inferiore alla media. Si vogliono ridurre i prestiti alla clientela, cedendoli in blocco, senza rimpiazzarli; utilizzando così la raccolta per rimborsare 30 miliardi di debiti con la Bce, che ora finanziano 38 miliardi di titoli di stato. Un portafoglio monstre che verrà ridotto, non smantellato, per poter diminuire la rischiosità dell’attivo, e risparmiare così capitale. Ma non è chiaro come e quando la banca riuscirà a restituire i 4 miliardi al Tesoro. Mps è stata fondata 1472: si accettano scommesse che compirà 550 anni.