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 2012  agosto 19 Domenica calendario

VINCE LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE

«Non dovevi sposare un giornalista, sono peggio dei marinai». La mitica battuta di Charles Foster Kane in Quarto potere si applica anche alla categoria dei critici cinematografici. Per cinquant’anni avevano celebrato proprio Quarto potere «miglior film della storia del cinema», titolo che sembrava destinato a durare in eterno. Oggi invece si consuma il tradimento: il film di Orson Welles retrocede al secondo posto, sorpassato dalla Donna che visse due volte. E pensare che all’uscita, nel 1958, il capolavoro di Alfred Hitchcock era stato snobbato da tutti, critica e pubblico.
La classifica in questione, rappresentata nella mappa che pubblichiamo in queste pagine, viene stilata ogni dieci anni — a partire dal 1952 — dalla rivista britannica «Sight&Sound» in collaborazione con il British Film Institute. È il risultato di un sondaggio cui hanno risposto 846 critici sparsi per il mondo: ognuno ha indicato i suoi dieci preferiti, in tutto sono stati citati 2.045 film diversi. Nel grafico, sono elencati i primi cinquanta (in realtà 52, perché gli ultimi tre hanno ottenuto lo stesso numero di voti). Quarto potere, uscito in sala nel 1941, nel ’52 non era nemmeno nella top ten, ma nelle cinque indagini successive era risultato sempre primo; La donna che visse due volte è entrato in classifica solo nel 1982, al settimo posto, per salire al quarto nel 1992, al secondo nel 2002 e al primo tre settimane fa, quando è stata pubblicata la nuova graduatoria.
Nessuno tra i primi dieci titoli ha vinto l’Oscar come miglior film, né il Leone o la Palma d’oro. E tra i primi cinquanta, alcuni sono praticamente introvabili, come il belga Jeanne Dielman e l’ungherese Sátántangó (dimostrando una certa tendenza all’esclusività da Fuori Orario...). La maggioranza assoluta, 27 titoli, appartiene agli anni 50 e 60 (ma questo non è indice di snobismo); soltanto due al 2000, Mulholland Drive e In the Mood for Love.
Da trent’anni, «Sight&Sound» propone lo stesso gioco anche a un gruppo di registi (quest’anno hanno risposto in più di 350, da Woody Allen a Quentin Tarantino). Anche qui, per la prima volta, il capolavoro di Welles esce sconfitto e scivola addirittura al terzo posto, sorpassato da Viaggio a Tokyo di Ozu (primo) e 2001: Odissea nello spazio di Kubrick (secondo); 8 ? di Fellini è quarto, La donna che visse due volte settimo, a pari merito con Il padrino.
Questione di gusti, di estetiche e anche di mode. Curiosando nella classifica più longeva e prestigiosa, quella dei critici, colpisce il sorpasso dell’Uomo con la macchina da presa sul più celebre (e famigerato) dei muti sovietici, La corazzata Potëmkin. Tra i film di Ingmar Bergman, in generale molto meno votati che nelle precedenti edizioni, il più moderno e complesso Persona ha superato i classici Il posto delle fragole e Il settimo sigillo.
Funzionasse come al premio Strega, con «elezione a doppio turno», trattative e accordi sottobanco, gli appassionati di Dreyer vedrebbero il regista danese sul podio: La passione di Giovanna d’Arco ora è al nono posto, ma aggiungendo i voti ottenuti da Ordet e Gertrud, entrambi nella top fifty, salirebbe al terzo.
Rispetto al 2002, esce dalla top ten un musical, Cantando sotto la pioggia, ed entra un western, Sentieri selvaggi. Invariata la posizione del miglior italiano, 8 ?, decimo (e ben sei sono gli italiani tra i migliori 50). Rispetto alla prima graduatoria, stilata 60 anni fa, solo un film oggi resta tra i primi dieci, La regola del gioco di Jean Renoir: allora risultò decimo, adesso è quarto. Guardando i verdetti del 1962, invece, salta agli occhi la posizione dell’Avventura di Antonioni, uscito appena due anni prima e già proclamato secondo miglior film della storia: negli ultimi trent’anni, però, non è mai entrato nella top ten.
C’è ancora un titolo da ricordare. Nella prima edizione del sondaggio, al primo posto arrivò Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. Quest’anno è trentatreesimo. Ma guardatelo adesso: è sempre più bello.