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 2012  agosto 19 Domenica calendario

COLPI D’ARTISTA. I CAPOLAVORI RUBATI

Wanted, reward, insomma praticamente ricercati. Proprio come Billy the Kid o Jesse James. E per loro non esistono nemmeno le attenuanti del caso: possono essere ritrovati solo sani e salvi e non come, secondo i copioni di Sergio Leone o di Quentin Tarantino, dead or alive, vivi o morti. Sono i capolavori ufficialmente dispersi o meglio rubati, quasi sempre alla maniera di Arsenio Lupin, con grande tripudio dei mass media. Tanto che viene da chiedersi: quanto devono in celebrità universale ai propri rapitori la Monna Lisa di Leonardo, L’Urlo di Munch o la Saliera del Cellini?
L’accostamento arte-western non è in fondo nemmeno tanto peregrino: nel 2001 nel tentativo di ritrovare quel piccolo ma bellissimo ritratto di Francis Bacon portato via sotto un cappotto dalla Neue Nationalgalerie di Berlino nel maggio del 1988, Lucian Freud, che di quel ritratto era l’autore, aveva realizzato un manifesto degno di un fuorilegge eccellente e ne aveva tappezzato (d’accordo con il British Council) i muri della città. Con un bel Wanted che campeggiava sullo sguardo malinconico e smarrito di Bacon e con tanto di ricompensa annunciata: trecentomila marchi tedeschi (o centomila sterline) di allora. Una bella bazzecola visto che il ritratto (quasi una cartolina, dipinto nel 1952 e anche lui oggi idealmente conservato nella Gallery of Lost Art della Tate Modern di Londra) era comunque stimato un milione e mezzo di dollari. Una bazzecola che non è però servita a riportare a casa il capolavoro.
L’elenco di questi grandi assenti è incredibilmente vario. E assai soggettivo, visto che si tratta di opere dal valore incalcolabile e delle quali non si conosce l’attuale stato di conservazione. Incrociando gli elenchi di Art Theft (www.satzv.com), dell’Art Loss Register (www.artloss.com) e la banca dati dei «beni culturali illecitamente sottratti» dell’Arma dei Carabinieri (www.carabinieri.it) ci si trova proiettati in una Wunderkammer senza prezzo. Tiziano e Degas, Magnasco e Courbet, Veronese e Chagall, El Greco e Millet, Piazzetta e Braque, Matisse e Gainsborough. In più, per fortuna, ci sono i ritrovamenti, spesso funambolici: tra i più recenti, un Ragazzo con il gilet rosso di Cézanne scoperto in Serbia (mancano invece notizie di un altro capolavoro del maestro, la Veduta di Auvers-sur-Oise, scomparso nel 1999 dall’Ashmolean Museum di Oxford). Mentre la Venere d’età romana in bronzo, rubata nel 1962 dal Museo civico di Rimini, è tornata a casa a gennaio dopo che il collezionista americano, che l’aveva pagata 200 mila dollari, ha chiesto una verifica ai carabinieri e, scoperto che si trattava di refurtiva, l’ha restituita «senza chiedere nulla in cambio».
«La storia d’arte è piena di fantasmi» aveva scritto l’anno scorso «The Guardian» in un supplemento dedicato ai missing masterpiece e che elencava, tra l’altro, tesori invisibili. Come la Calunnia: capolavoro della pittura greca attribuito a Apelle a cui si sarebbero ispirati in tanti (cominciando da Botticelli) o il San Matteo di Cimabue nella Basilica di San Francesco ad Assisi (ridotto dal terremoto del 1997 a quella che il quotidiano britannico definiva niente di più che «un’ombra»). Ma sono soprattutto i grandi furti a fare colpo e, talvolta, a finire persino dentro un film, dal Ladro della Gioconda a Topkapi, da Operazione San Gennaro a Ocean’s Twelve. Cominciando da quello del Concerto di Jan Vermeer, olio su tela di 72,5 x 64,7 centimetri, uno dei pochi quadri (una quarantina in tutto) realizzati dal maestro di Delft (1632-1675). Le cronache dell’epoca narrano che «nella notte del 18 marzo 1990, due uomini in uniforme si presentano ai guardiani notturni dell’Isabelle Stewart Museum di Boston, dichiarando di essere poliziotti e di avere ricevuto una chiamata dalla galleria. Una volta dentro, i due legano e imbavagliano i guardiani, e meno di un’ora dopo escono in tutta calma dal museo» portando via tredici pezzi unici complessivamente stimati trecento milioni di dollari, di fatto il furto d’arte più ricco della storia. Con Vermeer ci sono, tra gli altri, La tempesta sul mare di Galilea di Rembrandt e Chez Tortoni di Manet. E di quel Concerto rubato avrebbero persino parlato, a modo loro, i famigerati Simpsons, in un episodio dell’aprile 2010. Ma del Vermeer, come degli altri, nessuno avrebbe più saputo nulla.
Per Chris Marinello dell’Art Loss Register oggi «ci sarebbero 350 mila capolavori rubati sparsi per il mondo». Il loro destino? Secondo Marinello non sarebbe dei migliori: «Visto che non possono essere venduti attraverso i canali legali e che non tutti i furti sono commissionati da collezionisti ricchissimi, alimentano il mercato nero dell’arte, quello magari coinvolto nel terrorismo internazionale o nel traffico della droga e delle armi, finendo per essere venduti al 5-10% del loro valore effettivo. E quando non trovano acquirenti restano magari chiusi in un magazzino o in una soffitta». È quello che, ad esempio, ci si immagina sia successo alla Natività con i Santi Lorenzo e Francesco, uno degli ultimi capolavori di Caravaggio, dipinto nel 1609 per un piccolo Oratorio di Palermo e sparito nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969, «in una totale mancanza di misure di sicurezza». A questa Natività, peraltro di dimensioni notevoli (quasi tre metri per tre) e all’epoca in condizioni praticamente perfette, si sarebbero ispirati Sciascia e Camilleri: leggenda vuole che sia stata rubata dalla mafia e che ora faccia bella mostra di sé nella stanza di qualche padrino eccellente.
Che fine hanno dunque fatto il pannello dei Giudici giusti di Jan e Hubert Van Eyck scomparso dall’Altare di Ghent, la Veduta del mare a Scheveningen e i Papaveri di Van Gogh (rubati, ritrovati e ancora rubati dal Mahamoud Khalil Museum del Cairo), il Ritratto di donna di Picasso (portato via dal salotto di un maxi-yacht ormeggiato nel golfo di Antibes) o i due pezzetti dell’affresco inventato da Maxfield Parrish per Gertrude Vanderbilt, patronessa del Whitney Museum? Insomma, chi li ha visti? Non sempre sono, purtroppo, storie a lieto fine: i Due uomini di Watteau, rubati nel 2002, vennero distrutti (strappati e gettati nel canale) dalla madre del ladro dopo l’arresto di quest’ultimo. Restano, comunque, storie amare. Come quella del violino Davidoff-Morini, un preziosissimo Stradivari (del 1727) da 3 milioni e mezzo di dollaro rubato nel 1995 dall’appartamento newyorkese di Erica Morini, un’anziana concertista che l’aveva ricevuto in regalo dal padre. Nessuno avrebbe avuto il coraggio di raccontare alla donna, all’epoca ricoverata in clinica, di quel furto. Poco dopo Erica sarebbe morta e lo Stradivari non sarebbe più tornato alla luce.