Mario Sconcerti, Corriere della Sera 24/08/2012, 24 agosto 2012
LE MIE FAVORITE (D’AGOSTO) PER LO SCUDETTO
Nella mia griglia di partenza, la Juve è davanti a tutti, due gradini più in basso Roma e Inter, poi il Napoli, infine il Milan. La Juve ha aggiunto molta qualità a una squadra che lo scorso anno ha vinto senza perdere una partita. L’unico avversario che ha retto fin quasi alla fine, il Milan, ha perso adesso quindici giocatori, tra cui i migliori (Thiago Silva, Ibra, Cassano). I pronostici di agosto sono fatti per essere smentiti, perfino i bookmaker, che di pronostici vivono, adattano le quotazioni via via che le giornate passano.
Ma ora come ora la differenza tra la Juve e gli altri è netta. Questo non significa che gli altri giocheranno male o avranno brutte classifiche. Anzi, ci sono squadre molto interessanti per il divertimento. Significa solo che partono tutte decisamente dietro la Juve.
È probabile che la Juve continui a crescere al di là degli acquisti fatti. Sarà utilissimo Asamoah, sarà importante Giovinco nel ruolo di Del Piero, cioè del cacciatore di classe al gol dell’ultima mezzora, ma la differenza più forte verrà dalla crescita dei «vecchi». Farà di più Matri, farà ancora meglio Vucinic, aggiungerà qualcosa Vidal e troverà più costanza Marchisio. Lo scorso anno la Juve vinse senza un attaccante in grado di fare più di 10 gol. Questo la condannò a mandare in porta venti giocatori. Bellissimo, ma difficile da far diventare regola. Meglio avere due attaccanti da quasi 40 gol. Matri e Vucinic, più Quagliarella hanno tutto per segnarli. Sono mancati al compito un anno fa, difficile lo facciano due stagioni di fila.
Il vero dubbio sulla Juve è la vicenda Conte. La sua assenza dalla panchina alla lunga peserà. Saranno decine di suggerimenti in meno che alla fine faranno un danno grosso, ma non credo sufficiente a rimettere in corsa gli avversari.
L’Inter sembra un po’ confusa, cerca ancora giocatori, è piena di mediani dal piede duro e di fantasisti dall’agonismo anche troppo morbido (Sneijder, Coutinho, Cassano, Palacio), con il suo ingorgo di contraddizioni è un po’ il manifesto del nuovo calcio italiano condannato a essere creativo non avendo più i soldi per comprarsi certezze. Però ha qualcosa di molto interessante nel suo profondo. Palacio e Milito hanno fatto l’anno scorso più di 40 reti, nessuna squadra parte con numeri del genere. E Cassano è una differenza. Stancherà presto i compagni, ma per almeno un anno saranno più i vantaggi dei disagi. Mancano giocatori di mezzo, manca sulla carta equilibrio. I fantasisti dovranno correre molto oltre che dare qualità al gioco. Altrimenti siamo all’errore di sempre, quello denunciato da Benitez, poi da Gasperini e Ranieri. Mai risolto però, e forse irrisolvibile senza rinunciare a Sneijder, Zanetti e Cambiasso. Nello scarno panorama attuale, se però Stramaccioni riesce a dare corsa e fiducia a tutti, l’Inter può diventare buona, forse ottima.
Sullo stesso piano la Roma. In due anni è stata completamente rifondata, forse si è fatto perfino troppo in fretta, via tutto il blocco storico dei tanti secondi posti. La squadra è piena di talenti e anche di equilibrio, è così «normalmente» buona da far sembrare inutile un comandante diverso come Zeman.
Direi che è forse più da sperimentare Zeman come allenatore di una possibile squadra scudetto che la Roma in se stessa come squadra già pronta. Destro è una grande promessa, ha mezzi davvero diversi, non è sicuro abbia già l’età per capirli. Chi crescerà ancora sarà Osvaldo, sarà Lamela, sarà Pjanic, sarà lo stesso De Rossi, reduce da una stagione deludente. Da sperimentare la difesa per le novità degli uomini e degli schemi. Però in un anno in cui tutti saranno condannati ad andare più piano, se Zeman trova un ritmo umano, regolare, senza sbalzi tattici, può portare la sua Roma lontano.
Credo meno al Napoli e forse sbaglio. Ho l’impressione che questa squadra abbia già dato tanto, oltre quello che aveva. Infatti si fa fatica a migliorarla, si gira sempre intorno ma alla fine giocano gli stessi. È stato preso per normale un lavoro del tecnico che è stato invece eccezionale. Questo ha accelerato la valorizzazione del marchio, ma non ha migliorato la merce. Il Napoli si è allargato, si è espanso, ma non ha fatto l’ultimo salto di qualità. Non almeno per essere competitivo con la Juventus. Ripeto, forse sbaglio, datemi qualche domenica per capire.
Il Napoli è però già una squadra, il Milan di adesso è qualcosa di imbarazzante. Ne ho viste tante e ho imparato che nel calcio tutto in fondo ha sempre una sua buona ragione, ma non ho mai visto un accanimento al crollo come è accaduto quest’anno al Milan. La squadra ha perso tutto, i due centrali di difesa, i due attaccanti, tutto quello che ne aveva fatto per anni e anni un collettivo perfetto. Non so quello che arriverà negli ultimi giorni, Pazzini non basta, e anche un ipotetico arrivo di Kakà non cambierebbe le cose.
È un errore anche mettere Montolivo davanti alla difesa. Non è Pirlo e non è un mediano, non ha motivi per giocare lì. Montolivo è un’ottima mezzala, non di più e niente di meno. Bisogna poi capire cosa resta di Pato, da troppo tempo è un corpo estraneo. Sono sicuro che il Milan saprà trovare un equilibrio, alla fine giocherà anche bene, ma al suo livello, che non è più quello di una grande squadra. Attualmente è da Europa League. Resta comunque pur sempre il Milan, cioè una società esperta e potente, solitamente ben guidata. Troverà il modo di gestire con classe questa specie di tramonto.
Mancano due squadre nel computo, Lazio e soprattutto Udinese. La Lazio ha cambiato poco, ma quel poco sarà determinante. Da Reja a Petkovic il salto è lungo, forse troppo. Il problema di Lotito è non aver trovato mercato per Zarate. Dovendo tenersi lui, non ha fatto mercato. Petkovic a parte, resta una squadra completa, dura da incontrare soprattutto nel girone d’andata quando avrà ancora ambizioni. L’Udinese ha perso Isla, Asamoah e soprattutto Handanovic. Non credo sia ancora da terzo posto, ma dovremo abituarci a una stagione strana, basteranno pochi risultati per andare chiunque avanti in classifica. Prevale l’equilibrio dei deboli, tutti rimarranno a lungo in corsa. Questo dubbio continuo sarà il nuovo divertimento. Forse è un buon cambio.
Mario Sconcerti