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 2012  agosto 24 Venerdì calendario

UN MAGISTRATO DA 9 SETTIMANE E 1/2

Udite udite: il 1° agosto sua eccellenza il presidente della Corte d’Appello di Venezia Attilio Passannante è andato in pensione. Direte: che ci importa? Errore: ci importa molto. Perché per sedersi su quella poltrona, la più prestigiosa del Veneto, quel magistrato aveva mosso guerra per quattro anni e mezzo scatenando l’iradiddio di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato e dando battaglia comma su comma, cavillo su cavillo, virgola su virgola manco si trattasse di un principio più essenziale della verginità della Madonna. Dopo di che ci è rimasto seduto poco più di 9 settimane e 1/2. Il tempo necessario a dire: tiè, ho vinto! E si è sfilato andando a riposo. «Da Roma», ha spiegato a Giorgio Cecchetti de La Nuova Venezia, «mi è arrivata la notizia che il pericolo, se attendo il 2013 per andarmene in pensione, è che la mia liquidazione potrebbero consegnarmela in buoni del Tesoro, invece che in euro, così ho deciso di anticipare. Mi dispiace, anche per la figura che rischio di fare, ma la decisione l’ho presa egualmente». Sono o non sono affari suoi?

regola insensata. No, sono affari anche nostri. Una delle motivazioni per cui il vegliardo magistrato settantaquattrenne, allora presidente del Tribunale di Venezia, e l’ancor più vecchio Nicola Cataldo Greco, presidente di sezione della stessa Corte d’Appello veneziana, avevano fatto ricorso contro la decisione del Csm di nominare alla massima carica giudiziaria veneta Manuela Romei Pasetti, la prima donna ad avere un ruolo così di spicco nei ruoli assai maschilisti della magistratura italiana, è che fosse troppo «giovane». Aveva, al momento della nomina nel 2008, «solo» 65 anni.
All’epoca, infatti, era in vigore una regola insensata e solo successivamente abrogata: dovendo scegliere in una rosa di candidati a un determinato ruolo, il Csm avrebbe dovuto scartare i concorrenti con oltre sei anni in meno del concorrente più vecchio. E la Romei Pasetti era non solo di sette più giovane di Cataldo Greco ma si staccava di sei anni e tre mesi anche da Passannante. Insomma: in quella combriccola di veterani era un’inesperta giovinetta.
Il Csm, però, forse influenzato da alcuni decenni di polemiche sul merito quotidianamente invocato a parole dai geni, dai mediocri e dai somari anche dentro la magistratura («Il merito! Il merito! Il merito!») aveva deciso di rifarsi anche a un’altra norma: quella che consentiva, nel caso di una valutazione di spiccate capacità professionali, di derogare a quella politica dell’anzianità che, come tutti sanno, è la peste bubbonica della pubblica amministrazione italiana. La più vecchia, bolsa e incartapecorita del pianeta. La signora Manuela Romei Pasetti, che si era guadagnata la candidatura con una carriera di eccellenza e che si sarebbe confermata dopo la nomina una «lady di ferro» molto aggressiva nella determinazione di fare marciare a pieno ritmo gli uffici, non si meritava questa deroga? Non era abbastanza eccellente per invocare il «merito»? Non lo sappiamo e non ci vogliamo neppure entrare in questa valutazione peraltro confermata dall’organo di autogoverno della magistratura anche dopo le prime sentenze sfavorevoli. Un punto solo, al di là del destino personale della signora Romei Pasetti, ci interessa: tra le due scelte, dare più peso all’anzianità o più peso alla decisione di premiare il merito, i giudici amministrativi hanno sempre dato la precedenza all’anzianità. E questa, come affermazione di principio, è i-nac-cet-ta-bi-le. Anche perché, vogliamo dirlo?, c’è un plateale conflitto di interessi: scommettiamo che quei giudici che hanno emesso quelle sentenze preferirebbero, in caso di concorso, esser valutati loro pure per l’anzianità piuttosto che correre il rischio di essere pesati con criteri meritocratici? Qui una sola cosa appare abbagliante ai cittadini: il fatto che un pubblico funzionario si insedi ai massimi livelli per restarci due mesi e mezzo non è solo ridicolo, è offensivo. Quale sarebbe lo spread tra noi e i Paesi seri, se si valutassero anche queste follie?