Walter Mariotti, Panorama, 24/8/2012, 24 agosto 2012
SCOOP, UN INGLESE CI SALVERÀ
È la fine dell’idea che il privato è meglio del pubblico? Non ancora. Però neanche un semplice azzardo, come ha scritto il liberalissimo The Economist. In realtà il passaggio del supermanager britannico Mark Thompson da direttore generale della Bbc a nuovo ceo del New York Times è una rivoluzione culturale: la ricerca di un nuovo modello d’interpretazione in un mercato in crisi, l’informazione a pagamento. Innestando al vertice del Nyt un «civil servant» britannico, un dipendente pubblico educato dai gesuiti e a Oxford, l’editore Arthur Ochs-Sulzberger non ha fatto un business plan ma ha riaffermato un principio. Dopo gli scandali di Rupert Murdoch, che con il Wall Street Journal sta perseguendo un’aggressiva copertura sulla Grande mela per colpire il Nyt, Sulzberger definisce l’integrità come unico asset giornalistico. Prima delle piattaforme digitali come iPlayer, con cui Thompson ha quadruplicato i profitti della Bbc, viene il codice etico. Indispensabile per evolvere dall’anglosassone ma deficitario «servizio al lettore» a un profittevole «servizio pubblico» british style. Certo, l’interrogativo dell’Economist resta. Riuscirà un manager abituato al canone pubblico (3,6 miliardi di sterline all’anno) a rilanciare una vecchia signora liberista costretta dalla crisi pubblicitaria a cercare nuovi lettori a pagamento? O il milione di dollari annui del suo stipendio (oltre ai 3 di bonus) sarà l’ennesima scelt a che Sulzberger dovrà rimpiangere col socio messicano Carlos Slim? Si vedrà presto. Intanto, colpisce che l’uomo chiamato a salvare il più laico quotidiano d’America sia un brit annico credente appassionato di Chopin e Mozart. Una buona premessa per un’altra famiglia di melomani, iI clan Ochs-Sulzberger, che non vede dividendi dal 2008.