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 2012  agosto 23 Giovedì calendario

PANE E TAZZINE DI CAFFÈ QUANDO IL CARO-PREZZI È PSICOLOGICO FA PIÙ MALE

La così detta soglia psicologica è, nel caso della benzina, quel limite di prezzo massimo oltre al quale, nel sentire comune, nessuno avrebbe mai immaginato di arrivare a pagare. Naturalmente questo termine non ha nulla di scientifico, è una semplificazione ormai entrata nell’uso giornalistico, in tale significato la soglia psicologica non è quindi un valore definibile in termini assoluti.

Per semplificare: mentre la benzina oltre i due euro al litro comincia a diventare un serio problema per un pendolare che usa l’ auto come unico mezzo possibile per andare a lavorare, sarà in parte risolvibile da chi prende l’auto solamente per il week end e quindi, pur con sacrificio, potrà in parte rinunciarvi. Non rappresenterà alcun cambiamento di vita invece a chi è abituato a muoversi con un’auto aziendale o ha sempre e solo usato i mezzi pubblici. In quest’ultimo caso, però, entrerebbe nell’area di una «soglia psicologica» silenziosamente superabile.

I biglietti dell’autobus Esempio: dal 25 maggio, a Roma, sono entrati in vigore i nuovi prezzi dei biglietti e degli abbonamenti Metrebus. Il costo del biglietto è salito da 1€ a 1,50€, già avveniva in altre città d’Italia come Torino o Milano, con un aumento che però per i romani è stato del 50%. A parte qualche protesta ufficiale, nessuno per questo ha alzato barricate, pur considerando che l’impatto su una famiglia che mediamente abbia figli in età scolare (che ora pagano come gli adulti) è stato comunque considerevole. Nella storia della nostra repubblica sono state, in più circostanze, superate «soglie psicologiche» legate al prezzo di vari prodotti, ma, a onor del vero, sono passate in maniera molto meno clamorosa di quanto lo abbia sempre fatto ogni aumento della benzina.

In panetteria Prendiamo come esempio il pane: è sicuramente ancora considerato l’alimento cardine su cui misurare le oscillazioni del costo della vita. Il 90% degli italiani consuma pane tutti i giorni, pane di cui il prezzo massimo toccammo dal 2007 pagandolo 2,50€ al chilo, a causa di un aumento esorbitante del costo della farina in quell’ anno. Ad aprile 2012, per fotografare l’evoluzione dei prezzi sempre a proposito di pane, Altroconsumo ha visitato 138 punti vendita (panetterie, supermercati e ipermercati) in dieci grandi città: Bari, Bologna, Genova, Firenze, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma e Torino. La media fu confermata: 2 € al chilo nei supermercati, che sale però a 3 € per chi acquista nei panifici. Però dalla stessa ricerca risulta che la soglia dell’ impossibile per il prezzo del pane, per ora, non è avvertita in maniera così omogenea, infatti quelli che cercano un tipo di pane particolarmente lavorato non si fanno scrupolo di spendere fino a 5 € al chilo.

Una nota della Coldiretti ci fa, a proposito, riflettere: un litro di benzina è arrivato a costare più di un chilo di pasta; è il prodotto principe della nostra tavola, che, a sua volta, già viaggia oltre ogni soglia psicologica. Nel 2008 ebbe il suo picco con 1,50 € al chilo, che al cambio lira/euro, è il doppio di quello che costava nel 1985 e dieci volte il prezzo del 1973.

I generi voluttuari Osservando invece consumi più voluttuari, come l’irrinunciabile tazzina di caffè, è forse possibile stabilire quanto sia in altri casi difficile che l’ aumento di prezzo possa sembrare un evento che abbia “psicologicamente” allarmato la media dei cittadini. Premesso che la soglia dei 10 euro, per un chilo di caffè tostato fu da noi silenziosamente metabolizzata nel 2011, gli 80 centesimi a tazzina che pagano i romani, ancora potrebbero sembrare persino pochi per chiunque transiti a Venezia dove, dalle parti di San Marco, possono arrivare a chiedere 1 euro e 75 centesimi, sia consumando al banco che al tavolino. Per giocare al paradosso: nell’anno del boom 1960 la stessa tazzina però costava 50 lire, anche senza fare i conteggi di prassi, è chiaro che oggi siamo ovunque già abbondantemente oltre l’ immaginabile di un signore che vada per i settant’anni.

Lo stesso disagio psicologico, ma forse ancora più, il nostro signore attempato, potrebbe provarlo di fronte a un uovo, che nel 61 pagava 35 lire, arrivate ad essere oltre 300 alla vigilia del pensionamento della vecchia moneta, ma poi quasi raddoppiato fino ai 30 centesimi odierni. Potrà forse consolarsi pensando, che almeno in questo caso, la soglia psicologica è stata superata per una motivazione «umanitaria»; una nuova norma europea ha imposto da gennaio gabbie più comode per le galline ovaiole allevate in batteria.