VARIE 23/8/2012, 23 agosto 2012
APPUNTI PER GAZZETTA - ABBASSARE LE TASSE?
Un Consiglio dei ministri dedicato alla crescita. Il primo dopo la breve pausa estiva, avrà domani sul tavolo i dossier dei ministri per rilanciare l’economia italiana. A partire dal secondo pacchetto "sviluppo" che il ministro Passera ha già preparato. E che prevede sei importanti Piani, da realizzare entro la fine dell’anno: aeroporti, città, energia, digitale, infrastrutture, imprese. Sullo sfondo, avanza con forza l’emergenza giovani, la "generazione perduta", come l’ha definita il premier Monti. E l’esigenza di fare un primo check up alla riforma del lavoro.
Intanto, il viceministro allo Sviluppo, Mario Ciaccia, ha annunciato ieri l’esenzione dall’Iva sulle nuove opere infrastrutturali. Una proposta che sarà valutata, come ha promesso il sottosegretario Catricalà, anche per "la sua compatibilità finanziaria ed europea". Ma che per ora riceve il plauso di Confindustria, Ance (costruttori), Autostrade per l’Italia e Cassa depositi e prestiti.
"Calcolando un fabbisogno di infrastrutture pari a 300 miliardi, da qui al 2020 - spiega Ciaccia - la sterilizzazione dell’Iva potrebbe valere 5-6 punti di Pil, ovvero 80 miliardi", tra investimenti di privati e indotto. "In pratica, è come sottrarre a quei 300 miliardi i 50 dell’Iva, in media del 18% nel settore delle costruzioni, ma senza togliere un euro all’Erario che poi recupererà in abbondanza dall’opera stessa, generatrice di altra Iva, e dagli stipendi creati". Il governo punta così a rilanciare le "grandi opere": autostrade, porti, interporti, rigassificatori.
Il piano città: 2 miliardi per riqualificare i quartieri
Il Piano città da due miliardi per riqualificare le aree urbane degradate è ai blocchi di partenza. Nei giorni scorsi è stato firmato il decreto attuativo che indica i criteri di scelta dei progetti e sposta al 5 ottobre la scadenza per la loro presentazione da parte dei Comuni interessati. In realtà, molti enti sono già pronti. Da sole, le proposte delle 16 grandi città valgono 1 miliardo e 250 milioni. Tra queste, Roma con il piano per Pietralata. Milano con Bovisa Gasometri e Porto di Mare. Napoli per l’area a ridosso del porto. Firenze per una parte della Leopolda. Bologna per una nuova edilizia sociale. E Genova per scuole e zone industriali. E così via, con asili nido, parcheggi, scuole, ma anche aree di pregio. I progetti arrivati sinora all’Anci sono 50, ma si potrebbe salire a 100. Il ministero dello Sviluppo intanto ha stanziato i primi 224 milioni. Altre risorse arriveranno dal programma di risanamento energetico delle scuole (100 milioni) e dal Fia, il Fondo per l’abitare della Cassa depositi e prestiti che ha in dote 1,6 miliardi. La cabina di regia del Piano, istituita dal decreto, si riunirà per la prima volta il 7 settembre. Ne fanno parte rappresentanti di enti locali, ministeri, Cdp e Demanio e dovranno votare i progetti pubblico-privati.
Agenda digitale. Bonus fiscali per la moneta elettronica
Molto attesa da imprese e cittadini, nonché spesso annunciata e poi dimenticata, l’Agenda digitale sembra in dirittura d’arrivo. Il progetto ha bisogno, per partire, tra i 300 e 400 milioni di euro che saranno recuperati dal ministero dello Sviluppo tra fondi regionali e comunitari riprogrammati. L’obiettivo è portare il Paese a velocità digitali compatibili con l’analoga Agenda europea: 2 mega al secondo per il 2013, 30 mega entro il 2020. Non solo banda larga, però. Il Piano prevede il rilancio di moneta e commercio elettronico, agevolando gli acquisti su Internet con sconti fiscali, la digitalizzazione di scuole, tribunali, ospedali e di tutta la pubblica amministrazione, l’alfabetizzazione digitale degli italiani. E ricomprende pure i due progetti sul fascicolo sanitario elettronico e l’anagrafe centralizzata. Le risorse pubbliche, anche qui, dovranno essere in grado di attirare corposi investimenti privati, stimati dal dicastero di Passera in 3 miliardi. Parte del Piano è anche la predisposizione di potenti Data center, collocati nel Mezzogiorno a partire dalla Sardegna e finanziati da fondi Ue, che metteranno in comunicazione 7-8 mila server delle amministrazioni statali, per tagliare i costi e accrescere l’efficienza.
I trasporti. Fusioni per bus e treni locali
La novità più interessante del nuovo pacchetto crescita è arrivata ieri dal Meeting di Rimini, dove il viceministro allo Sviluppo, Ciaccia, ha annunciato l’esenzione totale dall’Iva per tutte le nuove opere infrastrutturali. La proposta, che presto potrebbe diventare provvedimento, ha ricevuto subito il plauso di Confindustria ("Le nuove misure vanno nella giusta direzione", ha commentato il presidente Squinzi), ma anche dei costruttori dell’Ance, di Autostrade per l’Italia e del presidente della Cassa depositi e prestiti, Bassanini che ha auspicato una sua estensione anche alle tlc. L’idea è quella di "sterilizzare" l’Iva - in fase di costruzione dell’opera e in una prima fase di gestione - alle imprese che investiranno in "strade, autostrade, porti, interporti, alta velocità, energia, termovalorizzatori", spiega Ciaccia. E il tutto "senza sottrarre un euro all’Erario" perché quelle opere, prive dell’incentivo, non partirebbero proprio. E perché le entrate successive, "da stipendi e indotto e dall’opera stessa generatrice di Iva", più che compenserebbero lo "sconto" fiscale. Allo studio del dicastero, infine, c’è anche un piano sulle società del Trasporto pubblico locale, oltre 600 in Italia, che il ministro Passera vorrebbe concentrare.
I giovani. Sostegno ai tanti senza lavoro
La "generazione perduta" che "paga un conto salatissimo" per "la scarsa lungimiranza" di tanti governi nel passato - così come ha ripetuto il premier Monti, domenica scorsa a Rimini - dovrebbe tornare d’attualità, già a partire dal prossimo Consiglio dei ministri di venerdì. Ufficialmente non esiste un Piano giovani, ma è chiaro che il governo pensa a qualche misura di sostegno ai tanti senza lavoro. Così come a migliorare la formazione, valorizzando il merito e aprendo sempre più scuole e università italiane a esperienze all’estero. Si partirà, a breve, da una prima verifica sulla riforma Fornero del lavoro. E sul suo strumento principe, l’apprendistato. Il monitoraggio, previsto dalla riforma stessa, è ai blocchi di partenza. Ieri intanto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Catricalà, ha affidato a Twitter un annuncio importante: "È finalmente possibile per i giovani fino a 35 anni costituire una Srl con solo un euro di capitale. Non ci sono spese notarili. Un’opportunità". Ricordando, così, la pubblicazione nei giorni scorsi sulla Gazzetta ufficiale del modello standard di atto costitutivo e statuto della Srl, che costerà ad un under 35 solo i 168 euro dell’imposta di registro. Sconto possibile anche per gli over (ma il notaio non è gratis).
L’energia. Petrolio made in Italy e hub del gas
Tempi più lunghi per il Piano energia, il cui debutto è atteso solo a fine anno, al pari del progetto sugli aeroporti. Il Piano, messo a punto dal ministero dello Sviluppo, poggia su quattro pilastri: efficienza energetica, trasformazione dell’Italia in hub europeo del gas proveniente dall’Africa del Nord e dall’Asia centrale, sviluppo "sostenibile" delle rinnovabili e rilancio della produzione nazionale di idrocarburi, destinata a raddoppiare in pochi anni e assicurare così il 20 per cento dei consumi interni. A questo scopo, però, la normativa restrittiva sulle trivellazioni, prevista dal primo decreto Sviluppo (limite posto a 12 miglia della costa, lasciato inalterato), potrebbe essere rivista. La Strategia energetica nazionale, da sottoporre poi al Cipe, conta di aumentare il Pil di mezzo punto e ridurre di 6 miliardi la bolletta energetica degli italiani, spingendo l’occupazione con 25 mila nuovi posti di lavoro, "stabili e addizionali". Il governo intende sostenere i progetti di metanodotti dall’Algeria e il "corridoio Sud" nell’Adriatico, oltre ai piani per quattro rigassificatori (approvati o in costruzione). Infine, i permessi per le perforazioni petrolifere saranno più semplici. Mentre gli incentivi sulle rinnovabili subiranno ancora altre potature.
Le aziende. Corsia preferenziale per le start-up
Il pacchetto dedicato alle imprese, uno dei primi a decollare in autunno, ruota attorno a un secondo round di semplificazioni, con il taglio degli adempimenti "extra" rispetto alle direttive comunitarie, e al lancio del Fondo per incentivare nuove start- up. Il primo obiettivo - su cui lavorano due dicasteri, Sviluppo economico e Funzione Pubblica - mira a tagliare i costi (e i tempi) delle burocrazia. Solo per fare un esempio, le imprese italiane spendono, per le autorizzazioni ambientali, un miliardo e 300 milioni l’anno. Intanto, nelle prossime settimane, saranno finalmente operative le misure previste dal Semplifica-Italia che daranno un po’ di fiato alle aziende. A partire dallo sportello unico per l’edilizia e, appunto, dall’autorizzazione unica ambientale per le pmi (ma sono 80 le norme da semplificare, per le associazioni di impresa). Per quanto riguarda le start-up, nascerà un Fondo ad hoc con regìa unica che raccoglierà le risorse esistenti, disperse in altri 3 o 4 fondi, e agirà da volano per il venture capital, denari di privati disposti a investire su idee e progetti freschi e redditizi. Sarà infine attivato uno "sportello" unico per le aziende estere che vogliono investire in Italia, con l’obiettivo anche qui di semplificare e attrarre.
REPUBBLICA.IT - LA PROPOSTA FORNERO
ROMA - "Domani, in consiglio dei Ministri, chiederò al governo di abbassare le tasse sul lavoro a parità di gettito": dai microfoni di Radio Anch’io, il ministro del lavoro Elsa Fornero promette che interverrà per ridurre la tassazione sul lavoro, da lei giudicata "troppo alta".
E a chi gli chiede se lei sia favorevole, come chiede Confindustria, all’abbassamento della tassazione sul lavoro a gettito invariato, Fornero risponde: "Credo di sì. Questa- aggiunge- dovrebbe essere la prima aspirazione, dopo aver fatto la riforma del mercato del lavoro, di un ministro del Lavoro e quindi io mi assumo la responsabilità. Sarà la mia argomentazione in consiglio dei ministri che confronterò con quella degli altri colleghi e con quella del presidente".
Il ministro ha parlato anche di misure a favore dell’occupazione: il "piano giovani" che il governo si
appresta a varare non conterrà "misure eclatanti", ma piuttosto "mirate, territoriali, minute, misure microeconomiche e non una quantità eccessiva di risorse, ma che dovranno essere spese bene". Misure rispetto alle quali, ha aggiunto il ministro, "i giovani potranno dire: questo è stato realizzato, ho avuto questa opportunita". Opportunità che dovranno avere un occhio di riguardo alla situazione lavorativa delle donne: "Stiamo sprecando generazioni di donne", ha detto successivamente il ministro intervenendo al meeting di Rimini.
Secondo il ministro è dunque arrivato il momento di ritrovare la fiducia. Non un facile ottimismo destinato a infrangersi, ma la capacità di progettare il futuro e risolvere i problemi. Tra i più urgenti, l’aumento della retribuzione del lavoratore, che in Italia "è bassa. Questo è un problema perchè è da qui che nasce la domanda. Per aumentarla, bisogna lavorare sulla produttività del lavoro, è possibile farlo".
Fornero ha concluso parlando di concertazione e dicendo di non essere affezionata ai nomi: "Che si chiami concertazione o dialogo lascio decidere ad altri. Ma bisogna lavorare per un aumento della produttività tutti insieme, raggiungere questo importantissimo risultato".
Bonanni: "Spero che il suo impegno sia fondato". "Spero che sia fondata e che ci si metta la
stessa determinazione messa su pensioni e mercato lavoro". Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha commentato l’apertura del ministro del Welfare su un possibile intervento di riequilibrio della tassazione sui salari ribadendo che "la vicenda fiscale è centrale: una riduzione netta su salari e pensioni è importante per i consumi. A Fornero dico però che un segno particolare bisognerebbe darlo sulla produttività. Il governo ha dimenticato per sei mesi di rifinanziare la detassazione del salario di produttività per poi rimetterlo in piedi per la metà. Fornero dovrebbe fare una battaglia su questo".
Il leader della Cisl si è anche lasciato andare a un commento sulle ipotesi dopo-Monti: "Non mi pare che all’orizzonte ci siano statisti. Meglio l’originale che una copia", ha detto.
Conti: "Il Governo sta operando bene per imprese". L’ad di Enel, Fulvio Conti, che è anche uno dei vicepresidente di Confundustria, a Rimini ha difeso l’operato del governo. "Sta facendo di tutto e di piu’ per tentare il rilancio economico e delle "imprese". L’attuale esecutivo, Anche sul fronte del finanziamento collaterale "sta facendo qualcosa: il project bond - ha aggiunto - è uno strumento che può funzionare". A suo giudizio una "sinergia" tra istituzioni, imprese e parti sociali "è quello di cui abbiamo bisogno perchè - ha concluso - non c’è la bacchetta magica" per risolvere le difficoltà".
(23 agosto 2012)
L’EUROPA VUOLE MONTI
ALBERTO D’ARGENIO
È MARTEDÌ pomeriggio quando gli sherpa economici dei governi si riuniscono in teleconferenza per prepararsi all’autunno caldo della moneta unica. All’Euro
Working Group,
sul tema della crisi in Italia c’è stato appena un accenno. PER ora non è la prima fonte di preoccupazione, a differenza di Grecia e Spagna. Ma quel che viene detto - oltretutto qualche ora prima che a Roma i partiti rilancino il dibattito sul voto a novembre - lascia capire come in Europa si veda (male) l’ipotesi di mettere fine al governo Monti. Una traccia del pensiero dell’Unione si trova nei documenti scritti a Bruxelles per preparare la
conference call:
«Sul medio periodo il pericolo maggiore per l’Italia è che vengano smontati pezzi delle difficili riforme strutturali approvate dal governo Monti, così come il timore che ci siano arretramenti rispetto alle misure prese per mettere in sicurezza
i conti pubblici». È questa la paura di Bruxelles e delle altre capitali europee. E durante la riunione il tema riemerge.
Nel linguaggio felpato dei meeting tecnici - dove si bada a non sconfinare nel dibattito interno ai singoli paesi - non viene fatto alcun esplicito accenno ai futuri governi politici. Ma il riferimento è chiaro. Si teme che il ritorno dei partiti metta fine all’impegno italiano di rientrare nei ranghi riportando Roma ad essere un problema per tutto il Continente. E di questo si potrebbe anche parlare nella bilaterale del 29 a Berlino tra Monti e la Merkel. Così come nella teleconferenza, questa volta a livello dei ministri delle Finanze, dell’Eurogruppo, al momento in agenda per il giorno successivo.
Che sarà dominata da un altro tema che ha infiammato la discussione
tra sherpa dell’altro ieri: lo scudo anti-spread messo in piedi dai leader a giugno e che ora Mario Draghi sta affinando in vista del Consiglio direttivo della Bce del 6 settembre. Tappa fondamentale per la salvezza dell’euro, visto che se la diga di Francoforte non sarà abbastanza solida la moneta unica tornerà a vacillare sotto il fuoco di speculazione e sfiducia. A mettere in dubbio lo scudo così come sta venendo alla luce è la Spagna. Lo sherpa di Madrid spiega che il suo governo, dopo
aver già chiesto all’Unione 100 miliardi per salvare le banche, non vuole firmare il nuovo Memorandum che aprirebbe la strada agli acquisti dei titoli di Stato iberici da parte del fondo europeo (Efsf-Esm) e della Bce. «Non vogliamo - insiste - quest’altro stigma. Se ci imponete ulteriori impegni sull’austerity le agenzie di rating taglieranno il giudizio su di noi e questo avrà ripercussioni negative per tutta Europa». Lo spagnolo chiede che la Bce «compri i nostri titoli di Stato per abbassare lo spread senza imporci il Memorandum, come ha già fatto lo scorso anno». Peccato che Draghi abbia strappato alla Bundesbank e alle sue consorelle nordiche l’ok ad intervenire solo vincolando i governi almeno alla prosecuzione di politiche virtuose, se non a nuovi impegni vincolanti.
Così il rappresentante dell’Eurotower risponde gelidamente: «Noi agiremo solo se prima ci sarà una richiesta formale all’Efsf-Esm». Lo sherpa italiano non interviene, ma la battaglia spagnola piace: smussare qualche angolo in futuro potrebbe servire anche a noi.
Intanto anche a Roma si soppesa l’opportunità, riaperta dai partiti, di votare a novembre in caso di approvazione immediata della riforma del Porcellum. Se l’idea inizialmente, prima di agosto, era stata accarezzata dallo stesso Quirinale per accorciare la campagna elettorale in tempo di instabilità finanziaria, ora lascia perplessi. «L’impressione è che ora siamo fuori tempo massimo», spiega più di un ministro di Monti. E ancora, chi ha parlato con il premier - rientrato ieri a Roma dalle vacanze - fa notare che, vista da Palazzo Chigi, l’ipotesi di un imminente accordo sulla riforma della legge elettorale non porta necessariamente al voto: «Per noi non è un meccanismo automatico». Così come tra il Tesoro e il Colle si avanza un altro argomento di preoccupazione: che il Parlamento uscente non faccia in tempo ad approvare per Natale la legge di Stabilità, mandando il Paese in esercizio provvisorio. In tempo di crisi e spread sarebbe quasi come mettere la testa sul patibolo. Per questo il premier e i suoi ministri - che si professano «relativamente tranquilli» sulla possibilità di andare avanti («ma non si sa mai», aggiungono) - continuano a preparare il Cdm di domani. Quello chiamato a mettere nero su bianco l’agenda per la crescita da lanciare in autunno. «Noi lavoriamo come se si andasse avanti, come crediamo - spiega più di una fonte governativa - poi se salta tutto vedremo».
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STATISTI
Il presidente del Consiglio Mario Monti durante il vertice di inizio estate a Roma con Angela Merkel, François Hollande e Mariano Rajoy, leader rispettivamente di Germania, Francia e Spagna
ADNKRONOS
«La tassazione sul lavoro è troppo alta». A dirlo Elsa Fornero, intervenuta oggi a Radio Anch’io. Niente di nuovo, se non fosse per l’impegno che poi il ministro del Lavoro si è presa, ovvero portare in Consiglio dei ministri, domani, la richiesta di «abbassare le tasse sul lavoro a parità di gettito». «Questo – ha aggiunto la Fornero – dovrebbe essere, dopo avere fatto la riforma del mercato del lavoro, la prima aspirazione di un ministro del Lavoro» e di questo «me ne assumo la responsabilità».
Aumentare la produttività Secondo il ministro «occorre lavorare sulla produttività a parità di salario e oneri sociali». Perché «se si riesce ad alzare la produttività, alle aziende il lavoro costa meno e diventano più competitive. Il costo unitario del lavoro è ancora alto, mentre la retribuzione del lavoratore è troppo bassa in questo Paese costo del lavoro alto e retribuzione bassa sono un problema. Il carico fiscale in busta paga è alto perché il disavanzo del debito e gli oneri sociali che servono a pagare pensioni e gli altri benefici welfare assorbono una parte rilevante delle risorse».
Il piano giovani Non solo, il ministro ha anche annunciato che il governo si prepara a varare un “piano giovani”. «Niente di eclatante» ammette la Fornero, ma «un’azione molto minuta e monitorata con programmi mirati, magari differenziati territorialmente». Anche perché al piano saranno destinate «non una quantità eccessiva di risorse, ma che dovranno essere spese bene».
Recuperare fiducia E pensare ai giovani diventi un modo, secondo la Fornero di recuperare la fiducia. «Credo che sia giunto il momento in cui occorre ritrovare la fiducia – ha detto il ministro – Questo non vuol dire un facile ottimismo né un ottimismo superficiale destinato a infrangersi, ma ritrovare la capacità di progettazione del futuro, il controllo dei problemi e la capacità di risolverli. Questo coincide con un po’ più di prospettiva».