Jeffrey Frankel, Il Sole 24 Ore 23/8/2012, 23 agosto 2012
QUEI «CIGNI NERI» DA SCHIVARE
Storicamente i grandi sconvolgimenti storici, politici ed economici avvengono in agosto, quando i leader se ne vanno in vacanza convinti che la situazione sia sotto controllo. Esempi in questo senso sono lo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914, il patto Molotov-Ribbentrop nel 1939 e il fallito golpe a Mosca nel 1991. E anche lo shock nixoniano del 1971 (quando il presidente americano portò il dollaro fuori dal gold standard e impose controlli su salari, prezzi e scambi commerciali), la crisi di debito internazionale in Messico nel 1982, la crisi del Meccanismo di cambio europeo nel 1992 e la crisi dei mutui subprime del 2007 negli Stati Uniti.
Molti di questi casi hanno rappresentato eventi che nessuno si aspettava. Sono quelli che in inglese vengono chiamati black swans, cioè "cigni neri", avvenimenti talmente improbabili da essere considerati quasi impossibili. Ma secondo me un cigno nero è anche un evento giudicato praticamente impossibile da chi prende come riferimento solo un certo momento temporale e una certa area geografica, ma non da chi prende in considerazione quello che succede ed è successo in altri Paesi e in altri decenni o secoli.
Il brusco risveglio
Dal 2004 al 2006 la percezione del rischio sui mercati finanziari è stata molto bassa, come evidenziato chiaramente dalla volatilità implicita dei prezzi di opzioni come le Vix, ma anche dagli spread dei titoli spazzatura, dagli spread dei titoli di Stato e da molti altri prezzi finanziari. Una ragione di questo "mispricing" storico è che i modelli utilizzati dai trader tenevano conto solo degli anni più recenti, o al massimo degli ultimi decenni (il periodo della compianta "Grande Moderazione"), mentre avrebbero fatto a considerare un arco di tempo ben più ampio, o- meglio ancora - a formare i propri giudizi sulla base di una valutazione più generale dei rischi che l’economia mondiale poteva trovarsi ad affrontare.
Dall’agosto 2007 in poi, i cigni neri hanno cominciato a moltiplicarsi rapidamente. «Le grandi banche non falliscono»? L’affermazione si commenta da sé. «I Governi dei Paesi avanzati non possono andare in default»? Perché infierire?
I problemi di debito in Grecia, in particolare, non avrebbero dovuto sorprendere nessuno e meno che mai i nordeuropei. Eppure, quando in Grecia è scoppiato il bubbone, a Bruxelles e a Francoforte l’establishment non si è reso conto che si trattava di una crisi parente stretta di quella argentina del 2001-2002, di quella messicana del 1994 e di altre crisi a cui avevamo già assistito nella storia, anche in Europa.
I cigni neri oggi possibili
e Ormai la rottura dell’euro è l’eventualità traumatica più dibattuta nell’economia mondiale: una probabilità che uno o più Paesi abbandonino la moneta unica, evento considerato impensabile fino a poco tempo fa, ora supera largamente il 50 per cento.
r Una crisi petrolifera in Medio Oriente è il più classico dei cigni neri. Tutte le volte ci ha preso di sorpresa, nel 1956, nel 1973, nel 1979, nel 1990. Il prezzo del petrolio può salire per molti altri motivi, com’è successo negli ultimi anni, ma gli scenari di crisi più probabili attualmente vengono da un conflitto militare con l’Iran o da una situazione di instabilità in qualche Paese arabo. La minaccia di una crisi nell’offerta di petrolio normalmente produce una brusca impennata una brusca impennata del prezzo.
t La minaccia finanziaria più inquietante è quella di un crac del mercato obbligazionario, oggi sopravvalutato. In teoria, con l’approssimarsi del fiscal cliff (la fatidica data del 1° gennaio 2013 in cui giungeranno a scadenza agevolazioni fiscali, proroghe dei sussidi di disoccupazione e tagli di spesa, con rischi di pesanti ripercussioni sull’economia Usa), gli investitori spaventati dovrebbero cominciare a vendere i loro bond, ma continuano a pensare che i politici, consapevoli delle drammatiche conseguenze, troveranno di nuovo una scappatoia dell’ultim’ora.
u L’evento più spaventoso nella lista dei cigni neri è quello di un attacco terroristico con armi di distruzione di massa. Storicamente c’è una grande distanza fra la percezione della probabilità di un evento nucleare che hanno gli esperti di terrorismo e quella che hanno i cittadini.
i All’ultimo posto della lista c’è l’eventualità di una catastrofe climatica senza precedenti. Gli ambientalisti a volte sottovalutano i benefici del progresso tecnologico quando sostengono che le risorse si esauriranno. Ma è altrettanto sbagliato pensare che una catastrofe climatica non avverrà solo perché non è mai avvenuta in passato.
(Traduzione di Fabio Galimberti)