Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  agosto 23 Giovedì calendario

LA RUSSIA ENTRA NELLA WTO, COSTI E BENEFICI PER I PARTNER

«Benvenuti i due nuovi membri della famiglia Wto», scrive Pascal Lamy, il direttore generale dell’Organizzazione che da Ginevra definisce le regole del commercio mondiale e che da oggi, con il contributo di Russia e Vanuatu, raccoglie 157 Paesi e il 97% degli scambi globali. «È stato un lungo viaggio», osserva Lamy: e si è concluso ieri sottovoce, a Mosca e a Ginevra, poiché il vero traguardo - raggiunto a vent’anni dalla fine del comunismo sovietico - era stato festeggiato nel dicembre scorso, con il via libera all’ingresso dei russi. Poi, le altre tappe: il 10 e il 18 luglio la ratifica del protocollo di adesione da parte di Duma e Camera alta del Parlamento russo, il 22 luglio la firma di Vladimir Putin che ha trasformato il protocollo in legge. Ieri, scaduti i 30 giorni previsti, la Russia è divenuta ufficialmente membro della Wto.
Compito dell’organizzazione internazionale è ridurre le barriere agli scambi imponendo limiti a dazi e sussidi, e agevolare il commercio mondiale con negoziati e arbitraggi nelle dispute che nascono tra i Paesi membri. Nei confronti della Russia - che dovrà aprirsi di più agli investimenti stranieri e ridurrà le proprie tariffe all’import dal 10,3 al 7,1% - ciascun Paese è impegnato ora a calcolare l’equilibrio tra svantaggi e benefici per i propri produttori, a partire dall’Italia o dalla Germania che avranno ricadute positive sull’export o dagli Stati Uniti che non potranno approfittare del nuovo regime con i russi per una questione di reciprocità, finché non avranno abrogato l’emendamento Jackson-Vanik che dal 1974 limita gli scambi per contestare le restrizioni che l’Urss allora imponeva all’emigrazione ebraica.
All’interno della Russia, molti naturalmente temono l’impatto della Wto sull’industria nazionale, poco attrezzata per affrontare la concorrenza in arrivo dall’estero. Ma c’è anche chi invece guarda ai benefici per gli esportatori russi, che in diversi settori - metallurgia, chimica - avranno campo sgombro dai dazi, e soprattutto per i consumatori russi, che assisteranno al calo dei prezzi sui prodotti importati.
I sostenitori della Wto pensano che una maggiore competizione farà bene all’industria, ma nei sondaggi prevalgono i pessimisti: solo il 21% dei russi ritiene che i regali della Wto siano superiori alle conseguenze negative, che ridurranno il Paese a puro esportatore di petrolio e gas, categoria al di fuori della "giurisdizione" Wto. In ogni caso, il vero impatto potrà essere valutato con precisione solo tra sette anni, al termine del periodo di transizione.
La verità è che oggi, 23 agosto, cambierà molto poco. Con l’entrata in vigore del nuovo Sistema tariffario dell’Unione doganale, la Russia ridurrà subito i cosiddetti dazi anti-crisi, aumentati nel 2009 a protezione delle industrie messe più in difficoltà.
L’esempio tipico è quello delle auto straniere, che vedranno tornare i dazi sull’import dal 30 al 25%, per poi portarli gradualmente al 15% entro sette anni. Graduale sarà anche la riduzione dei sussidi all’agricoltura, tra i settori dell’economia che temono l’impatto più serio dall’apertura dei confini. Una delle principali concessioni strappate da Mosca riguarda così i sussidi che potrà destinare agli agricoltori, 9 miliardi di dollari l’anno, cifra superiore più di due volte a quella consentita agli altri membri Wto.
Analogamente, nell’ambito della riduzione delle tariffe i prodotti agricoli russi avranno un cammino agevolato, dal 15,6 attuale all’11,3% da raggiungere a fine transizione.
Se per varie ragioni, e in gran parte a causa della crisi globale, nessuno si aspetta per la Russia un’entrata "big bang" come avvenne per la Cina, la Banca mondiale ha tradotto il valore dell’adesione alla Wto in un aumento del 3% del Pil russo, addirittura dell’11% nel lungo termine. Per molti in ogni caso non ha prezzo il miglioramento che una migliore integrazione portera’ nel clima per gli investimenti, un sistema più affidabile sul fronte della burocrazia o della proprietà intellettuale da cui le imprese degli Stati Uniti non intendono restare escluse. Il Congresso americano, si è detto convinto Lamy, abrogherà «a giorni» le restrizioni imposte alla Russia ancora in tempi di guerra fredda, e il National Foreign Trade Council si augura che il voto contro l’emendamento Jackson-Vanik possa arrivare già il 12 settembre: «I nostri amici europei - ha osservato il vicepresidente Dan Flaherty - sono già presenti in massa sul mercato». Non garantire alla Russia normali relazioni commerciali «sarebbe un invito a rafforzare la loro presenza in settori dove noi saremmo più competitivi».