M. Pap., Corriere della Sera 23/08/2012, 23 agosto 2012
DOMANDE E RISPOSTE: MA LE CELLULE «PRIMITIVE» CURANO DAVVERO TUTTI I MALI?
1 La «medicina rigenerativa» è il futuro o sta creando soltanto illusioni?
Secondo Gianvito Martino, esperto internazionale di staminali e neuroscienziato del San Raffaele di Milano, ormai da qualche anno assistiamo, più o meno impotenti, ad annunci quotidiani che propagandano cure miracolistiche a base di cellule staminali per qualsivoglia malattia, dalla calvizie alla demenza di Alzheimer. Questa situazione aumenta lo sconcerto tra le persone malate che, se da un lato hanno l’impellente necessità di conoscere le speranze concrete di accedere a terapie realmente efficaci, dall’altro percepiscono la mancanza di adeguati canali d’informazione che le aiutino a scegliere in modo consapevole e informato.
2 Ma le staminali possono essere la panacea per ogni male e per ogni paziente?
È bene sapere, anzitutto, che non ci sono staminali per tutto e per tutti e che, come sempre, generalizzare è sbagliato.
3 Dove si sono già raggiunte sicurezze scientifiche?
In alcuni casi le staminali già vengono utilizzate in modo routinario. Soltanto in Italia, si eseguono più di quattromila trapianti all’anno di midollo osseo per curare soprattutto i tumori del sangue. Negli ultimi vent’anni, le staminali della pelle hanno curato migliaia di gravi ustionati in tutto il mondo, così come quelle dell’occhio solo in Italia hanno curato più di 200 persone con problemi di vista determinati da danni alla cornea. In questi ambiti si tratta di dati reali e affidabili.
4 Ma perché oggi la scienza, dopo l’iniziale entusiasmo, è diventata così severa sulle sperimentazioni?
Nessuna barriera ideologica, ma semplice atteggiamento di cautela ragionata, d’obbligo in una fase in cui qualsiasi cura, prima di essere efficace, non deve mettere a rischio la vita del paziente.
5 Vi sono esempi di trattamenti finiti «male», pubblicati in letteratura?
Nel marzo 2009, un ragazzo israeliano affetto da una grave malattia del sistema immunitario, sottoposto in Russia a molteplici trapianti, dopo quattro anni ha sviluppato un tumore al cervello, originato proprio dalle staminali che gli erano state iniettate. Da allora molti altri «incidenti» sono stati resi pubblici. È del 2010 la notizia che un paziente affetto da una grave malattia renale ha sviluppato un tumore nella zona del rene in cui erano state trapiantate le sue staminali. Sempre nel 2010, un bambino britannico di 18 mesi è morto a causa di una fatale complicazione insorta in seguito al trapianto intracerebrale, eseguito in Germania, delle sue staminali del sangue. Alla fine del 2011, una ragazza statunitense di 17 anni con sclerosi multipla si è ritrovata in coma dopo aver subito in Costa Rica un trapianto di staminali mesenchimali provenienti dal cordone ombelicale. Va detto poi che qualsiasi staminale se manipolata in maniera inappropriata, o se iniettata in una sede distante da quella d’origine, può comportarsi in modo imprevedibile. Spesso dannoso.
6 Perché accade questo sull’uomo se prima in laboratorio i risultati erano ottimi?
Oggi si sa che ci sono profonde differenze tra le varie staminali, così come tra le varie malattie, e che ogni cura deve essere malattia-specifica. Se servono per curare i tumori del sangue, non è detto che siano altrettanto efficaci nel curare quelli del cervello.
7 Quali staminali è meglio utilizzare? Embrionali, adulte, fetali? Del cuore, del sangue, del grasso?
Le cellule embrionali danno meno problemi di rigetto, ma possono dare origine a tumori. Le cellule adulte sono prive di tossicità ma in certi casi, come per il cervello, se ne possono ottenere solo quantità minime, e comunque funzionano solo in modo parziale e transitorio. Esiste, infine, la possibilità di utilizzare cellule embrionali «ringiovanite». Simili alle embrionali, ma ottenute da cellule adulte trasformate in laboratorio.
8 Se anche avessimo la cellula «giusta», come usarla?
In caso di infarto, la somministrazione diretta nella zona danneggiata del cuore è la via migliore. Ma in malattie come la sclerosi multipla, dove il danno è diffuso a cervello e midollo spinale, un intervento neurochirurgico multiplo sarebbe troppo rischioso e complicato. Potremmo arrivarci attraverso il sangue, ma si tratta di un’ipotesi ancora da verificare. Inoltre c’è l’opinione, alquanto sbrigativa, che le staminali ricostruiscano i tessuti sostituendo le cellule danneggiate. In realtà, non agiscono nel ricostruire il tessuto danneggiato bensì nell’evitare che si danneggi ulteriormente. È probabile, quindi, che queste cellule siano più utili nelle fasi iniziali di una malattia che quando un danno è già esteso e irreversibile.
M. Pap.