Fulvia Caprara, la Stampa 22/8/2012, 22 agosto 2012
TORTE, CAVALLI, OROLOGI LA LINGUA SEGRETA DEI FILM
Il cavallo bianco è «simbolo di libertà sperata o acquisita. Alla base c’è il De Sica di Sciuscià e poi arriva Benigni con la famosa scena della Vita è bella dove l’apparizione del cavallo in un locale vuol dire anche potenza della fantasia contro ogni regime». La torta viene usata solo poche volte «per essere mangiata. Nei gangster movie, per esempio, è un espediente per far uscire il killer dalla panna, vedi «A qualcuno piace caldo». A Parigi «ci si ama. È una città senza stagioni decise: è sempre o aprile o settembre. Si corre, a Parigi, lungo la Senna e si incontrano i bohemien. Le ragazze, tutte carine, portano sporte da cui occhieggiano lunghi bastoni di pane. I camerieri e gli umili, nonostante il doppiaggio, dicono le loro poche e povere battute nella lingua madre». Gli «amori orientali» sono «sempre lunghi, fedeli e sfortunati come in L’amore è una cosa meravigliosa e Il mondo di Suzie Wong ...». La ninfomane «può o non può succhiarsi il pollice; ma gli occhioni, golosi e spauriti, li volge in alto». Il giornalista-tipo «ha la camicia slacciata, con la cravatta che pende dal colletto, la sigaretta che sta per miracolo attaccata al labbro inferiore...». La «pipì di gruppo è il massimo dell’intimità virile e del ripensamento esistenziale di amicizia che passa attraverso l’uretra... è una faccenda, comunque, tra maschi».
Il vocabolario Il cinema possiede il suo personalissimo vocabolario. Una raccolta di stereotipi allusivi, magari anche usurati luoghi comuni, fondamentali per stabilire il contatto con il pubblico. Senza di loro, tante storie non avrebbero potuto prendere corpo, il grande schermo ha bisogno di ellissi, riferimenti semplici per voltare la pagina del racconto: «Ho raccolto spiega Maurizio Porro, autore del Cinema vuol dire.. - una serie di topoi riscontrabili da chi frequenta le sale, anzi le multisale».
Diviso in tre parti, edito da Bompiani, il libro propone, a cavallo tra cinema classico e contemporaneo (la prima sezione era stata pubblicata nel ’79 per Garzanti con le firme di Porro e del critico Giuseppe Turrioni) un raccolta ironica, accurata e fantasiosa, di quelle immagini che, sullo schermo, servono a dire molto di più di quello che mostrano: «Nel cinema si parlano molte lingue diverse, ma biblicamente ci si capisce». Per esempio basta inquadrare una sveglia che «segna un’ora profonda della notte» per indicare che «sta per arrivare una brutta notizia, specie per poliziotti e detective». Segue trillo del telefono, «mano che vaga sul comodino per trovare la cornetta» e poi , puntuale, l’«arrivo subito» che prelude alla corsa in auto con le sirene accese. Scena vista mille volte? Non importa. Anche i punti, le virgole e le virgolette sono da sempre utilizzati per scandire i tempi della narrazione. Sono strumenti, come i chiodi e il martello, servono così come sono. Se il pubblico si ritrova davanti a una cinepresa che indugia su un fiore come la rosa, sarà meglio che si prepari allo scatenarsi di una tempesta erotica: «La cascata di petali di rosa in American Beauty , dove Kevin Spacey s’immola al perbenismo Usa, significa desiderio morboso del sesso impossibilitato a esprimersi e quindi obbligato a diventare flora». Sulle pellicole il tempo lascia i suoi segni, alcuni oggetti scompaiono, altri s’impongono come protagonisti, altri ancora, da proibiti che erano, diventano citatissimi. I telefonini sono presenti «sempre e ovunque, perfino nella pancia del tacchino nel cinepanettone, ma anche in platea, dove suonano in continuazione o vengono usati come abbaglianti per il vicino di posto». Lo sperma, «parola un tempo bandita», inizia la sua carriera «nell’epoca del politically incorrect con la serie di American Pie , ma soprattutto con la sequenza di Tutti pazzi per Mary in cui Cameron Diaz lo usa come gel per capelli». Ma non è finita. Nella commedia omosex di Lisa Cholodenko I ragazzi stanno bene , il donatore di sperma Mark Ruffalo spiega la ragione del suo gesto: «Perchè l’ho fatto? Mi sembrava più divertente che donare il sangue».
Il cinema che verrà Le ultime pagine del volumetto sono dedicate al cinema che verrà. Film possibili, completi di titoli e cast. Il cinepanettone 2012 potrebbe chiamarsi Natale a escort city , regia di Neri Parenti con Christian De Sica nel ruolo dell’onorevole Tritipoti, Massimo Ghini in quello del suo portaborse e, naturalmente, la banda al completo delle nipoti di Mubarak. La nuova commedia di Massimiliano Bruno, dopo il successo di Nessuno mi può giudicare», potrebbe chiamarsi Ti ho scritto una mail , partecipazione straordinaria di Michele Santoro e idea di fondo svelata in un interrogativo: «E se la verità di un computer supera la fantasia di una mente innamorata?». Il cinema di denuncia potrebbe vivere il suo ennesimo revival con Salvatore Saviano> in cui «lo scrittore più seducente di oggi offre una rilettura del caso di Salvatore Giuliano», mentre l’ultima creatura del campione di incassi Fausto Brizzi potrebbe ispirarsi a Claude Lelouch e chiamarsi La ex del mio ex è una mia ex .