la Stampa 22/8/2012, 22 agosto 2012
IL CELLULARE STA IMPARANDO A PREVEDERE IL TUO FUTURO
Se vi preoccupa il fatto che i cellulari sono una minaccia per la vostra privacy, perché consentono di sapere sempre dove vi trovate, siete un passo indietro con l’ansia. Grazie a smartphone e simili, infatti, ormai è possibile anche prevedere dove andrete nel prossimo futuro. Questo potrebbe aiutare le forze dell’ordine a sgominare rapine o altri reati prima che avvengano, ma anche i pubblicitari a inviarvi suggerimenti per gli acquisti mirati a luogo dove siete diretti.
Non stiamo descrivendo la trama di un film di fantascienza, ma il risultato di una ricerca condotta dall’università di Birmingham sotto la guida del dottor Mirco Musolesi, giustamente finita sulle pagine di molti giornali britannici. La sostanza è questa: gli scienziati hanno trovato il modo di prevedere le mosse degli esseri umani dotati di cellulare, con un’approssimazione di circa 60 piedi. In altre parole, li hanno seguiti nei loro spostamenti e hanno capito dove stavano andando, sbagliando la mira di non più di venti metri.
Lo studio è stato condotto con la collaborazione di circa duecento persone che vivono vicino alla città svizzera di Losanna. Gli autori come prima cosa hanno raccolto tutti i dati che i cellulari avevano registrato sugli spostamenti delle «cavie», e su quelli di amici, colleghi o famigliari che frequentano più spesso.
Quindi li hanno mescolati, inventando un algoritmo che mette queste informazioni in relazione tra loro e con i movimenti in corso dei possessori del cellulare. Così gli scienziati sapevano esattamente dove erano stati i vari soggetti negli ultimi giorni, e soprattutto dove erano andati quando si trovavano in compagnia di una certa persona. Una volta che tornavano in strada li seguivano, e se andavano con la stessa persona nella stessa zona visitata in precedenza, riuscivano a prevedere dove sarebbero finiti: un ristorante, un bar, un cinema, una palestra, la casa di qualche altro amico. Le stime sono risultate così precise da far pensare che gli studiosi ormai possono intuire con buona approssimazione gli spostamenti di una persona anche con un giorno di anticipo.
Adesso Musolesi e i suoi colleghi puntano a trasformare il loro algoritmo in una applicazione pubblica: qui si aprono le possibilità più interessanti e le minacce più pericolose. La polizia, ad esempio, potrebbe usare questo strumento per seguire i criminali e prevenire i loro reati, aspettandoli sul potenziale luogo del delitto prima ancora che arrivino.
Le aziende, invece, potrebbero spedirci pubblicità personalizzate, per informarci di prodotti che potremmo comprare nella zona dove ci troveremo, incrociando i dati anche con le nostre preferenze manifestate in passato. A voi la scelta se si tratta di una vita più facile, o di un incubo persecutorio.