Fabio Poletti, la Stampa 22/8/2012, 22 agosto 2012
LIGNANO, TERRORE E RABBIA “QUI ABBIAMO TUTTI PAURA”
Il thriller dell’estate di Lignano Sabbiadoro, lo servono in spiaggia a puntate. Coi giornali del mattino e i tigì della sera. «Quello che gli hanno fatto è terribile...», scuote la testa la ragazzina in infradito che con le amiche fa la vasca davanti al negozio di casalinghi dei coniugi Burgato, trucidati sabato notte nella loro villetta a due piani a tre strade da qui. Ci sono solo duecento metri tra la casa coi mattoni a vista e il giardino curato e queste tre vetrine in via Udine, la zona pedonale dello struscio a Lignano, ma è come se fosse un altro mondo.
La villetta isolata Davanti alla villetta di via Annia ci sono solo i carabinieri. Davanti a questo negozio circondato da due gelaterie, un bar, una sala giochi, una pizzeria, passa il mondo equamente diviso tra curiosi, turisti soprattutto, e impauriti, che poi sarebbero i negozianti di questa cittadina che d’inverno si spegne, salvo riaccendersi con l’estate e i suoi duecentocinquantamila turisti.
Lo scrittore Giorgio Scerbanenco, che pure ha abitato qui, ne avrebbe tirato fuori un giallo dei suoi. I carabinieri di Lignano, dove in due ore passa uno che denuncia di aver smarrito il libretto degli assegni e un ragazzino a cui hanno fregato la bicicletta, ci stanno perdendo invece la testa. Perché l’idea della rapina finita male - Paolo Burgato e Rosetta Sostero in casa avevano 40 mila euro in contanti dietro il battiscopa e zero cassaforte, altrettanto in negozio - fa rabbrividire se si pensa a quello che gli hanno poi fatto senza portare via nulla, con una lama da venticinque centimetri e una corda di nylon.
L’angoscia «Abbiamo paura perchè ci sentiamo indifesi. Non riesco a non pensare a loro. Non posso immaginare che non li vedrò più a prendere il caffè...», racconta Daniela Lazzaretti del bar Surprise, la vetrina a fianco a questa selva di fiori e lumini, appoggiati a terra sotto il cartello con su scritto: «Chiuso per motivi famigliari».
Eppure in questo paesone che d’estate esplode di turisti - tanti austriaci, seguono quelli dell’Est - a parte gli incubi di Scerbanenco succede quasi niente. Vent’anni fa trovarono in spiaggia un tubo esplosivo che forse era di Unabomber. Poi niente di niente.
Tranquillità violata Il sindaco Luca Fanotto giura che fino a sabato notte andava tutto benissimo: «Questa è la città più presidiata del Friuli. I reati sono pure in calo...». Quella che cresce invece è la curiosità. Perché mica capita tutti i giorni di assistere a un fatto di cronaca in prima fila. Roberto in vacanza da Parma con la famiglia passa davanti al negozio chiuso, prima di infilarsi ai bagni 8 Lido del sole e si lascia andare a pensieri nerissimi: «Di sicuro quelli lì non erano italiani... Ma non li hanno ancora presi?». Non li hanno presi no e chissà dove sono finiti. Se sono stranieri il confine è a meno di settanta chilometri. Se erano italiani basta mescolarsi a questo carnaio. I carabinieri sul luogo del delitto trovano un mozzicone di sigaretta. Una perquisizione dai giostrai del luna park porta a nulla. Blindato nel suo ufficio il procuratore capo di Udine Antonio Biancardi usa nobilissime frasi di circostanza: «Le indagini proseguono alacremente su più fronti».
Bisogno di sicurezza Poco per placare l’ansia del libraio Amico libro che lascia davanti al negozio una candela e un biglietto: «Che questa luce illumini le loro anime in Paradiso». O del proprietario della sala giochi che in vacanza ci andrà a fine stagione e negli Stati Uniti: «Sono contrario alla pena di morte ma almeno là la sicurezza è una priorità. Basterebbe vedere in giro più polizia e carabinieri...». Discorsi buoni magari per la spiaggia. Ma che i negozianti che a Lignano vivono e a volte muiono in modo terribile fanno tutti. Come il Re del gelato, il negozio di fronte, che firma proprio così come se fosse un depliant, il bigliettino a fianco dei fiori gialli lasciati vicino alla vetrina sprangata: «Proviamo tanto dolore per quello che è successo a Paolo e Rosetta. Sono unito alla famiglia...». Un gesto sentito e sincero, prima di tornare a spatolare coni doppio gusto per i turisti che fanno avanti e indietro a guardare i negozi e poi si fermano pure davanti a questa vetrina sigillata dalla cronaca nera. Mauro di Bergamo che assieme alla fidanzata passa qui cinque giorni, il minimo del minimo per chiamarle vacanze, fa lo scettico: «Siamo tutti in balia di queste bestie... Le rapine in villa da noi le fanno tutti i giorni. Pensavo che almeno qui non succedesse...». Poi ciabatta fino alla spiaggia con gli ombrelloni e i lettini strapieni in fila per dieci. Con il Beach bar e l’Aurora che si contendono i turisti a colpi di happy hour. Con gli aquiloni nel cielo davanti al mare affollato come un mezzo pubblico nell’ora di punta. A cercare di godersi le vacanze e dimenticare la crisi. E magari un po’ pure il thriller andato in scena tre strade più in là dove si avventura nessuno, in questo quartiere di villette ordinate dove succede mai niente di bello e dove è successo qualcosa di brutto e nessuno sa ancora perché.