Mimmo Cándito, la Stampa 22/8/2012, 22 agosto 2012
SCOMPARSO A 96 ANNI L’EX PREMIER CHE LOTTÒ PER L’INDIPENDENZA CONTRASTÒ INUTILMENTE L’INGRESSO DELL’ISOLA NELL’UNIONE EUROPEA
Anche se la storia aveva segnato legami forti nel tempo, e la geografia ci aveva messo pure il suo, i rapporti tra l’Italia e Malta non sono mai stati facili in quest’ultimo secolo. Troppe similitudini, troppe gelosie, troppe ambizioni, troppi interessi mercenari, e anche troppe furberie malnascoste, hanno finito per inquinare pesantemente le relazioni tra due vicini che invece apparivano obbligati a intendersi: e di questo coagulo di umori mai ben controllati e di scaltrezze a dir poco levantine, Dom Mintoff – che è morto ieri a 96 anni d’età (era nato a Cospicua il 6 agosto del ’16) – è stato un magnifico interprete per tutto il ’900. L’ultima volta ch’è apparso in pubblico è stato ormai un bel pezzo di tempo fa, nel 2003, quando l’isola tenne il referendum per l’adesione all’Unione Europea. Lui, Mintoff, prese naturalmente la posizione del bastian contrario, dando ai suoi avversari del Partito Nazionalista il titolo squillante di «Gidra» (che in maltese vuol dire «Gran testa di rapa», ed è il peggior insulto che si possa dare a chi ti sta di troppo), perché lui, dell’isola, voleva conservare intatta l’orgogliosa autonomia ch’era riuscito a strappare agli inglesi nel lungo tempo ch’era stato primo ministro e dominatore assoluto della vita politica maltese. Perse, e perse di brutto, perché intanto i tempi erano cambiati e il suo carisma s’era ridotto a poco più dell’incerto velleitarismo d’un pensionato che vive di ricordi.
Ma Don Mintoff, nei suoi anni belli, è stato un personaggio politico di tutto rilievo, che con la sapienza del trafficante di lungo corso riusciva a bilanciare le contraddizioni tra la scarna dimensione geografica del suo isolotto e la voglia di contare, e molto, nel gioco delle strategie che in quegli anni facevano di Malta un approdo molto succoso per le rotte della Guerra Fredda. Era riuscito a scacciar via la bandiera britannica con una lunga lotta politica contro la perfida Albione (in passato c’era stato perfino un incestuoso innamoramento tra certi ambienti maltesi e il fascismo del Duce), ma doveva comunque scontare che il sigillo della dipendenza da Londra e dalla sua potente base navale continuasse a marchiare la stessa vita quotidiana dell’isola: il più bell’albergo allora di Malta, il Fenicia, accanto al bancone della reception aveva, da una parte e dall’altra, due ampie porte sormontate dalla scritta «Powder Room» l’una, e «Cloak Room» l’altra. Erano la stanza della cipria e la stanza del mantello, che in realtà volevano dire cesso per le donne e cesso per gli uomini ma continuavano tranquillamente a dirlo con quella ipocrisia pudibonda che nella tradizione del costume britannico segna tutto ciò che ha a che fare con gli organi genitali e con le miserie del corpo umano.
Mintoff, che governò Malta dal ’55 al ’58 e poi dal ’71 all’84, condusse il Partito Laburista a guadagnarsi non soltanto la maggioranza assoluta in parlamento ma anche una linea politica che, barcamenandosi tra sollecitazioni contrapposte, puntava comunque a far scelte di dirigismo economico e di larga simpatia verso le posizioni critiche dell’Occidente. Fu amico di Gheddafi e nel panorama italiano intrecciò tempestose relazioni utilitaristiche con la sinistra romana, tanto che fu tacciato d’essere «comunista» e la Chiesa cattolica maltese minacciò di scomunica coloro che avessero votato per «l’interdetto» partito laburista. S’arrivò a che molte immagini di santi venissero sostituite da grandi ritratti del «Perit» (come lo chiamavano i suoi, per la sua laurea in architettura) con tanto di corone di fiori e candele doverosamente accese.
Il risultato di questa «guerra politicoreligiosa» fu, alla fine, la consegna del governo dell’isola al Partito Nazionalista (che aveva seri legami con la Dc italiana), lo smantellamento del dirigismo economico, e il pensionamento di Mintoff. Oggi i nostri problemi comuni sono quelli delle carrette dei disgraziati che affondano nel Mediterraneo, ma anche se i tempi sono cambiati, i maleintendimenti tra Roma e Malta restano gli stessi di quando il Perit governava l’isola dalla sua bella stanza con una vista strappacuore sul blu del mare della Valletta.