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 2012  agosto 22 Mercoledì calendario

LA SETTIMANA DEI TEDESCHI È LA PIÙ LUNGA D’EUROPA

«Generazione burnout», «Quando il lavoro divora la vita», «Burnout, avere finalmente più tempo», «Un nuovo inizio. Strade per uscire dalla trappola del burnout». Nell’ultimo anno non c’è stato grande settimanale tedesco che non abbia dedicato almeno una copertina ai rischi legati allo stress provocato dal troppo lavoro. Ora si scopre che quell’insistenza di Spiegel, Focus oStern rispondeva solo fino a un certo punto a una moda mediatica. I tedeschi hanno effettivamente aumentato i loro carichi di lavoro: sempre più spesso lavorano anche nel fine settimana o nel weekend. Lo ha certificato l’Ufficio federale di statistica (Destatis) in uno studio sulla qualità del lavoro. Addio insomma al «Feierabend», il perentorio richiamo del «riposo della sera» che imponeva ai tedeschi di lasciar tutto sulla scrivania a fine giornata? È l’altra faccia del boom dell’economia della Germania: l’aumento degli stakanovisti involontari, di quelli che dilatano a dismisura i ritmi pur di non perdere il posto in un mondo in cui crescono i contratti flessibili e a tempo.

Secondo Destatis nel 2011 circa un quarto degli impiegati (il 24,5%) ha lavorato anche il sabato. Quindici anni prima, nel 1996, questa percentuale era ferma al 18,8%. Nello stesso lasso di tempo la percentuale delle persone che continuavano a essere impegnate anche di notte è salito dal 6,8 al 9,6%. Nel complesso i tedeschi lavorano oggi di più: chi dispone di un’occupazione a tempo pieno ha una settimana di 40,7 ore, leggermente sopra la media europea (40,4 ore) e decisamente al di sopra di danesi (37,7 ore), irlandesi o norvegesi (38,4 ore), ma meno di inglesi (42,2 ore), svizzeri o austriaci (41,8 ore). Dalla metà degli anni Novanta l’orario lavorativo settimanale medio per chi ha un lavoro tempo pieno è aumentato di circa 40 minuti a settimana. Diametralmente opposto, invece, il caso delle persone con un’occupazione part time: per loro l’orario lavorativo è sceso di un’ora, a 18,2 ore a settimana. E quasi sempre si tratta di donne, che costituiscono oltre l’80% del totale dei lavoratori part time.

Un tedesco su otto lavora più di 48 ore a settimana (si tratta per lo più di uomini), una situazione che è quasi normale per i manager. Più si è anziani, inoltre, più si tende a estendere la settimana oltre le 48 ore.

Cosa ciò possa comportare lo ha rivelato nei giorni scorsi un rapporto della cassa di malattia Aok, secondo cui la crescente flessibilità, l’aumento delle ore di straordinario e la costante raggiungibilità dei lavoratori comporta una crescita delle malattie psichiche, i cui casi sono saliti del 120% dal 1994 a oggi. E secondo il ministero del Lavoro nel 2010 i tedeschi si sono assentati dal lavoro 53,5 milioni di giorni per malattie psichiche; nel 2001 erano 33,6 milioni. Preoccupati i sindacati: Annelie Buntenbach della confederazione Dgb ha parlato sulla radio pubblica Deutschlandfunk di una «situazione drammatica», in quanto «la pressione è aumentata in modo folle, molti sono sovraccarichi di lavoro, anche perché i rapporti di lavoro sono diventati sempre più insicuri».

Anche l’ingresso nel mondo del lavoro è cambiato e i giovani iniziano la loro carriera con meno sicurezze, nota Destatis. Nel 2011 il 19% delle persone tra 25 e 34 anni avevano un contratto a tempo determinato, una quota che era al 10% nel 1996. Se arrivano buone notizie sul fronte degli incidenti sul lavoro – nel 2008 1,6 lavoratori su 100.000 sono stati vittime di un incidente mortale, nel 1996 erano quasi 4 - nel 2011 le donne continuavano a guadagnare il 23% in meno degli uomini e, anche se la loro quota tra i dirigenti è salita, 7 manager su 10 restano uomini.