Alessandro Alviani, la Stampa 22/8/2012, 22 agosto 2012
I GUAI DELL’EUROZONA PORTANO OCCUPAZIONE NUOVI ASSUNTI ALLA BCE
Il grido d’allarme era arrivato in una lettera aperta a Mario Draghi e al board firmata il 27 giugno dall’IPSO, il sindacato interno della Banca centrale europea. Il senso era inequivocabile: di fronte alla crisi dell’Eurozona i compiti per la Bce si moltiplicano sempre di più, col risultato che i dipendenti dell’Eurotower lavorano ormai al limite delle loro possibilità e rischiano un burnout. La Bce «non ha abbastanza personale per svolgere i suoi attuali compiti, per non parlare di quelli futuri, sempre più importanti», si legge nelle tre pagine della missiva. Esiste «un serio rischio operativo potenziale per la Bce», causato dal crescente numero di lunghe assenze dovute, ad esempio, alle missioni all’estero o a malattie dovute allo stress.
Stando a un sondaggio condotto tra 715 impiegati e allegato alla lettera oltre l’80% degli impiegati lamenta un forte carico di lavoro e, tra questi, oltre il 75% ammette che si tratta di una situazione permanente; più del 75% fa degli straordinari, spesso senza alcuna compensazione; per il 16% lo stress lavorativo ha «serie» ripercussioni sulla propria vita privata. Per una volta, invece di dare una boccata d’ossigeno ai mercati o ai Paesi in difficoltà, sono stati gli stessi dipendenti della Bce a chiedere una boccata d’ossigeno, invocando un aumento di personale. E incassando da Draghi una promessa di aiuto che è stata ora tradotta in pratica: il consiglio direttivo della Bce ha approvato un rafforzamento del proprio staff. Nel 2013 verranno creati 40 nuovi posti, ha detto un portavoce, confermando un’anticipazione della Welt. La metà circa finirà al dipartimento di analisi politico-economica, che svolge un ruolo chiave nella crisi, in quanto valuta tra l’altro la solidità dei Paesi dell’Eurozona.
I sindacati interni, però, sono delusi. E non solo perché l’aumento è stato deciso senza consultare i propri rappresentanti, bensì perché, a loro giudizio, servirebbero più assunzioni. A Francoforte, del resto, si concentrano compiti sempre maggiori: si pensi solo al progetto per assegnare alla Bce la vigilanza sulle banche europee. I 40 posti in più sono solo «una goccia nel mare», dicono all’IPSO. All’inizio si era parlato di 60 possibili assunzioni. Lo stesso board avrebbe proposto al consiglio direttivo di creare molti più posti dei 40 decisi, ma avrebbe ottenuto un no. Stando ai sindacati interni per migliorare la situazione le nuove assunzioni dovrebbero essere di gran lunga di più delle 40 approvate (e persino delle 60 di cui si era vociferato finora).
La Bce conta 1.200 dipendenti con contratto a tempo indeterminato, più altri 300 con contratto a tempo determinato. Sotto la guida del suo primo presidente, Wim Duisenberg, lo staff venne notevolmente ampliato, arrivando ai 1.500 dipendenti attuali. Negli otto anni di JeanClaude Trichet, ricorda la Welt, non è stato creato praticamente nessun posto in più, anche per l’opposizione delle banche centrali nazionali, restie a cedere più competenze a Francoforte. La crisi ha reso però inevitabile un cambio di rotta.