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 2012  agosto 23 Giovedì calendario

SUPER LIBRI ELIOT E SHAKESPEARE I CLASSICI IN UNA APP

“Nel prossimo futuro i romanzi saranno testi aperti a disposizione di chiunque vorrà cambiarli, aggiungervi o toglierne delle parti”, sostiene lo scrittore di fantascienza China Mièville al Festival di Edimburgo. Secondo lui la rivoluzione è quella che sta abbattendo le barriere tra scrittori, libri e lettori, tutti capaci, con uguale dignità di mettere le mani sui testi. Intanto, però, salgono in testa alle classifiche le prime App “digitoriali”, che di modificabile non hanno proprio niente. Sono, anzi, prodotti di lettura interamente progettati per essere letti su tablet, senza alcun legame con i “vecchi” libri. La Touch Press, una delle compagnie più attive, ha un catalogo di App che non sono né e-book, né documentari, né atlanti, né testi scolastici, né enciclopedie, né cataloghi d’arte, ma un mix di tutto questo. Non è una casa editrice: è una compagnia con sede a Londra e in Illinois, fondata da un ex-produttore di documentari della BBC e da un programmatore che ha fatto per lungo tempo il divulgatore scientifico. Il loro profilo professionale è particolarmente interessante per comprendere chi è che si sta inventando
la “nuova editoria”, inserendosi in quello spazio che, almeno in Italia, è stato completamente trascurato dagli editori tradizionali. Il primo, Max Whitby, ha competenze televisive, conosce bene il mondo Apple e ha un phD in chimica. Il secondo, Theodore Gray, è un informatico che ha scritto divulgazione scientifica popolare e ha vinto un premio Ig-nobel per le sue bizzarre ricerche sulla Tavola Periodica degli Elementi.
Se si aggiunge che il loro direttore, Stephen Wolfram, è un astrofisico con il pallino per i motori di ricerca computazionali, vi accorgerete che in questa nuova editoria non sono solo prevedibilmente andati in soffitta gli esperti della grammatura della carta, delle lamine e dei rilievi, ma anche gli scrittori, i narratori, gli editor e i correttori di bozze. La nuova figura che si va delineando è quella dell’“editor digitale”, qualcuno dotato di un certo gusto e una buona dose
di eclettismo, capace di inventarsi un equilibrio di testo, immagini, suoni, interazione, tocchi e spostamenti. Con l’obiettivo di “ridefinire il libro, reinventare
il concetto di stampa e trasformare l’atto stesso della lettura”. Le ricette della rivoluzione sono diverse. E l’economista Françoise Benhamou l’aveva ampiamente previsto, quando sosteneva che con il catalogo illimitato degli e-book il concetto di scarsità si sarebbe spostato dall’offerta alla domanda, o, più precisamente, all’attenzione: cosa interesserà il lettore, e, soprattutto, per quanto tempo.
In tal senso l’edizione Touch Press di
La terra desolata,
il poema di Thomas Eliot (10,99 euro) prova a centrare l’obiettivo con un e-book arricchito di contenuti- extra molto bilanciati e poco invasivi. Ha un processo di lettura altamente intuitivo: basta sfiorare un verso per leggerne le note e i commenti critici (solo in Inglese), farlo recitare dalle voci di sei diversi lettori (tra cui lo stesso Eliot!) o per curiosare direttamente sul manoscritto originale, dove sono ben visibili i tagli di Ezra Pound (lui sì che era un editor!). L’Anatomy di Leonardo Da Vinci (euro 13,99) è invece un prodotto più vicino al documentario, ma altrettanto impressionante: 268 disegni ad altissima risoluzione, commentati da Martin Clayton, il responsabile della collezione reale del castello di Windsor. Anche qui, gli extra: modelli 3d del corpo umano con le relative spiegazioni; la scrittura a specchio di Leo-
nardo che si decifra sotto i nostri occhi; una biografia del Genio Italico commentata da brevi filmati a fine pagina. Il tutto impaginato ad arte per lo schermo dell’Ipad. E il Barefoot Atlas, pensato per i bambini, abbandona del tutto le pagine e le vecchie cartine geografiche per far esplorare il mondo partendo dalle bandiere degli stati e dai loro monumenti (l’Italia è una gondola, la torre di Pisa e il Colosseo).
Sono tutti prodotti in cui, per la prima volta, si avverte una cura editoriale particolare, che non ha niente a che fare con i vecchi DVD multimediali o con i semplici e-book. Resta solo quel sottile senso di inadeguatezza che si prova al non avere un libro tra le mani, e, senza quello, l’esatta percezione dei confini della lettura. Per chi è abituato al peso delle pagine e alla loro consistenza, è difficile riuscire a capire quando si siano sfruttate le
potenzialità della App; se si è spremuto il contenuto fino in fondo, e su cosa ci siamo soffermati, come invece testimoniavano i pallini a margine e le sottolineature storte del mio vecchio
Terra desolata,
in edizione BUR. Sfogliando queste edizioni digitoriali si partecipa con sommo gusto a un documentario arricchito, a una versione spettacolarizzata di parole e disegni. Che è poi, più che una rivoluzione, la normale conseguenza della filosofia museale anglosassone: ricercare l’effetto stupefacente
per trasformare qualcosa di oscuro e polveroso in novità e ammaliamento. Si dovrà ora procedere con grande attenzione, e, soprattutto, non cedere alle opposte tentazioni. Da un alto di negare ogni differenza tra scrittori e lettori e, dall’altro, alla smania collezionistica.
A cosa serve, dopotutto, avere un libro pasticciato da una serie di lettori che non sanno scrivere? O una App con sei diverse letture di
La terra desolata?
Se si rivedono gli interventi di Ezra Pound, mentre correggeva i ver-
si di Eliot, si può notare che la sua unica filosofia era cancellare, cancellare e cancellare, per lasciare solo l’essenza di ciò che valeva la pena di essere trasmesso. Chi ha scarsa sensibilità con l’arte di narrare, rischia di ottenere l’effetto contrario. Non sempre l’accumulo di possibilità e di materiale è una ricchezza: molto spesso è solo un perdita di tempo. Scusate se mi sono dilungato, scrisse al proposito Oscar Wilde, ma non avevo tempo.