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 2012  agosto 23 Giovedì calendario

IN BRASILE SOTTO LULA SI RUBAVA A ROTTA DI COLLO

Potrebbe essere definita la Tangentopoli brasiliana. Uno scandalo che ha coinvolto personalità di spicco della presidenza Lula.

I primi verdetti di un processo-fiume stanno cominciando ad arrivare. Il 16 agosto scorso, con l’apertura del voto degli 11 magistrati della corte suprema di Brasilia, quattro politici sono stati riconosciuti colpevoli di corruzione e abuso di potere.

Ma il giudice potrebbe chiedere la condanna per la maggioranza dei 37 accusati.

Aperto il 2 agosto scorso, sette anni dopo i fatti e in un clima assai teso, il processo del cosiddetto «mensalao» (grosso stipendio) vede gli imputati rispondere delle accuse di malversazione, peculato, riciclaggio e associazione a delinquere. Secondo il procuratore generale Roberto Gurgel, «l’autore intellettuale dello schema di corruzione» nonché «capo dell’organizzazione criminale» è l’ex ministro e direttore dell’ufficio del presidente Lula, José Dirceu. Al suo fianco figurano, sempre secondo il procuratore, Delubio Suares, ex tesoriere del Partito dei lavoratori (Partido dos trabalhadores, Pt) e José Genoino, ex presidente del Pt. Insieme, essi avrebbero creato un clima di corruzione al fine di assicurarsi la fedeltà dei deputati della coalizione governativa e negoziato dei prestiti presso le banche Bmg, Banco do Brasil (il più grande istituto pubblico del paese) e Banco Rural. Il denaro sarebbe poi stato riciclato attraverso l’intermediazione di due agenzie di pubblicità che fanno capo all’uomo d’affari Marcos Valerio. Le somme venivano in un secondo tempo versate su conti del Banco Rural prima di essere prelevate da numerosi deputati, per un totale valutato in 55 milioni di real (21,8 milioni di euro). Se per alcuni Lula non era al corrente del «mensalao», per altri non soltanto il presidente sapeva, ma ha diretto l’insieme degli eventi.