Italia Oggi 22/8/2012, 22 agosto 2012
PRIMA LE DONNE E I BAMBINI È SOLO UNA FANDONIA
Dimenticate il Titanic. Il suo capitano affondato insieme alla nave, i marinai che aiutavano donne e bambini a salire sulle scialuppe di salvataggio sotto gli occhi degli uomini pronti ad affrontare coraggiosamente la morte. Il naufragio più famoso di tutti i tempi ha dato origine a un immaginario di comportamento cavalleresco in mare che è ben lungi dalla realtà.
Almeno stando ai risultati di uno studio pubblicato sulla serissima rivista americana Proceedings of the National Academy of Sciences. I ricercatori svedesi autori di questo studio hanno analizzato i dati di 18 naufragi avvenuti fra il 1852 e il 2011 e che hanno coinvolto circa 15 mila fra passeggeri e membri dell’equipaggio di oltre 30 nazionalità.
«Quello che è successo sul Titanic», spiega Mikael Elinder, uno dei due autori dello studio, «ha generato false idee sul comportamento umano nel corso di disastri». Infatti durante la maggior parte dei naufragi esaminati le uniche regole sociali messe in opera sono state il si-salvi-chi-può e l’ognun per sé. Fisicamente svantaggiate nella ressa e nella lotta per la salvezza sui ponti inondati e invasi dai rottami , le donne hanno un tasso di sopravvivenza ai naufragi due volte più basso (18% contro 35%) rispetto agli uomini. E ben pochi signori sembrano essersi attardati per dar loro man forte. Per non parlare dei bambini, che sono le prime vittime di questa mancanza di altruismo: solo il 15% di essi sopravvive.
Se il tasso di sopravvivenza delle donne migliora leggermente dopo la prima guerra mondiale ciò si deve unicamente a un abbigliamento meno ingombrante e alla più frequente attitudine al nuoto.
Altro mito da sfatare, quello del capitano che affonda insieme alla sua nave. Secondo lo studio, oltre il 60% dei marinai e il 45% dei comandanti ha potuto salvare la propria vita. «Una percentuale significativamente superiore a quella dei passeggeri», osservano i ricercatori.
Del resto, Schettino docet.