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 2012  agosto 22 Mercoledì calendario

LA CRISI? COLPA DEGLI AMERICANI

«La Germania non è così forte come tutti pensano». Anzi: «con l’Euro la sua crescita è stata minimale». Ma la soluzione, per Berlino e per l’Europa tutta, non è certo dare alla Bce i muscoli della Fed. Perché «i banchieri centrali americani sono corresponsabili della crisi mondiale».

Non solo: «per curarla, stanno creando ancora più moneta. E alla fine, ci sarà un’inflazione enorme». Di più: «spaventosa».

Tobias Bayer, corrispondente in Italia per il Financial Times Deutschland, racconta a ItaliaOggi un altro modo di leggere la congiuntura economica e, in essa, il rapporto tra Berlino e Roma. Nelle sue parole riecheggia l’incubo dell’iperinflazione di Weimar, che in Germania spalancò le porte al Nazismo. Bayer non fa sconti, al guanto risponde col fioretto e al fioretto con la spada. Ma, alle battute al vetriolo alterna confessioni d’amore per una nazione, l’Italia, che definisce «il paese del sogno», la cui politica è «incomprensibile», ma le cui banche «sono più solide di quelle tedesche».

Domanda. Goethe definiva l’Italia «il paese in cui crescono i limoni». In questa immagine si specchiava la visione romantica, tutta impeto e assalto, amore e rabbia, desiderio e struggimento, per un paese incompiuto e imperfetto.

Ricco di talento e contraddizioni. I tedeschi ci vedono ancora così?

Risposta. Voi italiani, avete bisogno di essere coccolati da noi tedeschi? Volentieri! In Germania diciamo che abbiamo tutti bisogno delle nostre «Streicheleinheiten», delle nostre coccole_

L’Italia era, è e rimarrà il paese del sogno per noi. Per le vacanze, sono andato per la prima volta nelle Marche. È stato meraviglioso. Aggiungo, che anche la nostra Cancelliera è venuta in Italia. Dal tempo di Goethe, l’Italia non ha perso il suo fascino. Non temete.

D. Ma la Germania come giudica Mario Monti. E come valuta la sua politica?

R. Per uno straniero, la politica italiana non si capisce. Sono il corrispondente del Financial Times Deutschland in Italia. Ammetto che non ho capito nulla della riforma elettorale. A che punto siamo con questo progetto? Monti invece è molto apprezzato dalla Germania. Ha fatto tanto. Purtroppo, è stato frenato un po’, recentemente.

D. E i tedeschi come leggono l’economia italiana?

R. Un tedesco cinico risponderebbe così: 120 e zero, un debito pubblico pari al 120 per cento del Pil e una crescita pari a zero. Un tedesco meno cinico, come me, risponde così: in Italia, si trovano tanti imprenditori in gamba, la base industriale è forte. Anche le banche sono solide, più solide delle banche tedesche. Purtroppo, una pubblica amministrazione opaca, una giustizia lenta e un’evasione fiscale rampante impediscono il rilancio dell’economia italiana. Dovete sfruttare le vostre competenze, il potenziale c’è.

D. Temono il ritorno di Berlusconi?

R. Personalmente io temo il ritorno di Berlusconi. Cosa dovrei scrivere su di lui? Da 20 anni, tutti i giornalisti non fanno altro che analizzare il fenomeno Berlusconi. Aiuto.

D. Il rigore della Cancelliera tedesca, in Italia e in molti paesi europei, fa pensare a vecchi sogni espansionistici. Il Giornale ha titolato qualche giorno fa «Quarto Reich». Un paragone, quello tra Frau Merkel e Hitler, rimbalzato sui media tedeschi.

R. Non capisco questa affermazione. Perché il rigore fa pensare a vecchi sogni espansionistici dei tedeschi? La Germania non ha nessun interesse che la bandiera tedesca sventoli sul Colosseo e a Roma. «Merkel ante portas?» Falso allarme.

D. Alcuni osservatori in Germania considerano un simile paragone una sovrastima del potere della Germania. E dicono che una simile sovrastima rischia di fornire un alibi alle classi dirigenti dei paesi sotto attacco spread per non affrontare i tagli di spesa pubblica.

R. La Germania non è così forte come tutti pensano. Il nostro debito è alto, la crescita è stata minimale dopo l’introduzione dell’Euro. Se la Germania garantisse il debito comune, rischierebbe la sua bontà. La Merkel lo sa. Il suo messaggio agli altri paesi è molto più semplice: «Tutti devono fare i loro compiti.»

D. Resta il fatto che la Bundesbank blocca il fondo salva stati e impedisce alla Bce di fare da vera Banca centrale. Niente Eurobond, niente salva spread. Così facendo, la Fed ha gioco facile a rendere più competitive le merci Usa. E la Germania rischia di uccidere i suoi mercati di sbocco.

R. Dobbiamo essere precisi. La Bundesbank pensa che acquistare titoli di stato sia molto vicino ai finanziamenti statali, proibiti dai Trattati. Però, la Germania non impedisce alla Bce di agire nel mercato secondario, ma solo dopo che è stata inoltrata una richiesta ai fondi salva stati. Ci vuole prudenza. Secondo me, la Fed non è un modello per l’Europa. I banchieri centrali americani sono corresponsabili della crisi mondiale. Hanno creato troppa moneta e consentito che si formasse troppo credito. Per curare la crisi, stanno creando ancora più moneta. Alla fine, ci sarà un’inflazione enorme. È spaventoso.

D. Il nodo è il declino. Il Vecchio continente perde competitività. E gettito. Anche la Germania non resta indenne. A Bochum, per drenare risorse hanno persino piazzato dei distributori di permessi per tassare l’occupazione di suolo pubblico fatta dalle prostitute.

R. Davvero? C’è prostituzione in Germania? Sono stupefatto. Venendo da Stoccarda, pensavo che la prostituzione non esistesse.

D. La questione rilancio dell’economia/declino riguarda il futuro del Belpaese. Che è la seconda economia manifatturiera del continente. Un noto nazista, Rudolf Hess, intervistato da Guglielmo Zucconi per la Domenica del Corriere che gli chiese quale sarebbe stato il futuro dell’Italia, nel caso Hitler avesse vinto, in italiano rispose: «Ne avremmo fatto un paese di musici e camerieri, ja». Un futuro nel turismo, insomma, per accogliere i produttori/padroni teutonici. Aveva torto?

R. Un paese di musici e camerieri? E chi comprerebbe le nostre Porsche, le Mercedes e le Audi? Rudolf Hess cadde con il suo aereo. Anche le sue idee economiche non volano.