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 2012  agosto 22 Mercoledì calendario

Il guru sponsor del Prof accusato dalla Procura di taroccare i mercati - Un cortocircuito perfetto

Il guru sponsor del Prof accusato dalla Procura di taroccare i mercati - Un cortocircuito perfetto. Fi­tch, una delle tre grandi agenzie di rating , elogia Monti e la sua azio­ne nelle stesse ore in cui si chiude l’indagine della procura di Trani che accusa proprio Fitch di aver manipolato i mercati. Una situa­zione a dir poco imbarazzante che raddoppia se si considera che in si­multanea anche Moody’s spende a parole di elogio per l’azione del­l’esecutivo e lo fa nel momento in cui pure su Moody’s pende la spa­da di Damocle dell’indagine di Trani. Due sortite sorprendenti nello spazio di poche ore. Due pareri che, naturalmente, speriamo sia­no azzeccati perché cospargono di ottimismo il nostro incerto futu­ro. David Riley, managing di­rector di Fitch, viene intervistato da Bloomberg sulla crisi dell’euro­zona. E dopo aver messo in fila cri­tiche e preoccupazioni osserva: «Il governo Monti ha guadagnato molta credibilità politica per le mi­sure che ha preso». Monti è dun­que una garanzia. «La questione chiave che l’Italia sta attraversan­do in questo momento dal punto di vista degli investitori- prosegue Riley - è il rischio politico». Per­ché, è la tesi di Riley, non si sa chi guiderà il Paese alla prova elettora­le del 2013. Si vedrà, ma intanto l’analista di Fitch invita Monti a premere sull’acceleratore delle ri­forme: «La sfida adesso è quella di approfittare delle opportunità che vengono dall’allentamento delle tensioni di mercato. Il gover­no Monti deve fare progressi il più velocemente possibile e spingere non tanto sull’austerità,sulla qua­le è stato fatto abbastanza, ma sul­le riforme, sulle quali si deciderà chi sarà il futuro leader del Paese, probabilmente ad aprile dell’an­no prossimo». Se non è uno spot in piena rego­la, poco ci manca. Le agenzie di ra­ting , tradizionalmente molto seve­re, dopo aver addentato l’Italia co­me una preda e averla degradata, scoprono ora che l’ottimismo sbandierato da Monti negli ultimi discorsi con tanto di luce in fondo al tunnel, ha un fondamento. An­che se molti italiani si domanda­no su quale base poggi questo en­tusiasmo di mezzo agosto. Strano. Perché pure Moody’s si lancia in un peana nei confronti dell’Italia. E capovolge a sorpresa la lettura dei numeri del Paese che tutti, ma proprio tutti gli esperti di economia, avevano interpretato in modo negativo, con un trend sempre più cupo. Non è così. Pure per Moody’s la luce in fondo al tun­nel è vicina. Forse già nel 2013, quando l’Italia potrebbe vedere tornare la dinamica del Pil a livelli pre-crisi. Sorprendente. E ancora più inatteso è l’accostamento, a dir poco coraggioso, fra l’Italia di oggi e la Svezia degli anni Novan­ta. Anzi, il confronto si estende ad altre due economie traballanti del­l’eurozona, Spagna e Portogallo: «La contrazione dell’economia di Spagna, Portogallo e Italia sembra relativamente meno profonda e avvicinarsi più a quella vissuta dal­la Svezia» in quel periodo. Certo, l’opera di risanamento è più o me­no a metà strada ma la crisi potreb­be non essere così grave come ci siamo detti in questi mesi di flagel­lazione collettiva e allora già nel 2013 potremmo respirare. Un di­scorso che manda al macero anali­si su analisi, se non altro perché in un colpo solo tinge di azzurro il cie­lo di Italia, Portogallo e soprattut­to Spagna, la grande malata di que­ste settimane, in bilico fra orgoglio e voglia di tuffarsi fra le braccia del­la Bce per scongiurare il default . Ora si scopre che abbiamo manca­to di autostima, ma, insomma, sia­mo a buon punto. Però, aggiunge Moody’s con un ragionamento che in parte contraddice quanto appena affermato, potrebbe an­che non essere così, perché se inve­ce prendiamo come riferimento il caso finlandese, dove il crollo fu più forte, allora la luce potrebbe ar­rivare solo nel 2016. Ben tre anni dopo. È difficile, come si vede, orien­tarsi in questo labirinto. Però va anche detto che le agenzie sono le stesse nel mirino della procura di Trani che ormai ha chiuso le inda­gini sulle tre sorelle del rating . Ri­ley, e con lui un altro analista di punta, avrebbe manipolato i mer­cati azionari falsando i giudizi - lo stesso capo d’imputazione che ri­guarda Standard’s & Poor’s e Moo­dy ’s - con l’aggravante, per Fitch, di essere l’agenzia di riferimento del Tesoro italiano. David Riley e Alessandro Settepanni, senior di­rector di Ficht Rating, in più occa­sioni il 10, il 17 e il 18 gennaio 2012 avevano annunciato per la fine di quel mese il declassamento del­l’Italia di due gradini, «un’allar­mante sequenza di indebiti» pre­avvisi che, secondo il pm Michele Ruggiero, non solo avevano turba­to «sensibimente» i mercati finan­ziari ma ne avevano «amplificato significativamente la volatilità». Ora gli investigatori pugliesi po­trebbero incontrare i tecnici del Dipartimento di giustizia america­no che lavorano sugli stessi temi.