Simone Paliaga, Libero 21/8/2012, 21 agosto 2012
«LE COPPIE FELICI NON ESISTONO» IL FILOSOFO CHE FA A PEZZI L’EROS
«Le specie animali in difficoltà e le coppie male assortite si riproducono in gran fretta. Così la specie degli sposi felici tende a estinguersi». E ancora: «Gli amanti felici si riproducono con parsimonia. È l’abitudine maritata alla noia quella che ha prole più numerosa ». Sembrano sentenze tratte dalle massime di qualche grande moralista dei secoli passati. Ma non si tratta di La Rochefoucauld né di Vauvenargues e neppure di Chamfort. No! Queste parole escono dalla penna di Robert Poulet e dal suo Contro l’amore (Castelvecchi, pp. 126, euro 9). Ma non sono il frutto di uno scrittore in erba. Le partorisce nella seconda parte della sua vita, o meglio nella sua seconda vita, quella che prende a scorrere dopo il 1945, durante il suo esilio parigino. Ma cosa costringe uno scrittore belga a vivere lontano dalla sua terra senza farvi più ritorno? Nato a Liegi nel 1893 da una famiglia della borghesia cattolica, Robert Poulet non si perderà nulla lungo la sua vita: dagli studi di ingegneria e dalla passione per Wagner passa al fronte delle Fiandre dove conquista i galloni di ufficiale; al rientro si tuffa nella vita bohèmienne della Ville Lumière fino ad appassionarsi al cinema muto diventando attore e sceneggiatore e partecipando alla realizzazione del Napoléon di Abel Gance. Ma neppure gli ambienti letterari gli sono indifferenti quando vi irrompe, nel 1931, con il suo primo romanzo, Handji.
Ma gli anni si surriscaldano rapidamente e la guerra sta per travolgere fragorosamente il Vecchio continente. Tra i primi a farne le spese sarà il Belgio neutrale, invaso dalla Wehrmacht per aggirare le difese francesi e puntare direttamente su Parigi. Poulet, come molti altri, pensa di saggiare la forza delle proprie idee nel mortaio dell’azione. Da letterato entusiasta si converte improvvisamente in consigliere del principe, ma senza fortuna. Accecato da un travolgente complesso di superiorità, come numerosi geni (e Poulet fu un genio... anche se letterario), pensa di essere in grado di teorizzare un ordine nuovo. Ma soprattutto prova ad approfittare della situazione per metterlo in atto. Dà così lezioni a sinistra e ancora di più a destra, spezzando una lancia in favore della neutralità belga. E questo non suscita certo le simpatie dell’occupante ma neppure dei resistenti. La contingenza però richiede altre scelte. Opta allora per una collaborazione condizionata, strategia che funziona fino al 1943, quando Léon Degrelle proclama la germanicità dei Valloni ponendo così fine alle sue illusioni. Legato a una sorta di patriottismo collaborazionista, Poulet si crede ingenuamente l’uomo scelto dal re Leopoldo III per avviare una politica attiva dinanzi a Hitler. Ma gli effetti non sono quelli sperati. Il letterato che si era creduto uomo di potere scopre così le dure leggi della Realpolitik. Alla fine della guerra sarà condannato a morte per alto tradimento. Nel 1951, per l’intervento di amici prossimi al sovrano, sarà salvato dal plotone d’esecuzione. A 57 anni comincerà la sua seconda vita, dedicandosi alla scrittura e pubblicando senza tregua.
In Italia di lui si conosce davvero poco. Negli anni Settanta lo lancerà l’editore Volpe mandando alle stampe i suoi pamphlet, Contro i giovani, Contro l’automobile, Contro la plebe, dimenticandosi però di tradurre Contro la borghesia. La sua fortuna però non oltrepasserà i confini di quel mondo. Ora giunge questo Contro l’amore che non ha perso la sua freschezza.
I bersagli sono proprio gli amoretti incoraggiati dalla contestazione, il gusto per la passione fugace senza la grandezza del libertinaggio, l’infantilismo delle relazioni e l’eccesso di sentimentalismo. Ma Poulet non è un reazionario, semplicemente detesta questo mondo, consapevole che «un matrimonio è riuscito quando ognuno dei coniugi si rivela sensibile alla prima qualità dell’altro: la presenza». In fondo non resta altro, visto che per lui quando qualcuno confessa « “Oh, quanto ti amo !” bisogna tradurre: “Quale voluttà mi procuro evocando un certo fantasma al quale tu hai prestato due o tre dei tuoi lineamenti”». Ormai i legami tra i due sessi sono condizionati da pigrizia e scarsa vitalità. D’altronde «perché mai - si chiede Poulet - la maggior parte degli uomini preferisce il piacere alla felicità? Perché questa implica una perfetta padronanza di sé, e nulla spaventa i nostri simili più dell’esser costretti a riconoscere la propria nullità».