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 2012  agosto 21 Martedì calendario

Ecco l’aereo che vola con l’olio da cucina - «Benvenuti sul volo Boeing 747-8 Freighter. La leggera puzza di olio fritto che sentite a bordo non deve allarmarvi

Ecco l’aereo che vola con l’olio da cucina - «Benvenuti sul volo Boeing 747-8 Freighter. La leggera puzza di olio fritto che sentite a bordo non deve allarmarvi. Il comandan­te dice che è tutto sotto control­lo... ». L’hostess dell’aereo che nel giugno dello scorso anno attraver­sò l’oceano Atlantico alimentato parzialmente da biofuel, non ha mai fatto questo annuncio. Idem per la sua collega del Boeing 787 Dreamliner partito nei giorni scor­si da Everett, Washington, e atter­rato all’aeroporto Haneda di To­kio. Fatto sta che i nuovi Boeing possono contare su particolari mo­tori che, oltre al normale carburan­te, tollerano una miscela formata da una quantità top secret di olio da cucina (ovviamente... inodo­re). Risultato: 30% di emissioni ri­sparmiate (di cui il 10% grazie al biofuel e il 20% grazie ai nuovi pro­pulsori in fibra di carbonio). Intan­to due colossi del settore aeronau­tico come Commercial Aircraft Corporation of China (Comac) e Boeing hanno aperto il Technolo­gy Center ( con sede a Pechino) per analizzare le possibilità di raffina­re lo scarto dell’olio da cucina, co­nosciuto in Cina come gutter oil , in biocarburante per l’aviazione. Ro­ba che neppure Beppe Grillo, con la sua menata sull’olio di colza,po­teva mai immaginare. «La riduzio­ne delle emissioni e il risparmio energetico sono diventati oggi il centro di attenzione dell’indu­stria aeronautico a livello globale. La nostra ricerca avrà profonde conseguenze in tutto il mondo», assicurano i cervelloni del labora­torio cinese. Sperando che i voli siano però un po’ più velo­ci di quello ef­fettuato, il me­se scorso, dal primo aereo in­ter­amente a tra­zione solare: giorni di viag­gio per macina­re qualche migliaia di chilometri. Torna così d’attualità il sogno (fi­nora irrealizzato) del carburante «ecologico ed economico». Per gli aerei, certo; ma pure per le nostre povere automobili, sempre più schiave dei furbetti della colonni­na. Non solo, petrolio quindi. An­zi, petrolio al bando. Con tutta una serie di bio-succedanei che, fi­nora, hanno promesso tanto e mantenuto poco. Per chi a tal pro­posito volesse chiarirsi (o meglio, confondersi) le idee, suggeriamo la lettura del libro «Urban Green» del «design verde», Neil Cham­bers. Chambers sostiene che «il miglior rendimento energetico de­rivante dai combustibili fossili» rappresenta ormai un «concetto superato». L’alternativa? «L’idro­geno » che, secondo il Chambers­pensiero, «ha il pregio di non pro­durre emissioni inquinanti come accade con il petrolio e i suoi deri­vati »; tanto che diversi costruttori automobilistici starebbero speri­mentando «l’utilizzo di una foglia artificiale, in grado di produrre idrogeno usando l’energia sola­re ».E che dire poi delle fonti di «energia alternativa» come « sega­tura, scarti alimentari e perfino fe­ci umane: elementi che potrebbe­ro e­ssere convertiti semplicemen­te in gas, più o meno come accadu­to con l’ultimo prototipo di Toilet Bike ( una moto in grado di ricava­re biogas dagli escrementi) ». Il vir­golettato è sempre di Chambers che, a un certo punto, si lascia sfug­gire: «L’energia nucleare derivata dal plutonio e dal torio rappresen­ta una valida alternativa, ma l’aspetto dei rifiuti radioattivi ren­de­assai sconsigliabile questa solu­zione... ». Peccato che poi Cham­bers glissi sul «problema dell’enor­me quantità di materie prime ne­cessarie a produrre energia suffi­ciente » da quelle stesse materie prime che lui beatifica come «rivo­luzionarie fonti energetiche del fu­turo ». E così si torna al vecchio, ca­ro (anzi, carissimo) petrolio. Che, in molti, descrivono come una ri­sorsa ormai agli sgoccioli. Un allar­me che ripetuto puntualmente. Ma, altrettanto puntualmente, smentito dai fatti.