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 2012  agosto 22 Mercoledì calendario

LO STADIO, ROBA D’ALTRI TEMPI COSÌ LE TV HANNO PRESO TUTTO

Lo stadio, gli stadi, come una nebulosa lontana, forse esistono, forse no e comunque non è decisivo. Come dicono gli esperti che ne sanno, il paese calcistico ormai assomma una notevole quantità di giovanissimi tifosi che probabilmente allo stadio non ci sono mai andati. E che però hanno visto tutte, ma proprio tutte, le partite della propria squadra del cuore. Ovvero le hanno viste in tv, ovvero in qualche modo, tra Sky, Mediaset Premium, le proposte dall’estero e perfino i pirataggi sempre in voga su internet, il calcio è entrato nella loro immaginazione nella forma più estesa, quella tv: quella che ti fa dire, se per caso poi in uno stadio ci capiti davvero, che non c’è gusto perché non puoi vedere il replay. Esagerato? Andatelo a dire a Cellino e al Cagliari di stanza a Trieste, dicasi Trieste: potrebbe anche essere Dusseldorf chi se ne importa, tanto il costo dello show lo pagano le televisioni.
Non si vede il minimo segnale che contrasti la tendenza (l’eccezione dello Stadium di Torino è appunto tale). E le tv ci banchettano sopra alla grande anche quest’anno, seppur con i legittimi timori che la crisi complessiva provoca a tutti. Sky, per dire, dopo aver fatto godere di gioia fisica i fanatici degli sport vari con il mosaico alle Olimpiadi, vara il mosaico vero e proprio anche per la
serie A (o meglio, si tende a far notare molto di più la sua esistenza). Significa che con uno schermo piuttosto grande, verso i 50 pollici, si può andare davvero verso una visione soddisfacente di più partite in contemporanea. Mediaset Premium tiene per sé il blocco storico di squadre – tutte quelle più importanti – e cerca con qualche affanno di puntare ancora sui costi inferiori dei propri pacchetti o partite singole. Da quest’anno c’è anche una sorta di intesa tra i due concorrenti che si sono scambiati il calcio europeo di Champions ed Europa League da bravi non-competitors, tanto i
giochi sono più o meno fatti e la situazione è quella: bisogna invece puntare subito il mirino su quanto e come il quasi derelitto massimo torneo italiano (preda anche delle ultime convulsioni in aule giudiziarie) possa portare alla famosa disaffezione sempre annunciata e mai conclamata. Anche perché appena il caldo atroce se ne andrà e sarà bello accoccolarsi in poltrona al calduccio, si scoprirà che meglio del calcio, in tv, continua a non esserci pressoché nulla. E se anche si dovesse scoprire che lo stadio dove si sta giocando è a Malindi in Kenya, beh, pazienza, il peggio del peggio
del calcio che ci rallegra da sempre può andare tranquillamente in scena a Pechino: l’importante è precipitarsi poi tutti su Twitter a insultarsi o fare i bulli, magari intellettuali, per i propri colori.
E l’altro calcio, quello non giocato? Pochissime le novità, sparisce una testata storica come Controcampo già relegata a notte fonda, il resto più o meno è come prima. Con l’esclusiva Rai delle “prime immagini in chiaro”, finché questa stanca eppur dignitosa definizione avrà ancora un minimo senso.