Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  agosto 21 Martedì calendario

LA TRISTE FINE DI STING DA “RUSSIANS” AI RUBLI

Chissà se, nella dépendance del Centro Anziani Extra-lusso in Costa Smeralda, Sting ha cantato anche “Russians”. Gordon Matthew Thomas Sumner, 61 anni. “Pungiglione” prima dei Police e poi di se stesso. Era 27 anni fa. “In Europa e in America, c’è un crescendo d’isteria/ Condizionato in risposta alle minacce/ Dei retorici discorsi dei Sovietici/ Il sig. Krushchev ha detto vogliamo seppellirti/ Io non sottoscrivo questo punto di vista”. Finale tra l’enfatico e il retorico, in stile Rocky IV (che usciva quello stesso anno, 1985): “Condividiamo la stessa biologia/ A dispetto dell’ideologia/ La cosa che può salvare noi, me e te/ È che anche i Russi amino i loro bambini”. Adesso è noto che, oltre a biologia e ideologia, Sting condivida con certi russians anche il portafogli. Da una parte solidarizza tramite Amnesty International con le Pussy Riots, dall’altra accetta il denaro di chi quei ribelli li spedisce in galera. Forse sperava di non essere scoperto. Di sicuro ha cantato per festeggiare gli 80 anni della sorella di Putin. Ospite del magnate di Gazprom Alisher Usmanov. Prelevato con l’aereo personale. Costo della festa, blindatissima: un milione e mezzo di euro. Cachet per Sting: 500mila euro.
SECONDO L’Unione Sarda, che ha dato cifre e notizia, tra gli ospiti figurava Silvio Berlusconi. Età media 70 anni, difficile immaginare scene di giubilo per “Message in a Bottle”. Da paladino dei deboli a Mariano Apicella magro, espressione massima della star “impegnata” che di fronte ai soldi non si pone scrupoli morali: il web non poteva non insorgere. “Tutti idealisti fino a quando non conviene”, “Dalle giuste cause alle ospitate per super-ricchi”, “Una volta era una rockstar. Ora, il cantante di piano bar più pagato al mondo”, “#Sting in Sardegna al compleanno della sorella di #Putin. Spettatore il nostro B. Putunia non olet”. Deluso anche Francesco Baccini, che sulla bacheca Facebook ha scritto: “Sting fa appello in favore delle Pussy Riots poi va a suonare al compleanno della sorella di un faccendiere di Putin per mezzo milione di euro...... evviva la musica...ahahahaahah”.
Forse al Pungiglione non bastavano i 32 castelli che ha, parafrasando Fo e Jannacci. O forse doveva ristrutturare la villa Il Palagio a Figline Valdarno. La polemica sulla sua incoerenza politica non è comunque inedita . Nell’ottobre scorso ha suonato al Festival di Tashkent, Uzbekistan, organizzato dalla figlia del dittatore Islam Karimov: quell’evento, a cui parteciparono anche Morricone e Ramazzotti, sarebbe stato strumento di consenso a uno dei regimi più efferati del mondo.
Lo slittamento da rockstar a stornellatore della Putin Family è però un contrappasso peggiore. I tanti cantautori di sinistra, che per soldi si esibivano alle feste della fu Alleanza Nazionale, in confronto paiono mostri di virtù. Qualcosa di simile capitò a Cala di Volpe, ancora Costa Smeralda, nel 2007.
PROTAGONISTA Zucchero. C’era già stato l’anno precedente. Festa da ricchi, cachet milionario, pubblico caciarone. Il cantante inveì su una signora russa (sempre loro) che mandava “gli sms al suo amorino”. Daniela Santanchè, presente alla festa, si piccò assai. Fu una cascata alcolica di “baraccone, troione, bagascione, catamarano, lavandino”. Poi, come nulla fosse, Zucchero riprese a suonare. Scena esilarante, a suo modo. Lo Sting putiniano, invece, mette solo malinconia. Come ha scritto qualcuno in Rete, lo preferivamo quando millantava di copulare per ore grazie al sesso tantrico. Una bugia. Pure quella.
autorità britanniche a estradarlo in Svezia. Posizione ammorbidita, ma non modificata.
L’ECUADOR gioca le sue carte internazionali. Si è tenuto nella città di Guayaquil un breve vertice dei ministri degli esteri dell’Unione delle nazioni sudamericane (Unasur). La dichiarazione finale ha espresso condanna nei confronti della minaccia britannica di invadere la sede diplomatica ecuadoriana a Londra per catturare Assange, ribadito il diritto ad offrire asilo, senza tuttavia appoggiare la decisione di Quito. Un trionfo di diplomatichese. Venerdì, sempre a Guayaquil, sarà invece il momento del summit di tutti gli stati americani: l’Ecuador e gli Usa si troveranno faccia a faccia, ma è difficile pensare che l’appuntamento possa essere davvero risolutivo.
Ad aggiungere pepe alla vicenda arrivano, come se non bastasse, le dichiarazioni di George Galloway, ex laburista noto per le sue posizioni radicali. Assange è accusato di nient’altro che “cattive maniere sessuali”, non certo di stupro o molestia dice riferendosi alle accuse piovute da Stoccolma sul fondatore di Wikileaks. Commenti giudicati “offensivi e preoccupanti” dagli attivisti delle associazioni anti-stupro.