Davide Jaccod, la Stampa 21/8/2012, 21 agosto 2012
IL MISTERO GLORIOSO DI UN’ITALIA CHE TIRA
Una merenda con la medaglia d’oro al collo. È così che il club di scherma di Jesi celebra i suoi atleti di ritorno dalle Olimpiadi: Elisa Di Francisca, Valentina Vezzali e l’allenatore Stefano Cerioni sono accolti a casa con una semplicità che affascina.
Le vittorie qui non sono una novità, ma non per questo perdono sapore: il sito Internet del club Jesi lo scrive con orgoglio: «Oro olimpico dal 1984». Nelle ultime otto edizioni dei Giochi gli allievi non sono mai scesi dal gradino più alto del podio. Qual è il segreto? «Ce ne sono due - spiega Alberto Proietti Mosca, presidente del club - ma non sono segreti. Il primo è avere avuto un maestro all’altezza di Ezio Triccoli, il fondatore. Il secondo è una continuità di gestione che ci ha permesso di programmare e di tenere qui i nostri campioni, o di farli tornare».
Triccoli, il Maestro con la maiuscola, impara a tirare di scherma da un inglese che è prigioniero di guerra insieme a lui in Sudafrica. Torna a Jesi nel 1947 e inizia a insegnare, fondando la scuola destinata a diventare un ricettacolo di medagliati. Le sue tecniche sono «eretiche», gli costano critiche che piovono anzitutto su Stefano Cerioni, suo erede designato. Ma poi arrivano le vittorie, anche olimpiche: Cerioni, poi Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, Elisa Di Francisca. Abbastanza da entrare nel mito, ma non da trasformare un territorio e i suoi abitanti.
Arrivando da fuori ci si aspetta di vedere a Jesi pedane pronte alla tenzone in ogni giardinetto e gente che gira per strada con il fioretto infilato nella cintura. Vedere una tale concentrazione di campioni fa immaginare una selezione durissima, fatta di grandi numeri e code chilometriche davanti alla palestra. Invece gli atleti sono un’ottantina in tutto, e gli «eroi di Londra» vengono abbracciati da una città che li ama, ma che non sale in pedana con tanta più frequenza di altri luoghi. «Qui - continua Proietti Mosca - ci sono tante eccellenze sportive, ma non è che tutti scelgano la scherma. Quello che siamo riusciti a fare, piuttosto, è cancellare l’idea che questo fosse uno sport d’élite».
Nove allievi su dieci vengono dal territorio circostante: il circolo compra le attrezzature, le noleggia ai bambini, abbatte i prezzi. E la meraviglia si crea negli spazi che vedono esordienti ed eroi combattere insieme. «Valentina ed Elisa si allenano con gli altri, tutti tirano con tutti. L’unica differenza è che la mattina fanno lezione con il proprio maestro, ma siamo molto democratici. Perché, come diciamo noi, la società crea i campioni e i campioni creano la società».