Valentina Arcovio, la Stampa 21/8/2012, 21 agosto 2012
IN SARDEGNA A CACCIA DELL’ELISIR DI LUNGA VITA
Antonio Todde di Tiana (Sardegna) morì nel 2002 alla bellezza di 112 anni e 346 giorni. All’epoca era l’uomo più vecchio del mondo. E che dire del sardo Giovanni Deiana, nato nel 1718 e morto nel 1842 all’età di 124 anni? Chi ha la fortuna di leggere la sua storia non pensa di certo che l’ultracentenario sardo abbia avuto lunghissima vita noiosa.
Basta pensare che all’età di 110 anni si è risposato per la seconda volta con una giovanissima 67enne, a dispetto delle critiche dei familiari. I suoi anziani figli non erano d’accordo che il padre si rifacesse una vita dopo la morte della loro mamma. Ma Giovanni ha fatto di testa sua, decidendo di seguire il cuore.
In Sardegna non solo sembra che si viva di più, ma che si viva alla grande fino alla fine. Prova ne sono le innumerevoli storie raccolte spulciando minuziosamente ogni archivio dell’anagrafe dei comuni, nonché quelli delle più piccole parrocchie. A coordinare questo lavoro certosino è Luca Deiana, docente di Biochimica clinica e Biologia molecolare clinica all’Università degli studi di Sassari. Molti lo hanno soprannominato con il simpatico nomignolo di «cacciatore dei centenari», perché ha deciso di dedicare la sua carriera allo studio della Sardegna e dei suoi longevi abitanti.
Dal 1996 a oggi ha analizzato la longevità di 377 paesi dell’isola, raccogliendo tutte le informazioni possibili sui 2.500 centenari certificati. Il suo progetto si chiama AKeA, che sta per «a kent’annos» (in italiano «a cent’anni»), e ci lavora un gruppo ben assortito di biologi e demografi. Lo scopo è comune: «Insieme stiamo cercando di capire perché la Sardegna è l’isola dei centenari».
Gli studiosi hanno stimato che nella regione vivono 22 centenari ogni 100 mila abitanti, e che i numeri non fanno pendere l’ago della bilancia né dalla parte degli uomini né da quella delle donne. Tra le scartoffie di AKeA ci sono cartelle cliniche, certificati di matrimonio, questionari su stili di vita di migliaia di persone. «In pratica sappiamo vita, morte e miracoli di tutti i centenari sardi» sottolinea Deiana, che ci assicura di avere per le mani diversi altri dati da Guinness.
Il lavoro non si ferma alla ricerca e all’archiviazione di atti di nascita e morte. «Stiamo studiando - racconta tutti i fattori che potrebbero contribuire alla longevità: genetica, genomica, proteomica, ambiente, stili di vita, alimentazione e addirittura tradizioni e sistema familiare. E qualcosa abbiamo scoperto». Ma Deiana non si sbilancia più di tanto. «L’unica cosa che posso dire - spiega - è che il segreto dei centenari sardi non si cela dietro un solo fattore. Da un parte c’è la genetica, una longevità ereditata e testimoniata dal fatto che i cognomi dei centenari ricorrono spesso. Poi c’è la bontà della terra e dei suoi frutti, come le pere e le susine, che contengono picchi di sostanze che possono contribuire alla longevità».
Non ultimi ci sono l’equilibrio ambientale e la cultura. «Stiamo eseguendo una serie di confronti fra i campi magnetici di diverse aree della regione. Riteniamo poi - continua - che la cultura, non intesa come istruzione ma come tradizioni familiari, abbia contribuito a far vivere di più i nostri centenari».
La caccia ha oltrepassato i confini nazionali. «La nostra isola è da diversi anni oggetto di studio di diversi gruppi di ricerca internazionali: molti sono convinti che proprio in Sardegna si nasconda l’elisir di lunga vita».