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 2012  agosto 21 Martedì calendario

IL FALLIMENTO ARRIVA DALL’AMERICA IL BELIZE VICINO AL DEFAULT

La Grecia fa scuola, nel peggiore dei modi possibile. E mentre tutti aspettano di vedere se Atene riuscirà a restare nell’euro o dichiarerà il fallimento, il Belize annuncia che smette di pagare gli interessi sui propri titoli. Se poi non troverà un accordo con i creditori per la ristrutturazione del debito entro il 19 settembre, andrà in default.

Il Belize è uno dei paesi centramericani più ricchi, ma la sua economia è stata colpita da due fattori: primo, la diminuzione dei ricavi dovuta al rallentamento del turismo, frenato dalla crisi globale; secondo, il costo di due grandi nazionalizzazioni, cioè quella della compagnia locale delle telecomunicazioni compiuta nel 2009, e quella dell’energia elettrica conclusa l’anno scorso. A tutto questo si sono aggiunte le spese fatte per potenziare le infrastrutture nel settore turistico, da cui però non stanno arrivando i ritorni sperati, per colpa della tempesta finanziaria internazionale che ha ridotto le presenze.

Il risultato è un buco nel bilancio per 75 milioni di dollari, e un debito che ormai vale l’80% del prodotto interno lordo. Prima che la situazione si complicasse così, l’amministrazione precedente a quella attuale aveva emesso dei «superbond» internazionali per un totale di 543 milioni di dollari, con scadenza nel 2029, che dovevano pagare interessi sempre crescenti: 4,25% nel 2007, ma 8,5% a fine agosto. Nel marzo scorso il premier Dean Barrow aveva detto in televisione che questi titoli erano diventati troppo costosi, indicando così l’intenzione di ristrutturare il debito. Ciò aveva provocato subito un’ondata di vendite e un aumento della resa dei bond, che venerdì era arrivata al 26%. A quel punto sul sito della Banca centrale del Belize è apparsa una nota che annunciava il possibile stop dei pagamenti, confermato ieri ufficialmente dal segretario delle Finanze Joseph Waight: «Non abbiamo semplicemente la capacità di farlo. Speriamo di cominciare al più presto le discussioni con i creditori».

Il Belize aveva già condotto una ristrutturazione nel 2007, con cui aveva ridotto gli esborsi estendendo la maturità dei titoli. In questo modo il suo debito era rimasto invariato. Stavolta, però, la proposta del governo è molto più draconiana: i creditori devono scegliere tra la rinuncia al 45% di quanto hanno investito, oppure un rinvio dei pagamenti per quindici anni. Se l’accordo non verrà trovato entro il 19 settembre, il Belize dichiarerà bancarotta e perderanno tutto.

La risposta dei creditori è stata molto negativa. Secondo A.J. Mediratta, partner di Greylock Capital Management che possiede 300 milioni di dollari in bond del Belize, «questo paese si sta trasformando inutilmente in un pariah internazionale». Il sospetto degli analisti è che visto il precedente della Grecia, il premier Barrow e il ministro Waight hanno pensato di poter giocare duro, e imporre condizioni più pesanti ai creditori. Il rischio è il fallimento, che metterebbe il

Belize nelle stesse condizioni dell’Argentina nel 2001. La vicenda non è importante per le dimensioni del paese coinvolto, che oltretutto non appartiene ad un gruppo come l’eurozona, e quindi col suo default non provocherebbe le conseguenze della bancarotta della Grecia. Però rappresenta un doppio segnale preoccupante. Il primo è che mentre l’attenzione internazionale, compresa quella degli speculatori, si è concentrata tutta sui problemi dell’Europa, ci sono molti altri paesi che a causa della crisi globale sono a rischio, compresa l’America. Il secondo è che le regole stanno saltando, e questo complica qualunque salvataggio.