Armando Torno, Corriere della Sera 21/08/2012, 21 agosto 2012
QUEL DUELLO PER L’ONORE DEL GRANDE MATEMATICO
Parigi, 30 maggio 1832. È l’alba. In una zona periferica, sita in un luogo che non trova d’accordo le cronache, si tiene un duello. Le ragioni non si conoscono. Forse sono politiche, forse c’è di mezzo una donna. Comunque, lo scontro sarà alla pistola; distanza venticinque passi. Si battono Perscheux d’Herbinville ed Evariste Galois. Quest’ultimo avrà la peggio. La pallottola lo raggiunge al ventre. Cade. Nessuno gli reca aiuto. Eric T. Bell nell’opera dedicata a I grandi matematici (ancora disponibile la ristampa in edizione Bur) così descrive la scena: «Non era presente nessun medico e lo si lasciò sdraiato dov’era caduto. Alle nove un contadino che passava lo trasportò all’ospedale Cochin. Galois capì che stava per morire. Prima che l’inevitabile peritonite si dichiarasse, e ancora in pieno possesso delle sue facoltà, rifiutò l’intervento del sacerdote». Nelle prime ore del giorno seguente, il 31 maggio, la sua avventura terrena si chiude.
La leggenda si impadronirà di quel fatto. Innanzitutto perché il giovanissimo Evariste — vent’anni e qualche mese, era nato il 25 ottobre 1811 — aveva subito il carcere per motivi politici e poi si era fatto conoscere per la sua genialità matematica. Veniva respinto agli esami del Politecnico perché sapeva fare i calcoli a mente e gli esaminatori («uomini non degni di appuntargli le matite», li definisce Bell) volevano che li scrivesse con il gesso, alla lavagna. Fino a quando un giorno, dinanzi all’ottuso professore di turno, perse la pazienza: gli lanciò in faccia la cimosa, la striscia di panno arrotolata che allora si utilizzava per cancellare. Comunque, anche se lasciò solo qualche decina di pagine di appunti, che verranno ripresi e pubblicati nei decenni successivi, Galois resta uno dei padri della matematica moderna. Considerato il fondatore della teoria dei gruppi, stabilì le relazioni fondamentali tra questi e la teoria delle equazioni algebriche, sistematizzando il concetto di risolubilità.
Su questa fine si moltiplicheranno i dubbi, i punti di domanda, le leggende. Perché Galois si battè alla pistola? Alcuni interpretano l’avvenuto come un’operazione della polizia che desiderava liberarsi di una testa particolarmente calda; altri fanno il nome di Stephanie-Felice du Motel, figlia di un sanitario che curò il giovane durante l’epidemia di colera del 1832. Di certo con questa signorina Evariste si scambiò delle lettere, inoltre Stephanie appare diverse volte in margine a uno dei suoi manoscritti. È l’unico intrigo amoroso che si registri sul conto del matematico. Bell sostiene una tesi accettata dai più: «Rimase subito disgustato dall’amore, dalla ragazza e di se stesso». Non soltanto: la seduttrice era «una civetta di bassa condizione». Che dire? In una lettera all’amico Auguste Chevalier del 25 marzo 1832 Galois utilizza parole diverse da quelle di un innamorato: «Inebriarmi! Tutto al contrario! Io sono invece disgustato e disilluso di tutto, anche dell’amore e della gloria. In che maniera un mondo che detesto potrebbe solleticarmi?»
Comunque andarono le cose, quel mattino lo ritroviamo con una pistola in mano. Una leggenda, perché di questo si tratta, sostiene che egli abbia trascorso la notte precedente lo scontro scrivendo quanto aveva messo a punto sulla teoria dei gruppi. Ma quel che si può dire di certo è soltanto che in margine a un suo manoscritto annotò: «C’è qualcosa da completare in questa dimostrazione. Non ho tempo»; e in una lettera, considerata il suo testamento scientifico, ripetè: «Mi manca il tempo, e le mie idee non sono sufficientemente sviluppate in questo campo, che è immenso». Di Stephanie non possiamo aggiungere altro. Probabilmente fu lei a respingerlo o magari lui aveva in mente altro. Questo amore sfuggente potrebbe avere causato il duello: se così fosse, resterebbe l’unica cosa certa di tutta la storia. Anche il nome dello sfidante taluni lo mettono in dubbio, ma il finale non cambierebbe.
Evariste, abbandonato dall’avversario e dai padrini, sarà sotterrato — ricorda Bell — in una fossa comune del cimitero Sud. Le esequie, avvenute il 2 giugno, furono occasione per raduni e tumulti dei repubblicani. Pare che nessuna signorina in lacrime abbia accompagnato la semplice cassa.
Armando Torno