la Repubblica 19/8/2012, 19 agosto 2012
LETTERE
Credo che si debba sfatare la leggenda della punizione inflitta dagli Alleati alla Germania nel 1919 a Versailles. Responsabile del conflitto non fu
considerata la Germania, bensì l’Impero Tedesco: un regime, e non una nazione. Le sanzioni ebbero un significato simbolico, e servirono a costringere Guglielmo II e Ludendorff a riconoscersi sconfitti. Ma questo riconoscimento non arrivò mai, cosicché gli apparati militari poterono diffondere la leggenda della pugnalata alla schiena. Non per nulla gli americani volevano firmare la pace a Potsdam, anziché a Versailles – come infatti avvenne nel ‘45. Sul piano finanziario, la nuova Repubblica assolse i pagamenti in minima parte, pagando soltanto una parte della prima rata. Nessun altro pagamento seguì mai più. Sul piano materiale e giuridico delle riparazioni poco o nulla fu fatto. I trentamila pali telegrafici chiesti dalla Francia non avrebbero affamato i tedeschi – ma non furono mai consegnati. È Clemenceau che nelle sue memorie parla di «iattanza» per descrivere i risvolti vittimistici e aggressivi della contorta mentalità tedesca. Erich Eyck e Fritz Fischer, entrambi tedeschi, l’hanno illustrata molto bene in libri che noi italiani non scriviamo – e che non conosciamo, e non riusciamo neppure a leggere.
Michele Barbieri, Firenze