Lorenzo Morelli, Italia Oggi 20/8/2012, 20 agosto 2012
IL WEB CORRE E CREA OCCUPAZIONE, MA NON SI TROVANO GLI SPECIALISTI
La crisi del mercato del lavoro sarà sconfitta dal Web. Si stima che Internet abbia creato 700 mila nuovi posti di lavoro nel nostro Paese dal 2009 e che il giro d’affari sulla rete rappresenti il 2% del prodotto interno lordo dell’Italia che oggi vale circa 1600 miliardi. Questi sono i principali indicatori macroeconomici emersi dal rapporto: «Crescita digitale.
Come Internet crea lavoro, come potrebbe crearne di più», curato da Marco Simoni e Sergio de Ferra, professori alla London School of Economics, in collaborazione con Google.
Le cifre evidenziate dalla ricerca sono destinate a crescere se si considerano anche i recenti dati Audiweb, rielaborati da Nielsen, circa l’audience on line. Nel 2011 gli utenti connessi sono diventati 39 milioni rispetto ai 37 milioni del 2010 (+6,7%), nel singolo mese la cifra è passata da 25 milioni a 27 milioni (+7,1%). Infine un dato molto significativo: i navigatori al giorno sono aumentati del 2,6%, da 13,3 milioni a 13,6 milioni.
La rete non solo crea occupazione, ma anche nuove figure professionali che fino a pochi anni fa non esistevano e sono richiestissime dalle aziende che vogliono imporsi sui social network o nella blogosfera.
In particolare, secondo l’esperienza dello Iab, Interactive advertising bureau, sono sette le figure più ricercate: web marketing manager, search engine marketing specialist (Sem), search engine optimization specialist (Seo), social media manager, online advertising trafficker, online advertising sales account e infine mobile marketing manager.
Il paradosso è che se da un lato c’è la crisi per mancanza di occupazione, il mondo del web soffre per mancanza di personale qualificato da assumere. Secondo Marco Caradonna, vicepresidente dello Iab Italia: «La mancanza di professionalità è un grande ostacolo allo sviluppo del mercato di internet. Molte aziende hanno importanti piani di investimento nel settore, ma fanno fatica a trovare collaboratori preparati sulle nuove tecnologie. Oggi tra le figure più richieste ci sono search engine marketing (Sem), si occupano di gestire le attività di marketing sui motori di ricerca come Google, Yahoo, Bing attraverso l’acquisto di parole chiave ricercate dagli utenti. Un’altra figura molto richiesta è quella del Search engine optimization (Seo) che studia gli algoritmi di indicizzazione di Google e interviene nell’ottimizzazione dei contenuti del sito web. Poi ci sono i trafficker che occupano del caricamento delle campagne online, del controllo e della gestione dei materiali creativi, nonché del monitoraggio dei risultati in termini di revenue generate. Ho fatto personalmente una ricerca sui i siti di lavoro online e ho visto che in Italia sono centinaia le figure professionali di questo tipo ricercate dalle aziende».
Anche per rispondere a questa esigenza nel 2009 lo Iab ha lanciato il master post laurea in comunicazione marketing digitale e pubblicità interattiva in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano. «Il corso dura un anno, la prima parte in aula mentre la seconda in una delle 170 aziende associate allo Iab, i posti sono circa una ventina e terminato il master i ragazzi trovano subito lavoro», ha spiegato Caradonna che ha parlato anche del futuro, «a breve lanceremo due nuove iniziative: i corsi brevi, un paio di giorni, durante tutto l’anno per approfondire le tematiche specifiche. La seconda sarà sul sito dello Iab dove apriremo uno spazio dedicato alla domanda e offerta di lavoro, così aziende e giovani potranno trovarsi più facilmente e il nostro ruolo è agevolare il più possibile la diffusione delle informazioni».
Secondo lo studio realizzato da Simoni e de Ferra, la diffusione di Internet e l’occupazione sono direttamente correlate, soprattutto per i giovani, indipendentemente da altri fattori come la crescita economica, il livello di tassazione sul lavoro, il cambiamento della competitività internazionale. In particolare è stato fatto un esperimento: si è voluto calcolare la variazione di occupati nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni e in quella tra i 15 e i 24 anni, se l’indice di diffusione di Internet aumentasse del 10%.
I dati presi in considerazione si riferiscono a 28 paesi dell’Ocse su un periodo di dodici anni (dal 1999 al 2010) e i risultati ottenuti mostrano che in un paese medio l’aumento della diffusione di Internet del 10% comporta un aumento dell’occupazione complessiva di 0,44 punti percentuali e un aumento dell’occupazione giovanile di 1,47 punti percentuali.
Il rapporto ha cercato inoltre di analizzare quale sarebbe la condizione occupazionale attuale se l’Italia fosse stata capace di avere la stessa diffusione di Internet che si è riscontrata in Francia, un paese a noi vicino e comparabile dal punto di vista della dimensione e dello sviluppo, oppure come l’Olanda, paese tra i migliori performer. Se l’Italia nel 2010 fosse stata in grado di arrivare alla stessa diffusione Internet della Francia ci sarebbero circa 200 mila occupati in più nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni, di cui 100 mila nella fascia 15-24. Se poi fosse stata in grado di raggiungere i livelli dell’Olanda gli occupati in più sarebbero oltre 275 mila, di cui oltre 140 mila giovani.