Alberto Arbasino, la Repubblica 20/8/2012, 20 agosto 2012
GLI ETERNI CARATTERI DEI NOSTRI VACANZIERI
Una volta, anni fa, soprattutto nei paraggi di Milano, si parlava di «svizzerotti» con una certa condiscendenza.
Attualmente, non appena passato il confine verso l’Engadina, si vedono a tavola soprattutto signori svizzeri o tedeschi, serviti da camerieri «italianetti » o «arabetti», morettini premurosi e tipicamente «invisibili». O pizzaioli meridionali in bella vista con i loro caratteristici attrezzi. Fra loro si chiamano «capo».
Nel caso di veri «capi» italiani, distinti, quando entrano in un salone da pranzo, anche se sono piemontesi o lombardi, immancabilmente il pianista o l’orchestrina attaccano «che bella cosa, “na giurnata e’ ssole”». Che del resto è alla base della cultura napoletana della «bella giornata»: come ha spiegato benissimo Raffaele La Capria.
Bastano invero alcuni tratti per renderci, in quanto italiani, «caratteristici » agli sguardi più nordici; e spiegare i vari titoli dei giornali stranieri sulle «eterne vacanze» dei popoli mediterranei? Con ironie anche grevi a proposito del «sole mio»?
Del resto, spesso si vedono, su questi trenini rossi, ebrei molto tipici e musulmani altrettanto caratteristici. Se poi questi ultimi sono religiosi davvero praticanti ci si potrà chiedere se insomma consentono a ricevere disposizioni da «controllore» femmine e giovani.
Frattanto, molti paesani nostrani (secondo i giornali italiani) localmente «esternano», «scandiscono», «sibilano », «ringhiano»... E se scandiscono o sibilano soprattutto stronzate, nel prestigioso Estero ci giudicheranno un Paese assolutamente normale?
E se partono tutti per le vacanze, oppure rimangono a Roma con lo scopo di trafficare, invece di recarsi immediatamente a Taranto, come le cronache e i telegiornali urgerebbero?