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 2012  agosto 19 Domenica calendario

RYAN SI METTE A NUDO MOSTRANDO TASSE E PETTORALI

DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Il buono, il brutto o il cattivo? Paul Ryan non ha tempo per il cinema ma sull’iPad ha scaricato un film: il western di Sergio Leone (1966) con Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef. Da quando è entrato in corsa una settimana fa, il vice Romney è stato fotografato dagli avversari come «the bad», l’ideologo conservatore che vuole tagliare la spesa sociale (e soprattutto il Medicare, l’assistenza sanitaria ai pensionati). Lui, deputato veterano del Wisconsin, si è dipinto come «the good», il bravo ragazzo del Mid-West arrivato in città per fare piazza pulita delle «false promesse» del presidente Obama («vero affossatore del Medicare»). Di certo nessuno ha affibbiato al quarantaduenne capo della commissione Bilancio della Camera la patente del brutto. Accanto al legnoso Mitt e contrapposto all’ingrigito Barack con il suo fido gaffeur Joe Biden, il giovane Ryan appare sempre più «a proprio agio» (giudizio del New York Times) nei panni dello sfidante senza paura.
E finalmente senza giacca: via il blazer extralarge in cui era annegato al debutto in Virginia sabato scorso, facendo dubitare i fan del suo fisico asciutto con il 6-8% di grassi corporei. Persino l’autorevole sito liberal Politico l’ha paragonato a un sex symbol («occhi sognanti da camera da letto»). Su Internet si è aperta la caccia alle immagini del candidato a torso nudo. L’ha trovata ieri il sito di gossip Tmz, nello stesso giorno in cui Ryan divulgava la sua dichiarazione dei redditi. Fuori la pancia e le tasse: c’è un modo più radicale, per un uomo, di uscire allo scoperto? La posizione fiscale del ticket repubblicano (che vuole abbassare l’aliquota massima per i più ricchi dal 35 al 25%) è diventata un tormentone della campagna. I democratici hanno chiesto a Romney di rivelare quante tasse ha pagato almeno negli ultimi cinque anni. Lui ha detto no, parlando genericamente di un’aliquota non inferiore al 13%. Provalo, è stata la risposta di camp Obama mentre Ryan rendeva pubblici i conti di famiglia negli ultimi due anni (come ha fatto il suo capo). Nel 2011 ha sborsato più lui: Paul e la moglie Janna (la più ricca della coppia grazie a eredità e investimenti) hanno dato al fisco quasi 65 mila dollari su un imponibile di circa 323 mila (contro i 42 milioni guadagnati da Romney).
Per mister Fitness aliquota del 20% (il 16% nel 2010). Non molto lontano dalla media nazionale. L’80% degli americani paga al fisco federale meno del 15% di quanto guadagna. Forse anche per questo Barack Obama lascia al suo staff il compito di punzecchiare gli avversari sulla questione personale delle tasse, concentrandosi nei comizi (ieri ha parlato in New Hampshire) sul nodo della spesa sociale.
«I repubblicani vogliono stravolgere l’assistenza sanitaria in questo Paese» attacca il presidente, camicia chiara e cravatta amaranto, voce non brillantissima. L’uomo che quattro anni fa ha affascinato l’America con la sua freschezza (nello spirito e nel corpo) oggi combatte per la sua sopravvivenza politica. Nel 2008 superò McCain di 7 punti. Questa volta non sarà così facile. È ancora leggermente avanti nella maggioranza dei sondaggi. In patria e all’estero: su 1.700 grandi manager internazionali (ricerca del Financial Times) Obama ottiene il doppio dei consensi rispetto all’avversario businessman. Ma nei nove Stati «in bilico» sarà testa a testa.
Cruciale potrebbe essere il responso del principale buen retiro dei pensionati: la Florida, con i suoi 29 «voti elettorali» (vince chi arriva a 270) e il 17,8% degli abitanti sopra i 65 anni. Tra questi votanti c’è una signora che ama Paul Ryan in maniera speciale: sua madre Betty, 78 anni, che divide il suo tempo tra il Wisconsin e lo Stato del sole. «Un uccellino migratore» l’ha definita lui stesso a The Villages chiamandola sul palco. Polo blu a righine, Paul è tornato ad accusare la Casa Bianca di aver tagliato 700 miliardi al Medicare per finanziare la sua riforma sanitaria. Tagli, o meglio risparmi. Che lo stesso Ryan ha appoggiato in Congresso. Paul non lo dice. Questa è una battaglia dura, spaghetti western. E l’America deve decidere anche sul giovane Ryan: il buono o il cattivo?