Nicola Pinna, La Stampa 19/8/2012, 19 agosto 2012
«SIAMO SARDI, NIENTE TASSE ALL’ITALIA»
Gheddafi gli aveva già assicurato il suo appoggio: qualche finanziamento e anche il riconoscimento ufficiale della Libia allo stato di Sardegna. Il sogno indipendentista di Doddore Meloni, quella volta, finì con largo anticipo, dentro una cella del carcere di Cagliari. Trent’anni dopo la storia si ripete. Quasi identica. Stavolta, però, l’arresto è motivato con un’accusa diversa: evasione fiscale. Doddore Meloni, l’ex camionista diventato leader del più chiassoso movimento separatista dell’Isola, è certo che sia tutto un complotto, una strategia ben studiata per fermare il progetto di repubblica autonoma. I militari della Guardia di finanza indagavano dal 2006 sui conti delle società amministrate dal leader del partito «Paris-Malu Entu». Hanno messo insieme più fascicoli e accertato che i redditi non dichiarati superano i sei milioni di euro. E così hanno chiesto al Gip un’ordinanza di custodia cautelare. Doddore Meloni da ieri è nel carcere di Oristano e con lo sciopero della fame e della sete prosegue la sua lotta contro le istituzioni italiane.
Non versare un centesimo di imposte all’Agenzia delle Entrate, per Doddore Meloni, era una sorta di rivolta contro lo «stato invasore». Una delle tante armi per vincere la lotta separatista iniziata negli anni Settanta, stoppata in contropiede dall’arresto (e da una condanna a 9 anni per cospirazione) e ripresa quasi all’improvviso nel 2008. Alla moglie, una volta uscito dal carcere, Meloni aveva fatto una promessa: «Non mi occuperò di politica fino ai 65 anni». Rispettato il giuramento, il giorno dopo il compleanno – cioè il 4 maggio 2008 – l’x camionista di Terralba ha fondato il partito indipendentista Paris e fatto ripartire la battaglia sul campo. A distanza di una settimana ha occupato l’isola di Maldiventre e su quel lembo di terra (80 ettari di cespugli senza un metro quadro di cemento) ha costituito la sua repubblica indipendente. Si è autoproclamato capo dello stato, ha nominato alcuni ministri (senza portafoglio), ha stampato le banconote e iniziato una campagna «espansionistica» nel resto della Sardegna.
Tra gabbiani, conigli selvatici e tartarughe, il governo di Malu Entu (il nome antico dell’isola al largo del Sinis) ha passato tante settimane: la polizia, il corpo forestale, i vigili urbani e la guardia costiera hanno smantellato a più riprese tutte le tende presidenziali installate nel cuore del parco marino e alla fine il presidente di questa repubblica senza abitanti si è ritrovato a processo per reati ambientali. Quella dell’evasione fiscale, dunque, è una storia parallela. E l’arresto di ieri rovina la grande festa indipendentista già in programma per il 25 agosto: il quarto anniversario dell’occupazione di Maldiventre, che Meloni e i suoi compagni stavano organizzando in pompa magna. «Io pensavo che venissero a prendermi il 14, il giorno dell’udienza per il referendum sull’indipendenza. Questo è un complotto politico, ma non ci fermeranno nemmeno con le manette. A meno che non ci mandino tutti in carcere».
Il referendum popolare, per Doddore Meloni, resta comunque un obiettivo da raggiungere. La Regione aveva liquidato la richiesta di consultazione sull’indipendenza (corredata da una valanga di firme) considerandola incostituzionale. Ma giusto la settimana scorsa il giudice del Tribunale di Cagliari ha accolto il ricorso del partito Paris. Ieri il colpo di scena. «Le sue idee politiche non c’entrano con questo provvedimento – ha sottolineato il comandante del Nucleo di polizia tributaria di Oristano, Marco Iannicelli - Meloni è stato arrestato per impedire che continuasse a evadere le imposte. Noi siamo finanzieri e ci occupiamo solo di evasione fiscale».
A conti fatti, secondo le Fiamme gialle, i redditi nascosti al Fisco superano i sei milioni ma le accuse nei suoi confronti sono anche altre. Una riguarda una truffa ai danni di una compagnia di assicurazione e l’altra è una storia di finta beneficenza. «Queste accuse – sostiene l’avvocato Cristina Puddu – non compaiono nell’ordinanza di arresto. Ora presenteremo l’istanza di scarcerazione e chiederemo alla Procura che tutti gli atti vengano tradotti in sardo». Quelli che i finanzieri gli hanno consegnato ieri, Doddore Meloni, non li ha firmati.