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 2012  agosto 19 Domenica calendario

GLI INVESTITORI ASIATICI TORNANO A PUNTARE SULLE BORSE EUROPEE

Qualche giorno prima di Ferragosto, i responsabili degli investimenti di uno dei principali fondi sovrani cinesi erano a Londra. A portarli nella capitale britannica nei giorni finali delle Olimpiadi non era però tanto - o non solo - la passione per lo sport. Ne hanno approfittato per incontrare alcuni grandi gestori di fondi che operano dalla piazza londinese per chiedere loro di preparare un portafoglio di investimenti sull’azionario europeo. «Quando abbiano ricevuto la richiesta d’incontro stentavamo a crederci», racconta un gestore azionario che ha partecipato a uno dei meeting. «Un investitore di questa importanza che chiede di entrare nell’azionario europeo era da almeno un anno che non si vedeva». I sondaggi condotti dal team cinese sono relativi a portafogli d’investimento di medie dimensioni, nell’ordine dei 500 milioni di euro. Ma tra gli operatori della City viene letto come segnale di fiducia nelle performance del vecchio continente che, complici le quotazioni ai minimi registrate in luglio, hanno reso di nuovo conveniente investire nell’eurozona.

Il team cinese non è un caso isolato, spiegano ancora da Londra. Segnali in questo senso sono arrivati anche da altri investitori sempre dell’area del Far East. A restare ancora alla finestra sono invece i grando fondi pensione americani, ancora prudenti rispetto agli asset denominati in euro. Anzi, qualcuno ne avrebbe approfittato per disinvestire ancora dopo la ripresa delle ultime settimane.

In questo agosto di ripresa dei listini a dispetto delle attese di catastrofi imminenti, l’arrivo degli asiatici sull’Eurozona non è stato l’unico segnale positivo, spiega ancora il gestore: «I fondi hedge finora sono rimasti fermi, questo mi fa pensare che siano calmi». Una calma che, dopo la tempesta dell’estate scorsa, si spiega solo in due modi: «O hanno troppe posizione corte aperte (scommesse al ribasso, ndr) oppure non ritengono conveniente in questo momento puntare contro l’eurozona».

Una posizione di attesa che in realtà ha una ragione ben precisa: «Il mercato aspetta quello che dirà Draghi il 6 settembre e la decisione dei tedeschi il 12». Le scommesse della City sono essenzialmente due. Da un lato, che il presidente della Bce, nella conferenza stampa di settembre, dia indicazioni precise e di sostanza su tempi e modi di quella «difesa a oltranza» dell’euro dichiarata in luglio. Dall’altro, che la corte costituzionale tedesca si pronunci sul salva-Stati e il fondo possa iniziare ad operare, pur nei termini e con i paletti previsti dalla Ue. In questo senso, a dare ottimismo agli operatori ha contribuito un fatto apparentemente minimo: la comparsa sulla rete Bloomberg, a fine luglio, di un annuncio dell’Efsf - il solo operativo, in attesa della partenza dell’Esm - per la ricerca di gestori obbligazionari. La prova che, a dispetto delle incertezze e delle macchinosità del processo decisionale europeo, il famoso «scudo antispread» tante volte evocato è pronto a partire. Manca solo che qualcuno spinga il pulsante per attivarlo. Uno scenario che renderebbe sostenibile anche l’uscita dalla moneta unica della Grecia, definita appena ieri dal numero uno dell’eurogruppo, Jean-Claude Juncker, «tecnicamente possibile» anche se insostenibile politicamente e dai costi troppo elevati. « I mille miliardi immessi sul mercato dalla Bce con i due Ltro sono serviti anche a questo, a stabilizzare i bilanci delle banche e coprire asset svalutati o a rischio», conclude il gestore. Certo, resta il rischio dell’effetto domino. Ma a questo la City, nel Ferragosto sorprendentemente tranquillo, non vuole pensare.