Giuliano Foschini, la Repubblica 18/8/2012, 18 agosto 2012
IL PG: ORA LA FABBRICA PUÒ RESTARE APERTA NON ERAVAMO PAZZI, ABBIAMO VINTO NOI
DAL NOSTRO INVIATO
TARANTO
— «Questa è proprio una bella notizia».
Giuseppe Vignola è il procuratore generale di Lecce. Fu lui, insieme con il procuratore capo di Taranto Franco Sebastio, a mettere la faccia dopo il sequestro dell’impianto quando tutta la città e mezza Italia accusavano la magistratura di voler uccidere Taranto. Fu lui a spiegare l’Italia perché era necessario sequestrare l’Ilva.
«Incredibilmente sembrava che fossero stati i magistrati a causare l’inquinamento e il disastro sanitario di Taranto. Oggi quello che è accaduto in Prefettura a Taranto rimette un po’ le cose a posto ».
In che senso?
«Leggo che i ministri hanno sostanzialmente recepito tutte le nostre indicazioni, facendole proprie e inserendole come diktat nell’Aia, l’autorizzazione governativa che permette all’Ilva di lavorare. Se non le rispettano, devono chiudere. È lo stesso concetto che sostenevamo noi. Significa quindi che quello che era stato fatto andava nella direzione giusta, e soprattutto che non eravamo impazziti. Ordinare la chiusura di una produzione industriale è stato un provvedimento assai sofferto, ma secondo noi era l’unica strada percorribile».
In realtà c’è un punto che non è stato recepito. Il più importante: il governo dice che l’Ilva può continuare a produrre, voi il contrario. L’Ilva chiuderà o no?
«Il punto principale è che l’Ilva rispetti le prescrizioni. Se lo può fare, continuando a produrre per
noi non ci sono problemi. La risposta in questo senso la potranno dare i tecnici che sono stati nominati custodi, ma credo che sia assolutamente possibile. Fermo restando la legge, deve prevalere il buon senso. E poi c’è l’articolo 41 della Costituzione che ci dice che bisogna coniugare il diritto al lavoro e quello alla salute».
Scusi ma a questa soluzione non si poteva arrivare evitando il sequestro?
«Leggendo la relazione dei periti il sequestro era inevitabile. Siamo di fronte a un lavoro davvero ineccepibile che non ci lasciava altre strade, visto anche l’atteggiamento tenuto fino a quel momento dell’Ilva. L’azienda, lo dissi
subito dopo il sequestro, di giorno rispettava le prescrizioni imposte e di notte le violava come confermano i rilievi fotografici che abbiamo eseguito per più di un mese nel corso dell’inchiesta. Non era un atteggiamento collaborativo e la maggior parte delle volte nascondeva i problemi con interventi di facciata, come quando
si imbiancano i muri delle case per nascondere le crepe. I colleghi di Taranto, il procuratore Sebastio in testa, erano obbligati a intervenire. E sono intervenuti».
Ora gli ambientalisti parlano di questo nuovo accordo come di un altro intervento di facciata, facendo riferimento alla questione dei parchi minerali.
«Vedremo, questa volta certamente se le cose non vengono rispettato al centimetro non avranno scampo. Ecco perché sono davvero contento dell’intervento del governo. Mai come in questo momento sono contento della sintonia tra pezzi dello Stato proprio nel momento in cui sembrava riprodursi un braccio di ferro tra politica e magistratura. Mi dà tranquillità, non volevamo sentirci soli in una battaglia così importante. Una battaglia che stiamo vincendo».
Sicuro?
«Fino a poche settimane fa i morti di Taranto erano di serie B, sembravano avessero meno tutele anche nella memoria delle vittime delle altre stragi ambientali, da Marghera a Seveso. Oggi l’emergenza ambientale è trattata come priorità nell’agenda della politica. Il governo attuale ha messo la faccia su questa storia perché noi abbiamo individuato i reati e chiesto che fosse messa fine a questa aggressione all’ambiente. Abbiamo fatto il nostro dovere, semplicemente. E grazie a un gioco di squadra Taranto è finalmente un caso nazionale».
Dicono che se fino a oggi non lo è stato, è dovuto anche alla distrazione della politica, della società civile. E della magistratura.
«E no, sulla magistratura non ci sto. In questi anni abbiamo sempre, come categoria, portato la croce. Guardate la storia del procuratore Sebastio. Vorrei solo ricordare che tra qualche mese comincerà un processo importantissimo per omicidio colposo a carico dei vertici dell’Italsider. Tutti hanno diritto a una giustizia».