Francesco Giavazzi, Corriere della Sera 18/8/2012, 18 agosto 2012
SE IL PAESE SI AFFIDA A MONTI NE USCIREMO SENZA GLI AIUTI
Su un punto Charles Wyplosz ed io siamo d’accordo: l’Italia è certamente in grado di rimborsare i suoi debiti. Abbiamo un debito pubblico molto elevato (al 123% del Pil), e questo rende fragile la nostra economia, ma il bilancio primario è in avanzo (3,6% del Pil quest’anno) e le nostre banche non sono piene di prestiti immobiliari inesigibili, perché l’Italia non ha mai avuto una bolla immobiliare. Il motivo per cui i nostri tassi d’interesse sono così alti (non lontani dal 6% per i titoli decennali) è che circa un anno fa il Paese è caduto in quello che Wyplosz giustamente definisce un equilibrio negativo. Ma ciò non è successo perché le nostre condizioni economiche siano cambiate: il debito è alto dalla fine degli anni ’80 e la crescita è stata prossima allo zero per più di un decennio. L’Italia è caduta in un equilibrio negativo perché ad un certo punto gli investitori hanno perduto fiducia nella capacità del governo Berlusconi di guidare il Paese. Ne segue che l’Italia può uscire da questo equilibrio negativo solo se sarà in grado di convincere gli investitori che ora ha un governo capace e determinato a risolvere il suo problema di fondo: l’assenza di crescita. Mario Monti ha incominciato a farlo. Se potesse continuare a governare il Paese fino alle elezioni politiche e anche dopo, il problema sarebbe sostanzialmente risolto e l’Italia tornerebbe in un equilibrio positivo. Ma nell’incertezza riguardo a chi vincerà le elezioni il Paese rimane bloccato in un equilibrio negativo.
C’è qualcosa che la Bce può fare per aiutare l’Italia? Se è la politica a spiegare perché siamo finiti in un equilibrio negativo, solo la politica può riportarci indietro, non la Bce. Non credo che gli acquisti di titoli di Stato da parte della Bce possano risolvere i nostri problemi. Potrebbero risolverli se la Bce fosse disposta a porre un tetto ai tassi d’interesse italiani senza condizioni, ma sappiamo che ciò è impossibile.
Chiedere alla Bce di intervenire - e questo era il punto centrale del mio articolo - potrebbe addirittura essere contro-producente. Firmare oggi un memorandum d’intesa con il Fondo europeo per la stabilità finanziaria (Efsf e poi Esm), la condizione che la Bce ha posto per l’acquisto di titolo pubblici, solleverebbe la questione della legittimità di un governo tecnico non eletto. Se il programma economico dell’Italia deve essere steso dall’Eurogruppo e sorvegliato da una troika, perché ricorrere ad un governo tecnico? Avrebbe potuto benissimo farlo un qualunque governo politico, anche Berlusconi. Io temo che, non appena arriva una troika, le possibilità di Monti di continuare a governare dopo le elezioni si riducano a zero.
C’è invece un percorso virtuoso che può riportare l’Italia a un equilibrio positivo senza salvataggi esterni. I partiti che si contendono le elezioni della prossima primavera dovrebbero firmare tutti insieme un memorandum d’intesa (prima del voto, non ora) che vincoli le scelte economiche di chiunque vinca. A quel punto la scelta razionale dopo le elezioni sarebbe di chiedere a Monti di continuare: se il programma è predeterminato per libera scelta, perché non affidarne l’esecuzione alla persona più adatta che abbiamo a disposizione? Sono sicuro che l’Italia tornerebbe rapidamente a un equilibrio positivo. Sottoporsi oggi alla vigilanza esterna, ci allontanerebbe da questo percorso virtuoso.