Erice http://www.camera.it/561?appro=431&La+proliferazione+nucleare+iraniana+e+i+rapporti+con+la+Comunit%C3%A0+internazionale, 19 agosto 2012
Temi dell’attività Parlamentare La proliferazione nucleare iraniana e i rapporti con la Comunità internazionale informazioni aggiornate a martedì, 20 marzo 2012 La contesa che contrappone l’Iran alla Comunità internazionale riguarda un processo (l’arricchimento dell’uranio, fase principale del ciclo di produzione del combustibile nucleare) che non è – di per sé - proibito dal Trattato di non proliferazione del 1968 (TNP), in quanto esso è sì necessario per la fabbricazione di ordigni nucleari, ma lo è anche per la produzione di energia
Temi dell’attività Parlamentare La proliferazione nucleare iraniana e i rapporti con la Comunità internazionale informazioni aggiornate a martedì, 20 marzo 2012 La contesa che contrappone l’Iran alla Comunità internazionale riguarda un processo (l’arricchimento dell’uranio, fase principale del ciclo di produzione del combustibile nucleare) che non è – di per sé - proibito dal Trattato di non proliferazione del 1968 (TNP), in quanto esso è sì necessario per la fabbricazione di ordigni nucleari, ma lo è anche per la produzione di energia. Tuttavia, il problema ha origine da violazioni accertate da parte dell’Iran degli obblighi internazionali in materia nucleare che risalgono ormai a diversi anni fa. Infatti nel 2002 - grazie alla denuncia di un gruppo dissidente – la Comunità internazionale seppe dell’esistenza di due impianti tenuti fino ad allora segreti dalle autorità di Teheran: ad Arak, un reattore ad acqua pesante ed a Natanz, un impianto per l’arricchimento dell’uranio. Tali attività non erano state notificate all’ Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), come prescritto dal Trattato. Nel 2003 (quindi durante la presidenza Khatami) l’Iran, anche per reagire al discredito internazionale derivato dalla clamorosa scoperta, si impegnò a sospendere ogni attività di arricchimento dell’uranio. Tuttavia, sin dal febbraio 2003 l’AIEA aveva confermato l’esistenza in Iran di un avanzato programma nucleare; da allora cominciò a rafforzarsi il sospetto che tale programma avesse in realtà una segreta destinazione militare. Da parte sua, Teheran ha sempre sostenuto che gli scopi del programma di nuclearizzazione sono pacifici. L’Iran però non ha garantito il pieno accesso degli ispettori dell’AIEA ad alcune infrastrutture regolarmente denunciate, e ha in un primo tempo accolto, ma in seguito apertamente disatteso, l’invito della stessa AIEA a sospendere il proprio programma di arricchimento dell’uranio. L’ascesa di Ahmadinejad alla Presidenza della Repubblica islamica nell’agosto del 2005 ed il suo dichiarato proposito di riprendere le attività di arricchimento dell’uranio su larga scala destò rinnovato allarme nella Comunità internazionale. I fattori su cui sembrava convergere un consenso internazionale erano due: da un lato, la fase critica che attraversa il processo di non-proliferazione (crescenti critiche alle potenze del club nucleare per il mancato disarmo; indizi convergenti di una intensificazione del contrabbando di materiale nucleare, pressioni proliferatrici costanti) - in questo contesto il raggiungimento dell’obiettivo da parte dell’Iran potrebbe rappresentare un colpo definitivo per il TNP. D’altro lato, data la rete di rapporti dell’Iran con gruppi armati in tutto il Medio Oriente, il possesso di armi nucleari potrebbe amplificare il rischio (già alto) del trasferimento di tecnologie nucleari ad organizzazioni terroristiche. Le sanzioni ONU Dopo una serie di tentativi di mediazione frustrati dal reiterato diniego iraniano di collaborazione con l’AIEA, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU approvava quattro successivi regimi di sanzioni contro il programma nucleare: Dicembre 2006 – UNSCR 1737: sancisce il divieto di vendita o trasferimento di qualsiasi materiale relativo al programma nucleare inclusi la componentistica e l’equipaggiamento che potrebbe avere applicazioni militari (materiale dual use). Inoltre la risoluzione esorta a congelare i beni di individui e società considerati legati al programma nucleare e in particolare all’attività di arricchimento. Marzo 2007 – UNSCR 1747: Colpisce anche il programma balistico, la banca Sepah, e congela i beni di persone fisiche e società (riconducibili ai Pasdaran) connesse al programma nucleare. Proibisce l’importazione e l’esportazione di armi da e per l’Iran. Marzo 2008 – UNSCR 1803: La risoluzione 1803, prevede un inasprimento dell’embargo commerciale che comprende ora la tecnologia dual use (prodotti che hanno impiego sia civile sia militare), un più severo regime di ispezioni delle merci in entrata e in uscita dal Paese, il congelamento dei conti appartenenti ad alcune banche e società iraniane ed il divieto di rilascio di visti d’entrata al personale impiegato nel programma nucleare. La 1803 inoltre estende la lista di persone connesse al programma da monitorare (congelamento dei beni e interdizione dai voli internazionali). Le iniziative internazionali per una soluzione negoziata sono state rilanciate nel giugno 2008 dal gruppo dei paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (USA, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina) e dalla Germania (c.d. gruppo “5+1”), che hanno definito alcune proposte di mediazione. Tali proposte rappresentano il frutto dell’iniziativa congiunta di americani ed europei e derivano dalla decisione degli USA di ammorbidire le proprie posizioni intransigenti. In cambio di un pacchetto di incentivi il gruppo “5+1” ha chiesto all’Iran di rinunciare alla prosecuzione delle attività di arricchimento di uranio. L’Alto Rappresentante pro-tempore dell’Unione europea, Javier Solana, presentò in quella circostanza una serie di proposte riguardanti la cooperazione nel settore della costruzione di centrali ad acqua leggera di ultima generazione per scopi civili, quello delle infrastrutture, l’aviazione civile, lo sviluppo umano e l’assistenza umanitaria. A queste richieste, Teheran ha risposto da un lato dichiarandosi ufficialmente non legata a nessun tipo di scadenza nello svolgimento del negoziato e, dall’altro, con il lancio di nuovi missili, in grado di colpire Israele, durante manovre militari effettuate nel Golfo dai Guardiani della rivoluzione. Il 23 giugno 2008 il Consiglio dell’Unione europea, con la decisione n. 475, ha adottato una nuova serie di provvedimenti restrittivi dell’operatività del sistema finanziario iraniano, volti a sottrarre fonti di finanziamento ai programmi nucleari del paese. Le sanzioni europee contro il regime iraniano hanno colpito ancora una volta il sistema finanziario e ampliano la lista degli individui, ricercatori e militari del corpo dei Guardiani della rivoluzione, che sarebbero coinvolti nel programma nucleare e balistico iraniano. Con l’avvento della nuova Amministrazione statunitense, anche in consonanza con quanto anticipato da Barack Obama durante la campagna elettorale, è cresciuta l’aspettativa per un atteggiamento meno rigido nei confronti di Teheran: così ad esempio la riunione del “gruppo 5+1” del 4 febbraio 2009 ha salutato con favore l’intenzione del nuovo Presidente di avviare un dialogo costruttivo con l’Iran, pur richiamando quest’ultimo ad ottemperare finalmente alle richieste dell’ONU. La risposta iraniana è stata ancora una volta di rivendicazione del proprio diritto a perseguire autonomamente la strada dell’energia nucleare, nel pieno esercizio della sovranità nazionale. Tuttavia, le speranze di una ripresa costruttiva dei negoziati sono state già nei giorni precedenti offuscate dall’annuncio, durante il G-20 di Pittsburgh, dell’esistenza nei pressi della città santa iraniana di Qom di un altro impianto per l’arricchimento dell’uranio - del quale gli americani erano per loro ammissione a conoscenza già da due anni -, di cui solo pochi giorni prima, consapevoli di essere stati scoperti, gli iraniani avevano dato una generica notifica all’AIEA. L’Iran è stato accusato di aperta violazione delle regole internazionali in materia di non proliferazione, e si è visto richiedere l’immediata disponibilità a consentire agli ispettori dell’AIEA l’accesso al nuovo sito nucleare. Tre giorni dopo, il 28 settembre, data che nel 2009 coincideva con lo Yom Kippur ebraico, i pasdaran iraniani hanno proceduto al lancio sperimentale di due tra i missili più potenti in loro possesso, capaci di raggiungere obiettivi ben oltre mille km, e dunque agevolmente anche il territorio israeliano. Nonostante queste premesse, l’appuntamento del 1º ottobre a Ginevra è sembrato aprire prospettive positive, poiché ha registrato anzitutto il primo incontro bilaterale tra Iran e Stati Uniti dopo trent’anni, e il disgelo dei rapporti con il Gruppo 5+1. L’Iran si è dimostrato disponibile a favorire un’ispezione dell’AIEA all’impianto di Qom in tempi brevissimi, ma soprattutto ha accettato la prospettiva di esportare il proprio uranio per consentirne l’arricchimento all’estero, con i relativi controlli sulla esclusiva destinazione civile. È stato inoltre fissato un nuovo incontro per la fine del mese di ottobre. L’atmosfera positiva ristabilitasi è sembrata proseguire per diverse settimane. Alla fine di ottobre però l’Iran cominciava a porre alcune condizioni, anzitutto quella di non inviare tutto l’uranio previsto se non gradualmente, in diverse spedizioni: ma la posizione di Teheran emergeva a tutto tondo il 7 novembre, quando il capo della Commissione per la sicurezza nazionale e la politica estera dell’Iran escludeva completamente la possibilità di dar seguito alla bozza di accordo con l’AIEA. Il 18 novembre la presa di posizione negativa di Teheran veniva ribadita autorevolmente dal ministro degli esteri Mottaki, che avanzava la controproposta di tenere l’uranio nel paese, seppure sotto supervisione, in cambio dell’immediata consegna di combustibile atomico per gli impieghi nel campo della sanità. L’atteggiamento complessivo dell’Iran - diveniva chiaro - era quello dell’alternanza di aperture e di dilazioni, ma nella direzione sostanziale di un rifiuto delle proposte della Comunità internazionale. L’AIEA ha diffuso un ulteriore rapporto il 18 febbraio 2010, il primo da quanto l’Agenzia è passata sotto la guida del nuovo direttore, il giapponese Yukiya Amano. Per la prima volta, notano i cronisti e gli esperti, l’AIEA ha preso una posizione netta sul controverso programma nucleare iraniano, menzionando la preoccupazione circa la possibilità che l’Iran stesse effettivamente lavorando alla produzione di una testata nucleare. I rappresentanti dei 35 Paesi che fanno parte del Consiglio dei governatori che ha successivamente esaminato il rapporto, ne hanno deciso il rinvio al Consiglio di sicurezza dell’ONU. Solo pochi giorni prima, il 6 febbraio, Ahmadinejad aveva ordinato al direttore dell’Agenzia atomica iraniana, Ali Akbar Salehi, di procedere all’arricchimento dell’uranio al 20%. L’annuncio, considerato una nuova provocazione nei confronti delle potenze occidentali che stavano tentando di mettere un freno alla corsa nucleare di Teheran, è arrivato proprio nei giorni nei quali l’accordo proposto dal gruppo 5+1 sembrava finalmente realizzabile. I continui e repentini cambiamenti di posizione di Ahmadinejad – sempre oscillanti tra aperture alla possibilità di fare arricchire il proprio uranio all’estero e la rivendicazione intransigente dell’arricchimento in proprio – ha prodotto un sempre maggiore consenso internazionale verso l’adozione di nuove misure sanzionatorie per fare pressione sul regime iraniano. Le lunghe trattative condotte dagli Stati Uniti, soprattutto nei confronti delle due potenze più riluttanti, Russia e Cina, entrambe con diritto di veto nel Consiglio di sicurezza, si sono finalmente tradotte in una proposta che tutti i paesi del gruppo 5+1 hanno accettato di discutere per la prima volta in una conference call il 25 marzo 2010. Proprio il giorno precedente alla prima stesura della bozza di risoluzione, tuttavia, l’Iran aveva siglato con Turchia e Brasile un accordo che prevedeva lo scambio, da realizzarsi in territorio turco, di 1.200 kg di uranio iraniano debolmente arricchito (al 3,5%) con 120 kg di barre di combustibile nucleare (arricchito al 20%), destinate ad un reattore per la ricerca medica di Tehran (17 maggio 2010). L’approvazione del quarto regime di sanzioni ONU (UNSCR 1929) del giugno 2010 da parte dei cinque membri permanenti è stata resa possibile dall’eliminazione dei riferimenti al comparto energetico e dai frenetici colloqui fra la diplomazia americana e quelle di Russia e Cina. I due principali alleati della Repubblica Islamica, come per le sanzioni precedenti, hanno così mitigato significativamente l’intenzione occidentale di allargare il regime sanzionatorio al settore petrolifero e a quello creditizio. Giugno 2010 – UNSCR 1929: La risoluzione aggiunge un individuo e alcune “entità” alla blacklist precedente. La maggior parte delle società colpite da sanzioni sono connesse alla Difesa e ai Pasdaran, mentre le altre sono legate direttamente a IRISL (Islamic Republic of Iran Shipping Line), la Marina mercantile del Paese, già saldamente in mano ai Pasdaran. La risoluzione introduce un nuovo meccanismo per le ispezioni dei cargo da e per l’Iran alla ricerca di materiali illeciti e fa appello a tutte le nazioni per l’abbordaggio di navi sospette dirette nel Paese. Inoltre, più dei precedenti regimi sanzionatori, la 1929 mira ad impedire l’approvvigionamento di componenti per il programma balistico, mentre vi sono clausole specifiche nel testo della risoluzione che si riferiscono al settore militare e proibiscono la vendita di armi pesanti (elicotteri d’assalto e missili). Il quarto regime di sanzioni contro l’Iran restringe altresì la libertà finanziaria del regime andando a colpire mediante l’interdizione all’espatrio ed il congelamento dei beni di individui, società e istituti di credito, che la Comunità internazionale ritiene fondamentali per i programmi nucleare e balistico. Le sanzioni bilaterali USA A livello bilaterale, il Senato e la Camera dei Rappresentanti USA hanno già approvato a fine 2009 una legge che autorizza il Presidente a estendere le sanzioni contro società che esportano carburante in Iran o che lo assistono nel colmare il suo deficit di raffinazione. La legislazione di fatto proibisce a queste società di fare affari anche in America, precludendo loro il mercato più proficuo al mondo. Da quando Washington ha deciso di percorrere la via delle sanzioni bilaterali, molti alleati hanno deciso di fare lo stesso fra cui, UE, Canada, Australia, Giappone e Corea del Sud. L’obiettivo di tutte queste sanzioni, che vanno ben oltre la risoluzione 1929, è quello di impedire l’accesso al capitale straniero, arrestare l’investimento nel settore energetico iraniano e impedire l’approvvigionamento di componenti per i programmi nucleare e balistico Unione europea A giugno 2010, il Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’UE ha deliberato un nuovo regime di sanzioni bilaterali nei confronti dell’Iran per il suo controverso programma nucleare. Le sanzioni, rese effettive dalla Decisione del Consiglio europeo del 26 luglio 2010, prevedono il divieto all’investimento e in particolare alla fornitura di assistenza tecnica e al trasferimento di tecnologia per quanto riguarda il settore energetico iraniano. Il divieto sarà applicato anche a quelle società che esportano carburante o che assistono il Paese nella raffinazione, mirando a colpire la particolare vulnerabilità dell’Iran, che è uno dei principali produttori di greggio al mondo, ma paradossalmente ha una limitata capacità di raffinazione. La IRISL e altre società iraniane per il trasporto aereo di merci (air-cargo) non saranno più autorizzate al transito nelle acque territoriali o negli spazi aerei degli Stati membri UE. I Paesi UE si sono impegnati a ispezionare tutti i voli cargo con origine o destinazione in Iran, ad eccezione dei voli misti passeggeri-cargo. Entreranno in vigore anche una serie di restrizioni ad personam nei confronti di membri delle Guardie Rivoluzionarie, i cui beni custoditi nella UE saranno congelati. Particolare importanza ha anche la moratoria all’erogazione di servizi finanziari al regime iraniano o a società iraniane, ivi inclusa la stipula di polizze di assicurazione, elemento vitale nel campo dei trasporti internazionali, specie via mare. Per quanto riguarda le banche, l’UE si impegna a monitorare assiduamente le sussidiarie di istituti iraniani sotto la sua giurisdizione, in particolare richiedendo che ogni trasferimento di denaro superiore ai 35mila euro riceva previa autorizzazione e che quelli superiori ai 10mila debbano essere notificati alle autorità. Alle banche iraniane è anche proibito aprire succursali nel blocco dei Ventisette. L’UE ha anche stilato una “lista nera” di 40 individui e 50 società, considerati vicini al regime, i cui beni saranno congelati e i cui spostamenti all’interno del territorio dell’Unione saranno ristretti, soggetti all’approvazione dello Stato membro in questione, o proibiti del tutto. La pressione finanziaria di USA e UE non si avverte esclusivamente su petrolio e gas: anche importanti banche europee (Deutsche Bank, HSBC, ABN-AMRO, Credit Suisse e altre) hanno preso la decisione di disinvestire dal Paese in seguito a conversazioni con Stuart A. Levey, sottosegretario del Dipartimento del Tesoro per il finanziamento del terrorismo. Questo rende molto difficile al regime ottenere lettere di credito all’estero, crediti all’esportazione, e trasferire fondi dall’Iran e in Iran. Questo sviluppo dimostra come gli USA e l’UE siano pronte ad agire insieme per restringere le risorse finanziarie a disposizione del costoso programma nucleare iraniano. A seguito delle sanzioni, la Repubblica Islamica è stata costretta a trasferire centinaia di milioni di dollari da banche europee a quelle di Paesi amici, come ad esempio Dubai, al fine di evitarne il congelamento. Dubai, alleato degli Stati Uniti, ha continuato a gestire un ingente volume di affari con Teheran, il cui volume si aggira intorno ai 12 miliardi di dollari, nel contempo rassicurando i propri partner occidentali circa la propria adesione alle sanzioni. Dubai rappresenta per l’Iran una delle più efficaci destinazioni (peraltro geograficamente conveniente) per aggirare gli ostacoli delle sanzioni e il piccolo Emirato è da tempo divenuto il gestore non ufficiale di larga parte delle importazioni iraniane. In seguito all’approvazione delle sanzioni, le autorità di Dubai hanno congelato i beni di quattro individui ma si sono astenuti dallo spingersi oltre. I negoziati tra l’Iran e il Gruppo di Paesi del 5+1, ripresi il 6 dicembre 2010 a Ginevra - subito dopo, peraltro, l’annuncio iraniano del raggiungimento di un altro traguardo nucleare, con la produzione di uranio concentrato (il cosiddetto yellowcake) - sono proseguiti a Istanbul il 21-22 gennaio 2011 senza alcun risultato. Va rilevato peraltro come il programma nucleare iraniano sia proseguendo non senza “inconvenienti”: ad esempio, per quanto riguarda l’avvio della centrale nucleare civile di Bushehr, annunciato entusiasticamente dall’Iran alla fine di novembre del 2010, al momento della prevista piena operatività, ovvero alla fine di gennaio 2011, i tecnici russi che hanno in gran parte reso possibile la struttura hanno denunciato l’impossibilità di una completa entrata in funzione, in ragione di attacchi informatici che avrebbero parzialmente colpito le strutture automatiche di controllo della reazione nucleare. Inoltre, sempre alla fine di novembre del 2010, il presidente iraniano Ahmadinejad è stato costretto ad ammettere che altri attacchi informatici avevano colpito una parte delle centrifughe impiegate per l’arricchimento dell’uranio, e negli stessi giorni si registrava l’uccisione a Teheran di uno scienziato nucleare iraniano, e il ferimento di un altro, considerato quest’ultimo il vero deus ex machina dei processi di arricchimento dell’uranio che tanto allarmano VEDI ANCHE DEPUTATI e ORGANI PARLAMENTARI Commissione III Affari esteri risorse correlate Aree tematiche Affari esteri Approfondimenti Le elezioni presidenziali in Iran - Risultati (15/06/2009) Il caso Sakineh Mohammadi Ashtiani (13/09/2010) La situazione politica iraniana e i rapporti con la Comunità internazionale (26/10/2010) Iran: scheda politico-parlamentare (14/06/2011) La proliferazione nucleare iraniana e i rapporti con la Comunità internazionale (20/03/2012) Elezioni parlamentari in Iran - QUADRO PREELETTORALE (28/02/2012) Israele e la minaccia nucleare iraniana (22/02/2012) Elezioni parlamentari in Iran - I risultati del primo turno (marzo 2012) - quadro pre-elettorale secondo turno (4 maggio 2012) (24/04/2012) Temi correlati Iran Accedi per Aree tematiche Accedi per commissione I Affari costituzionali II Giustizia III Affari esteri IV Difesa V Bilancio VI Finanze VII Cultura VIII Ambiente IX Trasporti X Attività produttive XI Lavoro XII Affari sociali XIII Agricoltura XIV Unione Europea Federalismo fiscale