Erice www.senato.it/documenti/repository/.../064_STC_12_IT_Scott.pdf, 19 agosto 2012
Il programma nucleare italiano
Originale: inglese Traduzione italiana non ufficiale
Assemblea Parlamentare della NATO
IL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO: VALUTARE LE INTENZIONI DELL’IRAN
PROGETTO DI RELAZIONE GENERALE
DAVID SCOTT (STATI UNITI) RELATORE GENERALE *
Segretariato internazionale
* Fino all’approvazione da parte della Commissione Scienza e Tecnologia, il presente documento riflette unicamente le opinioni del Relatore.
23 aprile 2012
I documenti dell’Assemblea sono disponibili sul sito, http://www.nato-pa.int
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I. I. III.
INDICE
INTRODUZIONE..................................................................................................... 3
IL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO: L’ULTIMO DECENNIO..........................4
IMPIANTI NUCLEARIEASSIMILATI...............................................................................7 A. ESTRAZIONE E MACINAZIONE...................................................7 B. CONVERSIONE DELL’URANIO ..................................................... 8 C. ARRICCHIMENTO.................................................................................9 D. FABBRICAZIONE DEL COMBUSTIBILE........................................9 E. REATTORI .......................................................................................... 10 F. RIPROCESSAMENTO.......................................... 10 G. RIFIUTI....................................................................................... 11
IV. IL POTENZIALE DI ARSENALIZZAZIONE NUCLEARE.....................................11
V.
RICONDURRE L’ IRAN ALL’OVILE: INIZIATIVE RECENTI E OBIETTIVI FUTURI ................................................................................................................. 16
A. MATERIALE FISSILE ............................................................. 12 B. IL DISPOSITIVO NUCLEARE. ..................................................... 13 C. SISTEMI DI LANCIO ................................................................. 14
1. 2. 3.
Missili balistici a corto raggio (SRBM) .......................................15 Missili balistici a medio raggio (MRBM) ................................... 15
Missili balistici a raggio intermedio (IRBM), Missili intercontinentali Balistici (ICBM) e Programma Spaziale .................................................... 16
VI. CONCLUSIONI ............................................................................................19 BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................ 20
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I. INTRODUZIONE
1. Da dieci anni il programma nucleare iraniano suscita profonde inquietudini nella comunità internazionale. Da quando nel 2002 è stata rivelata l’esistenza di installazioni nucleari segrete vi sono forti sospetti che il programma iraniano non abbia scopi esclusivamente pacifici, come sostiene invece l’Iran. Nel novembre 2011 l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), ha esposto pubblicamente, e in modo circostanziato, i suoi timori circa una possibile dimensione militare delle attività pregresse, e forse ancora in corso, legate al programma nucleare. Da allora, le tensioni sulla scena internazionale si sono sensibilmente inasprite. L’acuirsi dei timori di un intervento militare contro gli impianti nucleari del paese ha anche spinto alcuni decisori politici iraniani a minacciare la chiusura dello Stretto di Hormuz nel tentativo di soffocare l’economia mondiale.
2. Nel suo Discorso sullo stato dell’Unione del 2012, il Presidente statunitense Barack Obama ha sottolineato che gli Stati Uniti “...sono determinati a impedire all’Iran di dotarsi di un’arma nucleare e non escluderò alcuna opzione per conseguire questo obiettivo” (Obama, 2012). Ha tuttavia ribadito con fermezza che “una soluzione pacifica della questione è ancora possibile, e di gran lunga preferibile, e se l’Iran cambierà rotta e rispetterà i suoi obblighi potrà rientrare in seno alla comunità delle nazioni.” Senza alcun dubbio un accordo negoziato che conduca l’Iran a onorare i propri obblighi internazionali e a dimostrare, in modo verificabile, che il suo programma nucleare è esclusivamente pacifico resta il miglior risultato possibile, sia per uscire dall’attuale situazione di stallo, sia per gettare le basi di un rapporto più stabile e positivo tra l’Iran e la comunità internazionale.
3. Molti ritengono che l’Iran aspiri, come minimo, a raggiungere la cosiddetta ‘soglia nucleare’ e ad avere quindi la possibilità di fabbricare un’arma nucleare in tempi brevi. Un fallimento di tali proporzioni del regime di non-proliferazione non può essere tollerato. Infatti, la comunità internazionale è unanime nel voler impedire all’Iran di acquisire una capacità di armi nucleari, come hanno dimostrato le recenti sanzioni delle Nazioni Unite (ONU) e le sanzioni aggiuntive decise dal Canada, dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti. L’acquisizione della capacità di fabbricare armi nucleari da parte dell’Iran avrebbe serie ripercussioni sulla stabilità regionale, sulla sicurezza mondiale e, non da ultimo, sul regime di non proliferazione nucleare. Una nuova tornata di colloqui tra l’Iran e i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU più la Germania (cosiddetti P5+1) offre un’altra possibilità per convincere l’Iran a impegnarsi seriamente per una soluzione diplomatica. E’ necessario convincere l’Iran del fatto che una tale soluzione serve al meglio i suoi interessi a lungo termine. Arrivare a un accordo globale nell’attuale clima politico sarà molto difficile e richiederà tempo. Tuttavia, la comunità internazionale ha il dovere inderogabile di tentare, poiché, come ha notato recentemente un osservatore, “la guerra è la ricetta perfetta per eventi imprevedibili e incontrollabili e la prima legge della guerra è la legge delle conseguenze involontarie” (Cordesman, 2012).
4. L’Assemblea parlamentare della NATO è la sede privilegiata per affrontare questa sfida. Essa riunisce i parlamentari delle due sponde dell’Atlantico, inclusi i parlamentari russi, il cui paese ha un ruolo essenziale per il successo dell’accordo. Pertanto, essa è in grado di rafforzare il fronte internazionale contro un Iran dotato di una capacità di produrre armi nucleari, se non addirittura dotato di armi nucleari. La Commissione scienza e tecnologia (STC), con la sua lunga tradizione di dibattiti su temi quali il controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione, è la sede ideale per tali deliberazioni. In particolare, il presente progetto di relazione intende tracciare il contesto e sfumare i toni di un dibattito, a tratti molto acceso, sul programma nucleare iraniano. Delinea
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inoltre quella che potrebbe essere la pietra angolare di una soluzione negoziata, unitamente alle eventuali misure interinali necessarie per ricreare la fiducia che, purtroppo, oggi tocca un livello molto basso.
II. IL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO: L’ULTIMO DECENNIO
5. All’epoca dello scià Mohammad Reza Pahlavi, l’Iran perseguiva già un ambizioso programma nucleare civile (dal 1957). Quando il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) fu aperto alla firma nel 1968, l’Iran procedette con tempestività alla firma e alla ratifica (rispettivamente nel 1968 e nel 1970). Nel 1974 concluse con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) gli Accordi di salvaguardia globali a carattere vincolante. Dopo la rivoluzione iraniana del 1979, l’ayatollah Ruhollah Khomeini sospese immediatamente tutte le attività nucleari, ma riattivò il programma durante la guerra tra Iran e Iraq degli anni 80. Il programma subì una sensibile accelerazione alla fine degli anni 80 e in tutti gli anni 90, con grande preoccupazione di molti esponenti della comunità internazionale. Nel 2002, le preoccupazioni toccarono un nuovo apice, quando furono rese note attività nucleari non dichiarate, quali la costruzione di un impianto di arricchimento dell’uranio a Natanz e di un impianto di produzione di acqua pesante nei pressi di Arak (per uno schema semplificato dei cicli del combustibile nucleare, si veda la Figura 1). Al fine di delineare il contesto dell’attuale situazione di stallo, il presente capitolo esamina l’evoluzione successiva degli eventi.
Ciclo del combustibile nucleare basato su acqua leggera
Estrazione e macinazione dell’uranio
Ciclo del combustibile nucleare basato su acqua pesante
Estrazione e macinazione dell’uranio
Conversione dell’uranio Conversione dell’uranio
Arricchimento dell’uranio
Fabbricazione del combustibile
Fabbricazione del combustibile
Reattore ad acqua leggera Reattore ad acqua pesante
Smaltimento dei rifiuti Smaltimento dei rifiuti
Figura 1: Cicli del combustibile nucleare
6. Dopo la scoperta di impianti nucleari non dichiarati, l’AIEA condusse indagini e ispezioni approfondite che rivelarono progressivamente alcune attività clandestine, p.e. le modifiche non dichiarate dei siti. Di conseguenza, nel settembre 2003, l’AIEA adottò una risoluzione e chiese una maggiore trasparenza, il rispetto, in futuro, dell’obbligo di informazione, la sospensione di tutte le
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attività legate all’arricchimento dell’uranio e, come misura di fiducia, la sospensione delle attività di riprocessamento (IAEA, 2003). L’Iran aveva un mese di tempo per sanare tutte le inadempienze e cooperare appieno alle attività di verifica dell’AIEA. Inoltre, l’Iran fu invitato a firmare, ratificare e applicare un Protocollo aggiuntivo che ampliava i poteri dell’AIEA in relazione alle ispezioni dei siti legati al nucleare e alla richiesta delle relative informazioni. I successivi sforzi diplomatici di Francia, Germania e Regno Unito (UE- 3) ottennero che l’Iran firmasse e rispettasse il Protocollo aggiuntivo, anche in attesa della ratifica da parte del Parlamento iraniano. L’Iran annunciò inoltre una sospensione delle attività di arricchimento e di riprocessamento e si impegnò a non importare apparecchiature legate all’arricchimento dell’uranio. Pertanto, la questione non fu deferita al Consiglio di sicurezza dell’ONU per lasciare all’Iran il tempo di convincere l’AIEA del suo totale rispetto degli obblighi del Trattato di non- proliferazione (TNP).
7. Tuttavia, dopo l’accordo iniziale, l’Iran continuò alcune attività legate al suo programma di arricchimento, sfruttando una formulazione poco chiara del testo dell’accordo. Inoltre, i funzionari iraniani ritardarono le ispezioni e, nel complesso, la cooperazione fu priva di trasparenza. L’AIEA scoprì altre attività preoccupanti, quali gli esperimenti con il plutonio e il polonio-210, la progettazione di modelli di centrifughe avanzate destinate al programma di arricchimento e progetti per la costruzione di camere per la separazione del materiale irradiato (le cosiddette “celle calde”) che potevano essere utilizzate per separare il plutonio. Inoltre, nel 2004/2005 vennero alla luce prove del traffico illecito di tecnologie nucleari attraverso la rete clandestina dello scienziato nucleare pakistano A.Q. Khan.
8. In un clima di crescente sfiducia nelle intenzioni dell’Iran, con l’Accordo di Parigi stipulato nell’autunno del 2004, l’Iran e gli UE-3 definirono più chiaramente la sospensione delle attività di arricchimento e i negoziati si intensificarono nel 2005. Nel corso dei colloqui con gli UE-3 del 2005, l’Iran presentò in diverso grado di dettaglio un totale di quattro proposte. Gli impegni proposti prevedevano la limitazione del programma di arricchimento e l’immediata conversione di tutto l’uranio arricchito in combustibile nucleare. Da parte loro, nell’agosto 2005, gli UE-3 proposero un pacchetto di proposte per un accordo a lungo termine (Framework for a Long- Term Agreement), offrendo incentivi quali l’accesso al mercato europeo dell’energia, il sostegno politico alla candidatura all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e l’assistenza per la costruzione di centrali elettriche nucleari. Tuttavia, quando Mahmoud Ahmadinejad fu eletto Presidente nell’agosto 2005 e adottò una posizione molto più intransigente, le tensioni con la comunità internazionale aumentarono notevolmente. Quello stesso mese, l’Iran riprese la conversione dell’ossido di uranio (cosiddetto yellowcake) in gas di uranio da impiegare per l’arricchimento nelle centrifughe. Un mese dopo, il Consiglio dei governatori dell’AIEA approvò una risoluzione dichiarando l’Iran inadempiente rispetto all’Accordo sulle salvaguardie globali (IAEA, 2005). La Risoluzione esortava l’Iran ad attuare le necessarie misure di trasparenza, a sospendere nuovamente tutte le attività legate all’arricchimento, a riconsiderare la costruzione del reattore di ricerca ad acqua pesante di Arak e a continuare ad applicare e a ratificare tempestivamente il Protocollo aggiuntivo. Alcuni mesi dopo, in segno di provocazione, l’Iran riprese le ricerche sull’arricchimento e poco dopo annunciò che non intendeva più applicare il Protocollo aggiuntivo. A quel punto, l’AIEA deferì per la prima volta la questione nucleare iraniana al Consiglio di sicurezza dell’ONU (IAEA, 2006).
9. Nel marzo 2006, la Presidenza del Consiglio di sicurezza dell’ONU adottò una dichiarazione non vincolante notando con viva preoccupazione che “l’AIEA non è in grado di concludere che in Iran non vi sono materiali o attività nucleari non dichiarate” (UN Security Council Presidency, 2006). La Dichiarazione esortava l’Iran a rispettare le misure richieste dal Consiglio di governatori dell’AIEA, sottolineando che “è particolarmente importante che l’Iran ristabilisca la sospensione totale e permanente di tutte le attività legate all’arricchimento e al riprocessamento”. L’Iran reagì con
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riluttanza e dichiarò di aver arricchito con successo l’uranio al 3,5%. Di conseguenza, i P5+1 si riunirono e offrirono all’Iran un nuovo pacchetto di proposte. Il pacchetto era simile a quello offerto dall’UE-3 nel 2005 ma prevedeva anche misure dissuasive in caso di rifiuto dell’Iran. L’Iran dichiarò di essere disposto a condurre colloqui seri, ma la sospensione del suo programma di arricchimento non poteva essere la condizione preliminare. Pertanto, il 31 luglio 2006, il Consiglio di sicurezza dell’ONU adottò la Risoluzione 1696 concedendo all’Iran un mese di tempo per sospendere le attività legate all’arricchimento dell’uranio (UN Security Council, 2006) e minacciò l’adozione di sanzioni in caso di inadempienza dell’Iran. L’Iran respinse la Risoluzione dell’ONU, iniziò un nuovo ciclo di arricchimento e inaugurò l’impianto di produzione di acqua pesante di Arak. La reazione iraniana portò all’adozione della Risoluzione 1737 (dicembre 2006) che ribadiva le richieste della Risoluzione 1696 ma chiedeva anche la sospensione dei lavori a tutti i progetti relativi all’acqua pesante e adottava la prima serie di sanzioni dell’ONU contro l’Iran (UN Security Council, 2006).
10. La Risoluzione 1737 fu la prima di quattro risoluzioni che imponevano all’Iran diverse sanzioni e restrizioni. Le sanzioni successive confermarono le richieste precedenti e introdussero richieste aggiuntive come reazione alle nuove attività iraniane; inoltre, le sanzioni previste erano progressivamente più rigide. Infatti, la seconda serie di sanzioni fu imposta a soli tre mesi di distanza, nel marzo 2007, con la Risoluzione 1747, adottata perché l’Iran stava installando un numero crescente di centrifughe, aveva accelerato l’arricchimento dell’uranio e continuava le attività sul reattore ad acqua pesante di Arak
11. Nonostante le sanzioni, l’Iran continuò la produzione di combustibile nucleare per i reattori. Nel marzo 2007, l’Iran sospese anche l’applicazione di una clausola dell’Accordo sulle salvaguardie globali (Codice 3.1) che imponeva all’Iran di fornire all’AIEA i dati di progetto dei nuovi impianti legati al suo programma nucleare non appena veniva adottata la decisione relativa alla loro costruzione. La clausola era stata emendata nel 2003 e trasformata in una misura di fiducia, ma l’Iran era tornato alla clausola originale, in base alla quale il solo obbligo era di informare l’AIEA sei mesi prima dell’introduzione di materiale nucleare. L’AIEA sostenne che l’Iran non poteva tornare unilateralmente alla versione originale. Nel 2007 l’Iran divenne, in una certa misura, più cooperativo. Consentì agli ispettori l’accesso all’impianto di Arak e concordò un piano di lavoro per chiarire con l’AIEA le cosiddette “questioni in sospeso” entro il dicembre 2007.
12. In un rapporto del febbraio 2008 sullo stato d’avanzamento del piano di lavoro, l’AIEA dichiarò che l’Iran aveva risposto a gran parte delle domande dell’Agenzia, ma non a tutte. Il problema principale rimaneva l’eventuale dimensione militare del programma nucleare iraniano. Già nel 2005, gli Stati Uniti avevano richiamato l’attenzione dell’AIEA su alcuni studi basati su dati di intelligence degli Stati Uniti, secondo cui l’Iran avrebbe cercato di procurarsi l’uranio da utilizzare in un programma segreto di arricchimento e avrebbe condotto test con esplosivi ad alto potenziale e con un veicolo di rientro dei missili (si veda il Capitolo IV). Sulla scia di questo nuovo rapporto, il Consiglio di sicurezza dell’ONU adottò la Risoluzione 1803 (marzo 2008) ampliando le sanzioni. Anche gli Stati Uniti e l’Unione Europea imposero sanzioni più severe. A settembre, le discussioni con l’Iran sulla possibile dimensione militare del suo programma erano di nuovo in un vicolo cieco. Inoltre, l’Iran aveva aggiunto una nuova dimensione alla questione nucleare con il lancio di un razzo spaziale. Infatti, le informazioni provenienti da un programma spaziale possono essere utilizzate per lo sviluppo di missili balistici più efficienti. Il programma missilistico iraniano era fonte di preoccupazione già da anni. Inoltre, l’Iran aveva iniziato la costruzione di un reattore nucleare a Darkhovin. La ripresa dei colloqui su un pacchetto di incentivi accettabili fu un insuccesso e il
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Consiglio di sicurezza dell’ONU adottò la Risoluzione 1835 (settembre 2008) che confermava la precedente serie di sanzioni, dimostrando in tal modo l’unità dei P5 +1.
13. Nel 2009, con l’elezione del presidente Barack Obama, l’amministrazione americana divenne più partecipe alle discussioni dei P5 +1. In effetti, il presidente Obama dichiarò di essere pronto a negoziare con l’Iran, anche se l’Iran non aveva ancora aderito alla richiesta di sospendere le attività legate al ciclo del combustibile nucleare. Il governo iraniano non accolse con entusiasmo questo invito a negoziare e a settembre l’Iran dichiarò all’AIEA un altro impianto di arricchimento, costruito clandestinamente nei pressi di Qom (il sito di Fordow). Gli analisti concordano sul fatto che l’Iran informò l’AIEA soltanto perché aveva appreso dell’imminente rivelazione dell’esistenza del sito. Secondo l’Iran, questa notifica tardiva è conforme con la versione non emendata del Codice 3.1, ma né l’AIEA néi i P5 + 1 accettano tale argomentazione.
14. Alla fine del 2009, la prospettiva di un accordo interinale aprì uno spiraglio di speranza. Durante i colloqui di Ginevra, l’Iran indicò che avrebbe consentito le ispezioni nel sito di Fordow e avrebbe aderito all’accordo sullo scambio di combustibile proposto dai P5 + 1. L’accordo prevedeva la spedizione della maggior parte dell’uranio a basso livello di arricchimento dall’Iran in Russia per un ulteriore arricchimento poco al di sotto del 20%. Successivamente, il materiale sarebbe stato inviato in Francia per la fabbricazione del combustibile destinato al reattore di ricerca di Teheran che, secondo le indicazioni, avrebbe esaurito il combustibile di lì a pochi anni. L’accordo mirava a ridurre le scorte di uranio arricchito in Iran, a guadagnare tempo per negoziare, e, se possibile, a impedire all’Iran di arricchire il suo uranio dal 3%-5% a poco meno del 20%. L’arricchimento a poco meno del 20% è un passo importante, in quanto ridurrebbe fino a cinque volte il tempo necessario per l’ulteriore arricchimento e per la produzione di uranio di qualità militare (Fitzpatrick, 2011). Ma alla fine Teheran respinse la proposta di scambio del combustibile, molto probabilmente a causa delle divisioni politiche interne, e decise di procedere direttamente all’arricchimento dell’uranio poco al di sotto del 20%.
15. A maggio 2010, Iran, Brasile e Turchia raggiunsero un accordo su un’altra proposta di scambio del combustibile che non fu comunque approvata dai P5 +1. In una lettera all’AIEA, i P5 +1 affermarono tra l’altro che, all’epoca, l’uranio spedito al di fuori del paese costituiva una percentuale molto inferiore alle riserve totali iraniane e che veniva affermato il diritto dell’Iran di arricchire l’uranio senza alcun riferimento all’esigenza di assicurare, mediante verifica, l’adempimento dell’Iran al TNP e agli obblighi relativi alle salvaguardie. Inoltre, l’accordo non faceva menzione della produzione e dell’accumulo di uranio arricchito poco al di sotto del 20% in Iran (Reuters, 2010). In ogni caso, nel giugno 2010 il Consiglio di sicurezza dell’ONU adottò la Risoluzione 1929, imponendo sanzioni ancora più rigide.
16. Le ulteriori iniziative per riportare l’Iran al tavolo dei negoziati fallirono nel corso dei colloqui del 2010 e dell’inizio del 2011. Il novembre 2011 segnò un altro momento critico. In un rapporto, l’AIEA aveva espresso pubblicamente le proprie preoccupazioni in merito a una possibile dimensione militare del programma nucleare iraniano, basandosi su studi forniti dagli Stati Uniti e da altri Stati membri e su informazioni proprie (IAEA, 2011). Il rapporto confermava l’opinione espressa nel 2007 dagli Stati Uniti secondo cui, fino al 2003, l’Iran aveva perseguito attività militari nel quadro di un programma strutturato, ma dopo il 2003 alcune attività erano proseguite e alcune potevano essere ancora in corso. Gran parte delle informazioni era già nota, ma il rapporto dell’AIEA presentava alcune informazioni e alcuni dettagli nuovi sulle attività descritte nei rapporti precedenti ed esprimeva pubblicamente e in modo circostanziato le preoccupazioni dell’Agenzia. Da allora, le tensioni tra Iran, Stati Uniti e UE si inasprirono e una nuova serie di sanzioni fu imposta dal Canada, dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti.
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III. IMPIANTI NUCLEARI E ASSIMILATI
17. Le attività legate al programma nucleare iraniano si svolgono negli impianti soggetti alla supervisione dell’AIEA e in altri impianti che sarebbero accessibili se l’Iran applicasse il Protocollo aggiuntivo. Anche altri impianti industriali o militari hanno destato sospetti. Il presente capitolo fornisce un quadro generale dei principali impianti di ricerca costruiti dall’Iran nel tentativo di dotarsi di un ciclo completo del combustibile nucleare (si veda la Figura 1).
A. ESTRAZIONE E MACINAZIONE
18. L’Iran possiede riserve di minerale di uranio che può essere macinato per formare un concentrato definito yellowcake. Tuttavia, le riserve sono limitate e le concentrazioni di uranio sono basse. A quanto risulta, attualmente la miniera a cielo aperto di Gchine è l’unico impianto minerario operativo. Il minerale da sottoporre a macinazione viene trasferito al vicino impianto di produzione di uranio di Bandar Abbas (Nuclear Threat Initiative, 2011a). Secondo gli esperti, l’impianto di Bandar Abbas ha una capacità annua di 21 tonnellate di yellowcake che non è sufficiente per un programma nucleare civile completo ma, considerata la quantità di uranio necessaria, sarebbe sufficiente per la fabbricazione di armi nucleari (Lewis, 2009). L’Iran ha anche costruito altri impianti di estrazione/macinazione, con una miniera sotterranea a Saghand e il vicino impianto di produzione di yellowcake di Ardakan. Dato che l’Iran non applica il Protocollo aggiuntivo, l’AIEA non ha accesso agli impianti di estrazione e macinazione.
B. CONVERSIONE DELL’URANIO
19. Attualmente, le attività di conversione dell’uranio, che consiste nella conversione di yellowcake in gas di uranio, si svolgono nell’impianto di Isfahan. Si stima che l’impianto possa produrre circa 200 tonnellate di gas di uranio all’anno (ISISa). Può inoltre convertire lo yellowcake, l’uranio a basso arricchimento o l’uranio impoverito in ossido di uranio e in metallo di uranio impoverito. Infatti, l’Iran intende costruire linee di conversione per produrre ossido di uranio destinato al reattore ad acqua pesante di Arak e uranio metallico destinato ad altri reattori di ricerca. Per la conversione potrebbero essere utilizzati anche i Laboratori polivalenti Jabr Ibn Hayan di Teheran, dichiarati all’AIEA, e un impianto sospetto a Fasa (Nuclear Threat Initiative, 2011b).
Arma nucleare basata sull’uranio
Estrazione e macinazione dell’uranio
Arma nucleare basata sul plutonio
Estrazione e macinazione dell’uranio
Conversione dell’uranio Conversione dell’uranio
Arricchimento dell’uranio Fabbricazione del combustibile
Uranio altamente arricchito di qualità militare Reattore ad acqua pesante
Riprocessamento Arsenalizzazione (dispositivo nucleare e sistema di lancio)
Plutonio di qualità militare
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C. ARRICCHIMENTO
Dispositivo e sistema di lancio
Figura 2: Cicli delle armi nucleari
20. Il Programma iraniano di arricchimento è la principale fonte di preoccupazione per la comunità internazionale, in quanto l’arricchimento dell’uranio ad alti livelli è una delle vie da percorrere per dotarsi di un’arma nucleare (si veda la Figura 2 e il Capitolo IV). La prima Risoluzione delle Nazioni Unite imponeva all’Iran di sospendere tutte le attività legate all’arricchimento dell’uranio, ma per gran parte del tempo, l’Iran non ha adempiuto ai propri obblighi.
21. Il sito principale del programma iraniano di arricchimento per centrifugazione del gas è ubicato a Natanz. Il sito di Natanz ospita due impianti: un impianto di arricchimento del combustibile (Fuel Enrichment Plant, FEP) e un impianto pilota di arricchimento del combustibile (Pilot Fuel Enrichment Plant, PFEP). Attualmente, il FEP sotterraneo, che arricchisce uranio dal febbraio 2007, è il sito di arricchimento principale. Invece, il PFEP è una struttura che funge sia da sito sperimentale per le centrifughe avanzate sia da impianto pilota di produzione dell’uranio a basso arricchimento ed è in funzione dal 2003. L’uranio viene arricchito poco al di sotto del 20%, ed è presumibilmente destinato ad alimentare il reattore di ricerca di Teheran una volta che questo avrà esaurito il combustibile oppure ad attività di ricerca e sviluppo.
22. Nei pressi di Qom è in funzione l’impianto di arricchimento del combustibile di Fordow (Fordow Fuel Enrichment Plant, FFEP). Le numerose variazioni della descrizione della sua destinazione hanno destato i sospetti dell’AIEA circa il suo obiettivo originale. L’AIEA ha accesso a questo sito dalla fine del 2009. Oggi l’impianto è progettato per produrre uranio arricchito al 5% ma anche per un arricchimento poco al di sotto del 20%. L’arricchimento al di sotto del 20% è iniziato nel dicembre 2011. Secondo gli esperti, l’impianto ha dimensioni relativamente limitate per produrre combustibile nucleare, ma potrebbe essere utilizzato per la ricerca sulle centrifughe o essere convertito per la produzione di uranio ad alto arricchimento (High-Enrichment Uranium - HEU) di qualità militare. I sospetti della comunità internazionale circa questo impianto sono stati alimentati dalla vaghezza delle risposte dell’Iran in merito alla cronologia della sua costruzione e dall’ubicazione del sito all’interno di una zona montuosa. Inoltre, è probabile che l’impianto sia stato sviluppato dall’Organizzazione civile dell’energia atomica iraniana, ma la base che lo ospita era legata al Corpo della Guardie Rivoluzionarie iraniano.
23. Fino al 2003, l’Iran ha anche investito in un impianto pilota di arricchimento, nel quale l’uranio non era arricchito con centrifughe a gas ma con tecnica laser. L’impianto contiene apparecchiature progettate per produrre uranio arricchito al 3,5%-7%. Tuttavia, l’AIEA riteneva che l’impianto avrebbe potuto in futuro produrre anche uranio altamente arricchito. In un primo momento, l’Iran aveva cercato di nascondere l’impianto, ma le ispezioni sono state autorizzate nell’agosto 2003. Nonostante i suoi sospetti iniziali, l’AIEA ha riferito che le attività di arricchimento con laser erano comunque insignificanti e sono state sospese.
24. L’Iran ha anche annunciato che intende costruire dieci nuovi impianti di arricchimento, senza fornire ulteriori dettagli né informare l’AIEA (BBC, 2009).
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D. FABBRICAZIONE DEL COMBUSTIBILE
25. La fase successiva del ciclo del combustibile nucleare è la fabbricazione del combustibile destinato ai reattori. L’impianto di fabbricazione del combustibile (Fuel Manufacturing Plant, FMP) di Isfahan è stato inaugurato ufficialmente nell’aprile 2009, ma, a quanto pare, era già in funzione prima di tale data. L’impianto ha avviato la produzione di due tipi di barre di combustibile per il reattore di ricerca di Teheran ed è nelle fasi iniziali della produzione del combustibile destinato al reattore ad acqua pesante in costruzione ad Arak. Per questo impianto di fabbricazione del combustibile, l’AIEA non ha ancora adottato misure di salvaguardia appropriate e, attualmente, la questione è in fase di discussione con l’Iran. Sempre a Isfahan, l’Iran ha messo in esercizio un Laboratorio di fabbricazione del combustibile (Fuel Fabrication Laboratory FFL) dotato di capacità limitate di fabbricazione di pellet di combustibile.
E. REATTORI
26. Il reattore ad acqua leggera di Bushehr è l’elemento fondamentale per la generazione di energia nucleare in Iran. Il reattore era in fase di costruzione ancor prima della Rivoluzione iraniana ed è stato gravemente danneggiato nella guerra tra Iran e Iraq. Siemens, che aveva avviato i lavori di costruzione, rifiutò di riprendere l’attività dopo la fine della guerra. Nel 1995, la Russia decise di completare il reattore da 1.000 MW e di alimentarlo con il combustibile. Una condizione importante era che il combustibile spento fosse restituito alla Russia, per assicurare che l’Iran non separasse il plutonio da utilizzare per le armi nucleari. Un accordo dettato dalle preoccupazioni della comunità internazionale per la proliferazione fu concluso nel 2005 e le spedizioni di combustibile sono avvenute nel rispetto delle salvaguardie dell’AIEA. L’impianto è stato ufficialmente inaugurato nel settembre 2011 e l’Iran ha annunciato la messa in funzione avvenuta il 31 gennaio 2012. Tuttavia, l’impianto di Bushehr non è ancora operativo.
27. L’Iran sta costruendo anche un IR-40, un reattore di ricerca ad acqua pesante, ad Arak. L’IR- 40 è progettato per una potenza di 40 MW e utilizza ossido di uranio naturale come combustibile. Ciò significa che l’Iran non avrà bisogno di uranio arricchito per alimentarlo. In condizioni di funzionamento ottimali, l’IR-40 dovrebbe produrre circa 9 kg di plutonio all’anno, sufficienti per fabbricare circa due armi nucleari ogni anno (ISISb). Le autorità iraniane insistono sul fatto che il reattore sarà utilizzato per la produzione di isotopi per scopi medici. L’Iran prevede di iniziare le operazioni nel 2013. Il sito di Arak ospita anche un impianto di produzione di acqua pesante, non sottoposto alle salvaguardie dell’AIEA a causa della mancata applicazione del Protocollo aggiuntivo da parte dell’Iran, e le celle calde per la separazione del materiale irradiato. Dal 2006, l’AIEA e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno ripetutamente chiesto all’Iran di sospendere tutte le attività relative all’acqua pesante e di consentire le ispezioni. L’Iran ha però adottato un atteggiamento ambiguo e ha autorizzato occasionalmente l’accesso dell’AIEA. L’Iran giustifica il suo rifiuto di concedere un accesso totale, sostenendo che non sono necessarie ispezioni particolari dato che il reattore IR-40 non può ancora ricevere materiale nucleare. L’AIEA continua a monitorare lo stato dell’impianto attraverso immagini satellitari, ma l’Iran ha completato la struttura esterna del reattore e questo impedisce un monitoraggio significativo.
28. Il reattore di ricerca di Teheran, fornito dagli Stati Uniti sotto le salvaguardie dell’AIEA, è un reattore di ricerca ad acqua leggera da 5 MW che produce isotopi per scopi medici dalla fine degli anni 60. Tra qualche anno, il reattore dovrebbe esaurire il combustibile costituito da uranio arricchito poco al di sotto del 20%. L’Iran ribadisce di aver iniziato l’arricchimento dell’uranio a questo livello, a partire dal 2010, unicamente per tale scopo. Nel 2011, l’Iran ha annunciato l’intenzione di costruire altri quattro o cinque reattori nucleari di ricerca (Reuters, 13 aprile 2011).
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29. Nel 2008, l’Iran ha comunicato che costruirà un reattore di potenza ad acqua pesante da 360 MW a Darkhovin. Secondo quanto affermato dall’Iran, l’impianto servirà a soddisfare il fabbisogno interno di combustibile, avvalendosi delle conoscenze acquisite con il reattore IR-40. Nessuna informazione sul progetto è stata ancora fornita all’AIEA. A febbraio 2011 l’AIEA, che monitora il sito attraverso le immagini satellitari, non aveva ancora rilevato i segni di un’attività di costruzione.
F. RIPROCESSAMENTO
30. Il plutonio può essere separato dal combustibile esaurito in un processo definito riprocessamento. Le risoluzioni sia dell’AIEA sia del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno invitato l’Iran a non riprocessare materiali irradiati e ad astenersi da qualsiasi attività di ricerca e sviluppo in questo campo. L’Iran ha ammesso di aver condotto, in passato, alcuni esperimenti di riprocessamento su scala di laboratorio, ma dal febbraio 2008 esso afferma di aver sospeso tali attività. Ha dichiarato che in futuro non condurrà più attività di riprocessamento, e non esistono prove che l’Iran possieda o stia costruendo un tale tipo di impianto.
G. RIFIUTI
31. L’Iran ha limitate capacità di stoccaggio dei rifiuti nucleari ad Anarak, Isfahan e Karaj.
IV. IL POTENZIALE DI ARSENALIZZAZIONE NUCLEARE
32. Stabilire al di là di ogni dubbio che un programma nucleare ha una dimensione militare è molto difficile, se uno Stato intende nasconderlo. L’Iran ha sempre sostenuto che il suo programma nucleare ha esclusivamente natura civile e sembra che l’Ayatollah Khamenei abbia emesso una fatwa (un parere giuridico ai sensi della legge islamica) secondo cui "l’Islam vieta la produzione, lo stoccaggio e l’uso di armi nucleari e la Repubblica islamica dell’Iran non si doterà mai di tali armi" (Mehr News Agency, 2005). Tuttavia, esistono forti sospetti che il programma nucleare iraniano abbia, o almeno abbia avuto, una dimensione militare.
33. Nel suo rapporto del novembre 2011, l’AIEA ha invitato nuovamente l’Iran a “cooperare per la soluzione di tutte le questioni in sospeso, al fine di escludere possibili dimensioni militari del programma, assicurando senza indugio accesso a tutti i siti, alle attrezzature, alle persone e ai documenti richiesti" – cosa che l’Iran non ha fatto in misura significativa dall’agosto 2008 (IAEA, 2011). L’Agenzia sospetta che l’Iran abbia svolto attività in quattro aree:
1. sforzi per acquisire attrezzature e materiali legati al nucleare e “a duplice uso” da parte di persone ed entità legate ai militari;
2. sforzi per mettere a punto mezzi non dichiarati per la produzione di materiale nucleare;
3. acquisizione, da una rete clandestina, di informazioni e documentazione relative allo
sviluppo di armi nucleari e
4. attività relative a un progetto autoctono per lo sviluppo di un’arma nucleare, compresi i test
dei componenti.
34. Oggi gran parte degli osservatori, soprattutto nei paesi dell’area euro-atlantica, non credono che l’Iran abbia deciso di dotarsi di un’arma nucleare. Secondo gli Stati Uniti, ad esempio, "l’Iran tiene aperta l’opzione di sviluppare armi nucleari, in parte sviluppando capacità nucleari diverse che renderebbero più facile la fabbricazione di tali armi, qualora decidesse di farlo. Però non sappiamo
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se, alla fine, l’Iran deciderà di costruire armi nucleari "(Clapper, 2012). In altre parole, sembra che l’Iran stia perseguendo una strategia di nuclear hedging, puntando sulla capacità di costruire rapidamente le armi nucleari qualora decidesse di farlo. Non vi è alcun dubbio che, considerato il crescente grado di sofisticazione del programma nucleare iraniano, il tempo necessario per passare dalla decisione di fabbricare un’arma nucleare alla sua fabbricazione effettiva diviene sempre più breve.
35. Per costruire un’arma nucleare utilizzabile, uno Stato ha bisogno: a) del materiale fissile necessario, b) di un dispositivo, vale a dire l’arma, e c) di un vettore. Il presente capitolo esamina le vie che l’Iran potrebbe intraprendere per dotarsi di tale arma e i sospetti dell’AIEA circa il programma nucleare iraniano.
A. MATERIALE FISSILE
36. I processi per procurarsi il materiale fissile per la fabbricazione di armi, sia esso plutonio o uranio altamente arricchito (in genere all’80-90%), sono molto simili al processo di produzione di energia nucleare civile (si veda anche la Figura 2). Per questo motivo, il TNP, gli Accordi di salvaguardia globali e i Protocolli aggiuntivi sono molto importanti. Ed è anche per questo che i tentativi di occultamento e le attività clandestine dell’Iran hanno suscitato tante preoccupazioni nella comunità internazionale
37. Il plutonio destinato alle armi nucleari può essere separato dal combustibile spento dei reattori nucleari mediante il riprocessamento. Attualmente l’Iran non conduce attività di riprocessamento e, nel prossimo futuro, non avrà le capacità necessarie, né ha predisposto alcun piano in tal senso. Sembra quindi molto più probabile che, per la sua prima arma nucleare, l’Iran utilizzerebbe uranio altamente arricchito. Per il futuro, il reattore ad acqua pesante di ricerca in costruzione ad Arak pone comunque un rischio di proliferazione, dato che sarà paragonabile ai reattori di altri paesi che producono il plutonio destinato alle armi nucleari (Fitzpatrick, 2011). Tuttavia, un’iniziativa di questo tipo sarebbe facilmente individuata. Il reattore di Bushehr potrebbe anche essere modificato per la produzione di plutonio di qualità militare, ma neanche questa modifica sfuggirebbe al controllo dell’AIEA (Fitzpatrick, 2011).
38. I programmi iraniani di arricchimento dell’uranio a Natanz (FEP e PFEP) e il sito di Fordow (FFEP) sono quindi motivo di fortissima preoccupazione. Attualmente, l’Iran arricchisce l’uranio a livelli di 3%-5%, e a poco al di sotto del 20%. A partire dal febbraio 2012, l’Iran ha prodotto un totale di 5.451 kg di uranio a basso arricchimento del primo tipo e 109,2 kg del secondo tipo (IAEA, 2012). Secondo l’Istituto per la Scienza e la Sicurezza Internazionale (ISIS), la quantità di uranio arricchito al di sotto del 5% sarebbe sufficiente, se ulteriormente arricchito, per costruire da due a quattro armi nucleari (Albright, Brennan, Stricker, Walrond, & Wood, 2012; Bipartisan Policy Center, 2011; IISS, 2011).
39. L’Iran cerca di potenziare considerevolmente la sue capacità di arricchimento dell’uranio: il suo obiettivo è di aumentare le prestazioni delle centrifughe di prima generazione (IR-1) e di installare centrifughe aggiuntive. Intende inoltre avviare la produzione di centrifughe di prossima generazione su scala industriale. Nello stabilimento di arricchimento del combustibile di Natanz l’Iran vuole installare 50.000 centrifughe (ISISc). A febbraio 2012 le centrifughe utilizzate per l’arricchimento erano più di 8.800 (IAEA, 2012). Nell’impianto di arricchimento del combustibile di Fordow, nei pressi di Qom, l’Iran arricchisce l’uranio appena al di sotto del 20% con circa 750
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centrifughe IR-1 (IAEA, 2012). Grazie a queste nuove capacità, recentemente l’Iran ha triplicato la produzione mensile di uranio arricchito poco al di sotto del 20% (Albright, Brannan & Walrond, 2012). Nell’impianto pilota di arricchimento del combustibile (PFEP), l’Iran ha installato oltre 160 centrifughe IR-2m e circa 60 centrifughe di prossima generazione IR-4 (IAEA, 2012) che dovrebbero avere prestazioni circa 3-4 volte superiori rispetto alle centrifughe IR-1 (Albright, Brennan, Stricker, Walrond, & Wood, 2012). A breve termine, l’Iran prevede di testare tre nuovi tipi di centrifuga (IAEA, 2012).
40. L’Iran ha anche installato oltre 8.000 alloggiamenti vuoti di centrifughe IR-1, Secondo gli analisti, ciò evidenzia la presenza di gravi strozzature negli approvvigionamenti e nella produzione che rendono difficile la fornitura delle parti necessarie (Albright, Brennan, Stricker, Walrond, & Wood, 2012). Inoltre, secondo i calcoli dell’ISIS, le centrifughe IR -1 iraniane hanno un rendimento inferiore al loro potenziale e ciò fa supporre anche altri problemi (Albright, Brannan, & Walrond, 2012). In generale, l’Iran sembra avere difficoltà a far progredire rapidamente il suo programma. Uno dei motivi è che l’Iran deve superare forti ostacoli negli approvvigionamenti, soprattutto a causa delle sanzioni internazionali che oggi sono più severe ed efficaci, p.e. nel settore delle apparecchiature ad alta tecnologia (Albright, Brennan, Stricker, Walrond, & Wood, 2012). L’Iran sta quindi cercando di espandere le proprie capacità di produzione autoctona, ma gli esperti dubitano che riesca a farlo in tempi rapidi.
41. Le stime del tempo necessario all’Iran per dotarsi rapidamente di una quantità di uranio altamente arricchito sufficiente per un’arma nucleare variano sensibilmente da analista ad analista. Infatti, considerate le possibili implicazioni politiche, la questione è stata oggetto di un dibattito molto acceso. Gli esperti dell’ISIS, ad esempio, sostengono che potrebbero essere necessari circa quattro mesi (Albright, Brennan, Stricker, Walrond, & Wood, 2012). Invece, secondo alcune voci allarmistiche, potrebbero essere sufficienti sei settimane (Wisconsin Project on Nuclear Arms Control, 2012). Mark Fitzpatrick, analista dell’ISS ed ex Vicesegretario aggiunto per le questioni della non-proliferazione, considera irrealistico uno scenario così a breve termine (Reuters, 7 dicembre 2011). A suo avviso, l’Iran avrebbe bisogno di più di un anno per costruire una bomba, ma non è chiaro se questo include anche la fabbricazione di una testata. Una tale opinione è in linea con le stime dei servizi di intelligence degli Stati Uniti, il cui direttore James Clapper sostiene che il componente di una bomba nucleare richiederebbe più di 12 mesi (Nuclear Threat Initiative, 2012). Anche in questo caso, non è chiaro se è inclusa la fabbricazione di una testata. Le diverse valutazioni dipendono anche dalle diverse ipotesi formulate, p.e. in relazione al metodo di arricchimento scelto (un metodo più lento ma comprovato piuttosto che un metodo più rapido ma inefficiente e non provato) e alla quantità minima di uranio altamente arricchito necessaria per un’arma (Bipartisan Policy Center, 2011). Va osservato, naturalmente, che non avrebbe molto senso produrre materiale per una sola arma. E’ comunque evidente che il tempo necessario per produrre una quantità sufficiente di uranio altamente arricchito si riduce mano a mano che aumentano le capacità dell’Iran.
42. Se l’Iran optasse per il breakout nucleare, ma è improbabile, e intendesse produrre uranio ad alto arricchimento sufficiente per un’arma, alcuni scenari sarebbero più probabili di altri. Ad esempio, l’ISIS descrive in dettaglio quattro opzioni: a) accelerare le attività in un sito di arricchimento dichiarato; b) accelerare le attività in un sito di arricchimento segreto; c) barare apertamente, oppure d) condurre un programma parallelo (Albright, Brennan, Stricker, Walrond, & Wood, 2012). Secondo l’ISIS esiste una scarsa probabilità che questi scenari si verifichino nel 2012. Tuttavia, nel 2013 e nel 2014/2015, alcune di queste opzioni hanno una probabilità da medio-bassa a media di
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essere realizzate. Naturalmente, l’Iran potrebbe anche recedere dal TNP, invocando il supremo interesse nazionale.
43. In allegato al suo rapporto del novembre 2011, l’AIEA esprime diversi sospetti sulla produzione di materiale fissile per un ordigno nucleare (IAEA, 2011). In un caso, le informazioni suggeriscono l’esistenza di un progetto inteso “a fornire una fonte di uranio adatto a un programma di arricchimento non dichiarato" (Progetto 5). Inoltre, secondo quanto affermato nel rapporto, il prodotto finale "sarebbe convertito in metallo e utilizzato nella nuova testata che è stata oggetto di studi sul veicolo di rientro di un missile."
B. IL DISPOSITIVO NUCLEARE
44. Le affermazioni contenute nell’analisi dell’AIEA attengono essenzialmente alla progettazione di un dispositivo nucleare. L’AIEA ha comunicato le informazioni relative agli approvvigionamenti e ai tentativi di ottenere attrezzature, materiali e servizi "che, pur avendo altre applicazioni civili, sarebbero utili per lo sviluppo di un esplosivo nucleare" (IAEA, 2011), ad esempio interruttori elettronici e spinterometri, sorgenti di neutroni, apparecchiature per la rilevazione e la misurazione delle radiazioni, nonché corsi di formazione su argomenti pertinenti allo sviluppo di esplosivi nucleari.
45. Il cosiddetto “Documento sull’uranio metallico” ha destato fortissime preoccupazioni. Per essere utilizzato in un dispositivo nucleare, il gas di uranio altamente arricchito deve essere prima trasformato in metallo, che viene quindi fuso e lavorato allo scopo di ottenere componenti per il nocciolo nucleare. L’Iran ha ammesso di aver ricevuto il documento dalla rete di A.Q. Khan, ma sostiene di non averlo richiesto. L’AIEA ha inoltre acquisito informazioni sullo “sviluppo di detonatori sicuri ad azione rapida e di apparecchiature idonee al loro innesco". Ciò costituisce una parte integrante di un programma inteso a sviluppare un certo tipo di dispositivo nucleare nonostante "esistano applicazioni non nucleari il cui numero è però limitato". Inoltre, l’AIEA è in possesso di informazioni “che indicano come l’Iran abbia avuto accesso a informazioni sulla progettazione di un sistema di innesco multi-punto utilizzabile per innescare efficacemente e simultaneamente, una forte carica esplosiva sulla sua superficie". Questo concetto specifico è utilizzato in alcuni dispositivi nucleari. L’Iran è stato aiutato da un esperto di origine ucraina che ha lavorato per gran parte della sua carriera nell’ambito del programma sovietico di armamenti nucleari (Albright, Brannan, Gorwitz, e Stricker, 2011). Anche in questo caso, il progetto potrebbe essere destinato a usi civili, in particolare alla produzione di diamanti artificiali. L’Agenzia sospetta inoltre che l’Iran abbia condotto esperimenti idrodinamici e, più specificamente, si presume che abbia "prodotto componenti simulati di esplosivi nucleari con materiali ad alta densità." Un altro motivo di grande preoccupazione sono le affermazioni, provenienti da due Stati membri, secondo cui l’Iran avrebbe condotto studi di modellazione di geometrie sferiche. Secondo l’Agenzia "non è chiaro come si possano applicare questi studi a qualcosa di diverso da un esplosivo nucleare". A quanto si riferisce, l’AIEA sospetta anche che "l’Iran abbia avviato i lavori per la fabbricazione di piccole capsule da usare come contenitori di un componente con materiale nucleare". E’ preoccupante anche l’informazione secondo cui " l’Iran potrebbe aver pianificato e avviato una sperimentazione preliminare molto utile se decidesse di testare un esplosivo nucleare" che "rispecchia direttamente i dispositivi utilizzati in esperimenti nucleari condotti da Stati dotati di armi nucleari.”
C. SISTEMI DI LANCIO
46. Verso la metà degli anni 80, il programma iraniano di missili balistici, esistente in embrione fin dagli anni 70, era noto come programma segreto destinato a combattere i missili iracheni. Oggi
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l’Iran possiede il più grande stock di missili balistici del Medio Oriente, e le istituzioni militari e scientifiche del paese lavorano per aumentare la sofisticazione, le dimensioni e la gittata dei missili. Tuttavia, l’Iran insiste sul fatto che il suo programma missilistico è di natura difensiva.
47. Ai fini della presente relazione, l’elemento che più desta preoccupazione è lo sviluppo di missili balistici in grado di trasportare testate nucleari. L’Iran è l’unico paese che ha sviluppato missili con gittata di oltre 2.000 km senza aver prima fabbricato le testate nucleari (Elleman, 2012). Il dato più allarmante è che, secondo le informazioni in possesso dell’AIEA, esisterebbe un nesso tra il presunto progetto di procurarsi clandestinamente uranio altamente arricchito da convertire eventualmente in una testata (Progetto 5) e gli studi del 2002-2003 su un nuovo veicolo di rientro dei missili (Progetto 111). Secondo quanto suggerito dai dati, il Progetto 111 "consisterebbe in un programma strutturato e completo di studi ingegneristici per valutare le modalità di integrazione di un nuovo carico utile sferico nel vano di carico esistente che sarebbe montato nel veicolo di rientro del missile Shahab 3" (IAEA, 2011). L’AIEA aggiunge che "sono stati condotti lavori supplementari per lo sviluppo di un prototipo di un sistema di innesco che consentirebbe al carico utile di esplodere in aria al di sopra un bersaglio oppure all’impatto del vettore di rientro con il terreno." L’Iran ammette che un tale sistema di innesco "costituirebbe un programma di sviluppo di un’arma nucleare", ma nega di condurre tali attività.
48. Data la natura sensibile di un programma missilistico, tutte le valutazioni di pubblico dominio sulla capacità missilistica iraniana sono necessariamente basate sul giudizio degli esperti. A dire il vero, manca il consenso sulle tecniche specifiche, sulle prestazioni del sistema e anche sul numero di sistemi diversi. Il presente capitolo fornisce comunque una breve panoramica del programma di missili balistici e del programma spaziale iraniano.
1. Missili balistici a corto raggio (SRMB)
49. inferiore a 1.000 km. L’Iran possiede una grande varietà di SRBM, schierati o in fase di sviluppo, con gittate tra 150 km e 500 km. I missili sono stati acquistati da altri stati o prodotti a livello nazionale con vari livelli di assistenza esterna.
50. L’Iran possiede alcuni missili con gittata inferiore a 300 km, per esempio il Fateh 110. Tuttavia, si ritiene che il missile più importante dello stock iraniano di SRBM sia lo Shahab-1, un missile identico ai missili SCUD-B fabbricati nella Corea del Nord e sviluppati inizialmente dall’Unione Sovietica. Il missile funziona con propellente liquido, è monostadio ed è molto diffuso in Medio Oriente dal 1960. Ha una gittata massima di 315 km (East West Institute (ed.), 2009) e un carico utile fino a 1.000 kg (Chipman, 2010). Se è corretta la stima dell’IISS secondo cui la" prima testata” iraniana “potrebbe pesare una tonnellata o più" (Chipman, 2010), lo Shahab-1 non potrebbe essere usato come sistema di lancio, almeno per una prima generazione di armi nucleari.
51. Il più recente Shahab-2 (o SCUD-C), anch’esso sviluppato prima nella Corea del Nord, è una variante dello SCUD-B e ha una maggiore gittata (secondo le stime, tra i 375 e i 500 km (East West Institute (ed.), 2009; Fitzpatrick, 2011) e un carico utile di meno di 750 kg. E’ quindi improbabile che sia in grado di trasportare una testata nucleare di prima generazione.
I missili balistici a corto raggio (Short-Range Ballistic Missiles -SRBMs) hanno una gittata
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2. Missili balistici a medio raggio (MRBM)
52. I missili balistici a medio raggio (Medium-range Ballistic Missiles - MRBM) hanno una gittata compresa tra 1.000 km e 3.000 km. L’Iran fabbrica direttamente lo Shahab-3, che deriva dal No- Dong 1 della Corea del Nord. Il missile potrebbe raggiungere i potenziali obiettivi in quasi tutto il Medio Oriente ed è senza dubbio il missile più sofisticato schierato dall’Iran. Essenzialmente, lo Shahab-3 è una versione migliorata dello Shahab-1/SCUD-B. Lo Shahab-3, può essere trasportato su strada e ha una gittata compresa tra 800 km e 1.000 km, a seconda delle stime (Fitzpatrick, 2011; East West Institute (ed.), 2009). Verosimilmente, il carico utile massimo è circa 1.000 kg,. Quindi, anche in questo caso, è poco probabile che lo Shahab-3 sia utilizzato per trasportare una prima testata nucleare (Fitzpatrick, 2011).
53. Partendo dallo Shahab-3, l’Iran ha anche sviluppato, e sta testando, una versione modificata denominata Shahab-3M o Ghadr-1. Questa modifica è la stessa che ha portato all’evoluzione dallo Shahab-1 allo Shahab-2; il serbatoio del propellente è allungato, aumentando la gittata del missile, ma riducendo il carico utile massimo (East West Institute (ed.), 2009). Gli esperti ritengono che la gittata sia stata estesa a 1.600 km (Fitzpatrick, 2011, Elleman, 2012) e, se dobbiamo credere alle dichiarazione dell’Iran, forse fino a 1.900 km (Lewis, Missile Exhibition in Teheran, 2011). Il carico utile stimato è circa 750 kg, probabilmente troppo basso per una testata nucleare di prima generazione.
54. Nel 2008, l’Iran ha annunciato di aver eseguito il test di lancio di un missile bi-stadio a combustibile solido, il Sejil, con una gittata di almeno 2.000 chilometri e la capacità di trasportare almeno una testata da 750 kg (Fitzpatrick (ed.), 2010). Una versione modificata potrebbe avere una gittata di 2200 km o più (Chipman, 2010). L’IISS ritiene che, una volta completata la fase di sviluppo, il missile potrebbe trasportare un carico utile di 1.500 kg fino a una distanza di circa 1.500 km, ed è quindi probabile che possa trasportare una testata nucleare di prima generazione (Chipman, 2010). Il Sejil è considerato un progresso importante nel programma missilistico iraniano. E’ infatti il primo missile balistico che ingloba un razzo a due stadi e può essere considerato un precursore dei missili balistici intercontinentali che richiedono stadi multipli per raggiungere obiettivi lontani. La propulsione a combustibile solido riduce anche la durata delle operazioni precedenti il lancio, in quanto il combustibile non deve essere caricato sul missile prima del lancio. Sono in corso ulteriori modifiche e miglioramenti del Sejil.
3. Missili balistici a raggio intermedio (IBRM), missili balistici intercontinentali (ICBM) e programma spaziale
55. Plausibilmente, in Iran sono in corso anche attività relative ai missili balistici a più lungo raggio, vale a dire i missili balistici a raggio intermedio (Intermediate-Range Ballistic Missiles, IRBM) e i missili balistici intercontinentali (Intercontinental Ballistic Missiles, ICBM), anche se, in questo campo, le informazioni di pubblico dominio sono molto limitate. Gli esperti non sono concordi sul tempo che sarà necessario all’Iran per sviluppare e schierare un missile con una gittata superiore a 3.000 km. Infatti, la costante dipendenza dell’Iran dal know-how straniero rende molto difficili le previsioni (East West Institute (ed.), 2009). Alcune valutazioni sono credibili, anche se lievemente divergenti. L’IISS, per esempio, ritiene improbabile che l’Iran possa schierare missili a combustibile liquido o solido in grado di raggiungere l’Europa occidentale prima del 2014/2015 (Chipman, 2010). Secondo altri esperti, in quella data potrebbe essere disponibile un missile da 4000 km (Montague, Rubin, & Wilkening, 2009). Inoltre, nel 2010 l’IISS riteneva che lo sviluppo di un ICBM iraniano "richiedesse ancora più di un decennio " (Chipman, 2010). Secondo un Joint Threat Assessment di esperti statunitensi e russi, un ICBM moderno potrebbe essere costruito solo
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nel periodo tra il 2019 e il 2024 (East West Institute (ed.), 2009). Invece, in uno studio commissionato nel 2010 dal Congresso degli Stati Uniti (Unclassified Report on Military Power of Iran) il Dipartimento della Difesa sosteneva che "probabilmente, l’Iran potrebbe sviluppare e testare un missile balistico intercontinentale (ICBM) in grado di raggiungere gli Stati Uniti entro il 2015", aggiungendo un’importante precisazione: "con sufficiente assistenza straniera" (US Secretary of Defense, 2010).
56. Gran parte degli osservatori ritengono che la tecnologia sviluppata e testata nell’ambito del programma spaziale iraniano lanciato nel 1990 potrebbe consentire di acquisire una certa esperienza da utilizzare in un programma ICBM. Negli ultimi anni, il programma spaziale iraniano ha registrato considerevoli progressi. Dopo il primo lancio di un satellite commerciale su un razzo russo avvenuto nel 2005 nell’ambito di un progetto congiunto, nel 2008 l’Iran ha lanciato per la prima volta il Safir, un veicolo di lancio a doppio stadio, molto probabilmente derivato dallo Shahab-3. Nel febbraio 2009 l’Iran è riuscito a mettere in orbita il satellite Omid. Con altri due lanci, nel 2011 e nel 2012, sono stati inviati nello spazio i satelliti Rasad-1 e Navid. Apparentemente, tutti i satelliti sono stati progettati per applicazioni civili. Sia Omid sia Rasad-1 sono ricaduti sulla terra, come previsto. L’Iran ha anche presentato un nuovo modello di razzo, il Simorgh, che dovrebbe essere testato nel 2013, anche se il lancio era stato previsto inizialmente per il 2010.
V. RICONDURRE L’IRAN ALL’ OVILE: INIZIATIVE RECENTI E OBIETTIVI FUTURI
57. In fase di redazione del presente documento, il 13 e 14 aprile si sono tenuti a Istanbul (Turchia) nuovi colloqui tra il gruppo P5+1 e l’Iran. Catherine Ashton, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha condotto diverse ore di colloqui, a nome del gruppo P 5+1, con il capo negoziatore nucleare iraniano Saeed Jalili. Il clima generale dopo l’incontro è stato sorprendentemente positivo. Secondo i funzionari di entrambe le parti i colloqui sono stati costruttivi e hanno segnato un cambiamento di atmosfera. Citando Michael Mann, portavoce di Lady Ashton, “sembra siano stati stabiliti i principi per i colloqui futuri " (BBC, 2012). Tuttavia, occorre rilevare che lo scopo principale dei colloqui di Istanbul non era quello di presentare proposte concrete, ma di facilitare la prossima tornata di colloqui prevista per il 23 maggio 2012 a Baghdad. Lo scetticismo è quindi giustificato. Nel dicembre 2010, dopo i colloqui di Ginevra era prevalso lo stesso ottimismo che ha poi portato unicamente al naufragio dei colloqui di Istanbul nel gennaio 2011. Entrambe le parti hanno sottolineato l’importanza delle misure di fiducia e di trasparenza. I dettagli sui prossimi colloqui di Baghdad non sono ancora chiari, ma è ragionevole supporre che saranno basati sul vasto pacchetto di misure offerto all’Iran nel 2008.
58. Nell’estate 2011, il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha presentato un nuovo piano per portare l’Iran “passo dopo passo” a ottemperare ai propri obblighi internazionali. I dettagli del piano non sono stati resi di pubblico dominio, ma a quanto pare il piano contiene una roadmap per l’attuazione del pacchetto di misure proposte dai P5+1. Il rispetto delle misure di fiducia e di trasparenza da parte dell’Iran porterebbe all’eliminazione progressiva delle sanzioni. Lavrov ha dichiarato che il processo dovrebbe iniziare "dalle questioni più semplici, affrontando per ultime le questioni più difficili che richiedono tempo" (US Secretary of State, 2011). Il piano Lavrov contiene elementi positivi. Tuttavia, è necessario far comprendere chiaramente all’Iran che le sanzioni non saranno revocate se prima non sarà dimostrato l’impegno credibile dell’Iran al rispetto pieno e verificabile delle Risoluzioni dell’ONU e dell’AIEA. E’ necessario ripristinare innanzitutto la fiducia internazionale. Ciò richiederà tempo e, di conseguenza, le sanzioni potranno essere revocate soltanto in una fase successiva. Inoltre, secondo quanto riferito, il piano Lavrov si limita a chiedere
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la sospensione del programma iraniano di arricchimento per un periodo di soli tre mesi. E’ indubbiamente un periodo troppo breve per costruire la fiducia necessaria riguardo all’impegno dell’Iran a perseguire un programma nucleare puramente civile.
59. Per elaborare una roadmap accettabile da tutte le parti è necessario avere un’idea chiara del risultato finale in grado di assicurare che l’Iran non diventi uno Stato dotato di capacità di produrre armi nucleari. Sotto questo aspetto, i due punti cruciali sono le attività iraniane legate all’acqua pesante e all’arricchimento dell’uranio. Per quanto concerne la prima, una condizione essenziale è che, nel prossimo futuro, l’Iran abbandoni qualsiasi attività in questo campo. Gli attuali piani iraniani presentano troppe analogie con altri programmi relativi all’acqua pesante utilizzati per produrre armi nucleari (Carlson, 2011).
60. Per quanto concerne l’arricchimento dell’uranio, il risultato ideale sarebbe un accordo negoziato che imponga all’Iran di astenersi dall’arricchimento dell’uranio per il prossimo futuro. Al momento, l’Iran non ha bisogno di arricchire l’uranio per la sua centrale nucleare di Bushehr, dato che il combustibile necessario è fornito dalla Russia. Inoltre, per coprire il fabbisogno futuro di combustibile del reattore di ricerca di Teheran, la comunità internazionale dovrebbe proporre un piano per la fornitura del combustibile necessario. Ciò potrebbe, e forse dovrebbe, essere realizzato attraverso un accordo di scambio del combustibile aggiornato, in virtù del quale l’Iran cederebbe, totalmente o parzialmente, il suo uranio arricchito in cambio di combustibile.
61. L’Iran sostiene di avere un ‘diritto inalienabile’ ad arricchire l’uranio. Tuttavia, il paese deve comprendere che il diritto all’arricchimento dell’uranio sussiste unicamente se vengono rispettati il TNP e l’Accordo sulle salvaguardie globali. Dopotutto, il TPN recita: "nessuna disposizione del presente Trattato può essere interpretata come pregiudizievole per il diritto inalienabile di tutte le Parti al Trattato di sviluppare la ricerca, la produzione e l’uso dell’energia nucleare per scopi pacifici senza discriminazione e in conformità con gli articoli I e II del presente Trattato "(Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, corsivo aggiunto). Infatti, successivamente, gli Stati parte del TNP hanno deciso che tale diritto deve essere esercitato anche in conformità con l’articolo III. Attualmente, esistono seri dubbi sul rispetto dell’articolo II che sancisce l’obbligo dell’Iran di "non costruire o acquisire" armi nucleari.
62. Forse la comunità internazionale potrebbe anche accettare un programma limitato di arricchimento, dopo che l’Iran avrà sufficientemente dimostrato il suo impegno a rispettare i propri obblighi internazionali. In realtà, le precedenti offerte del P5 +1 prevedevano la possibilità di un impianto iraniano di arricchimento. Il programma ha raggiunto un livello di sofisticazione ed è talmente radicato nella retorica politica del paese che potrebbe essere difficile convincere l’Iran ad abbandonarlo totalmente. Ma i P5+1 dovrebbero comunque tentare. In ogni caso, un arricchimento limitato dovrebbe essere autorizzato soltanto quando saranno state risolte tutte le questioni in sospeso con l’AIEA e quando l’AIEA avrà concluso, in generale, che il programma nucleare iraniano è di natura puramente civile. Secondo il Segretario di Stato americano Hillary Clinton, la posizione degli Stati Uniti e della comunità internazionale è che "in base a condizioni molto rigorose, dopo aver risposto alle preoccupazioni espresse dalla comunità internazionale e aver sospeso irreversibilmente il suo programma di armi nucleari, un giorno l’Iran potrebbe avere tale diritto [di arricchire l’uranio] sotto il controllo dell’AIEA (US House of Representatives, 2011).
63. Determinare il livello di arricchimento accettabile e il momento in cui l’arricchimento potrebbe essere ripreso è un compito molto delicato. Il necessario punto di partenza è che qualsiasi accordo deve assicurare che l’Iran non possa acquisire la capacità di fabbricare rapidamente un’arma.
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Michael A. Levi, del Council of Foreign Affairs statunitense, sostiene per esempio che l’arricchimento limitato dovrebbe essere definito come situazione "nella quale l’Iran dispone di una qualche capacità di arricchimento non trascurabile, ma non è in grado di produrre una bomba (o un piccolo arsenale) senza rischiare una forte ritorsione internazionale, inclusa la distruzione delle sue infrastrutture militari di arricchimento" (Levi, 2011). In altri termini, non dovrebbe essere concluso alcun accordo in cui l’Iran sia semplicemente autorizzato a condurre, a tutti gli effetti, "una proliferazione soggetta alle salvaguardie" (Carlson, 2011).
64. Il rafforzamento delle misure intese a monitorare il programma nucleare iraniano e a verificare che il suo scopo sia esclusivamente pacifico è la condizione sine qua non di qualsiasi accordo negoziato. Ciò richiede, come minimo inderogabile, l’applicazione del Protocollo aggiuntivo e del Codice 3.1 emendato. Tuttavia, considerati i forti sospetti che il programma nucleare iraniano abbia avuto, o abbia, una dimensione militare, sarebbe necessario porre in essere misure aggiuntive. Tali misure potrebbero essere il monitoraggio via satellite, la sorveglianza su vaste aree, la raccolta di informazioni di intelligence, garantendo la protezione degli informatori iraniani, e altre misure di salvaguardia più intrusive (Vaez & Ferguson, 2011). Potrebbe anche essere concesso un periodo di grazia durante il quale l’Iran non sarebbe sanzionato per l’ammissione di aver condotto in passato altre attività legate al nucleare disattendendo i propri obblighi internazionali. Come sostiene un analista, "... senza un tale periodo di grazia, non abbiamo alcun motivo di attenderci che l’Iran cooperi appieno con l’AIEA o dichiari volontariamente attività pregresse" (Goldschmidt, 2012). Altre misure di fiducia, più modeste ma comunque importanti, potrebbero essere le ratifiche del Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari e degli accordi internazionali in materia di sicurezza nucleare, quali la Convenzione sulla sicurezza nucleare.
65. Come ha dimostrato il fallimento di dieci anni di negoziati, per raggiungere un risultato finale accettabile sono necessarie alcune misure interinali intese a costruire la necessaria fiducia. Dal lato iraniano, l’elenco delle possibili misure è piuttosto lungo. In primo luogo, l’Iran potrebbe impegnarsi a non arricchire l’uranio poco al di sotto del 20%, dato che l’arricchimento a questo livello riduce notevolmente il tempo richiesto per produrre il materiale fissile necessario per un’arma nucleare. In realtà, nel 2011, il presidente Ahmadinejad sosteneva che l’arricchimento a livelli lievemente inferiori al 20% è antieconomico e che era disposto ad acquistare da fonti esterne il combustibile necessario per il reattore di ricerca di Teheran. Alcuni analisti hanno suggerito che i P5+1 verifichino questa affermazione in occasione dei prossimi colloqui (Ross, 2012; Parasiliti, 2012). In secondo luogo, l’arricchimento dell’uranio potrebbe essere limitato a Natanz, previa verifica, sospendendo le operazioni dell’impianto di Fordow. In terzo luogo, l’Iran potrebbe impegnarsi a limitare il numero di centrifughe avanzate installate. In quarto luogo, l’Iran potrebbe impegnarsi a non mantenere scorte di uranio arricchito nel paese e a inviare l’uranio all’estero per la conversione in combustibile nucleare da rispedire in Iran. Ciò porrebbe fine alla produzione iraniana di combustibile, ancora ai primordi e costosa. In quinto luogo, il programma di arricchimento in Iran potrebbe essere condotto su base multilaterale, con il coinvolgimento di partner esterni. In effetti, un obiettivo a lungo termine potrebbe essere quello di costruire impianti di arricchimento multilaterali in un paese terzo, eliminando così la necessità di arricchire l’uranio in Iran.
66. Le misure interinali che dovrebbero essere adottate dalla comunità internazionale, in aggiunta alle misure già suggerite, potrebbero essere: la fornitura di isotopi per scopi medici, se necessario; relazioni più dirette tra gli Stati Uniti e l’Iran, al momento opportuno e ai livelli appropriati; la partecipazione di interlocutori di paesi terzi, quali Brasile, Turchia, Oman, Qatar o Sud Africa e il sostegno ad accordi regionali concernenti una zona libera dalle armi di distruzione di massa, oppure misure di controllo dei missili balistici.
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VI. CONCLUSIONI
67. La comunità internazionale si avvicina al momento decisivo. Non può consentire all’Iran di diventare uno Stato in grado di dotarsi di armi nucleari e, ancor meno, uno Stato dotato di armi nucleari. Nel mondo esistono già troppi paesi che possiedono queste armi di distruzione di massa. Finora, l’Iran non è riuscito a dimostrare definitivamente alla comunità internazionale che non intende seguire questa strada. A dire il vero, con ogni mese che passa e in cui disattende i propri obblighi internazionali, l’Iran si avvicina all’acquisizione di una break-out capability per la fabbricazione di un’arma nucleare, qualora decidesse in tal senso. In definitiva, l’Iran deve fare una scelta: può chiarire tutte le questioni in sospeso e impegnarsi a condurre un programma nucleare esclusivamente civile oppure può diventare uno stato parìa e continuare a subire l’ostracismo della comunità internazionale. L’Iran è una nazione orgogliosa che vanta una storia lunga e straordinaria. Non deve sprecare questo potenziale perseguendo un programma nucleare che potrebbe consentirgli di acquisire armi nucleari.
68. Il presente progetto di relazione ha offerto alcuni spunti che potrebbero essere utili al fine di pervenire a un ampio accordo che conduca l’Iran a rispettare i propri obblighi internazionali e a impegnarsi, in modo verificabile, a favore di un programma nucleare esclusivamente civile. Una questione cruciale è stabilire se la proposta relativa a un pacchetto di incentivi e di misure dissuasive e l’efficacia dell’attuale regime di sanzioni possano convincere l’Iran che è suo preciso interesse rispettare gli obblighi internazionali. In ultima analisi, i P5+1 e l’Iran devono trovare un equilibrio accettabile per tutte le parti ai negoziati. Ogni azione intesa a rafforzare l’unità internazionale sulla questione nucleare iraniana e a facilitare un accordo negoziato è comunque determinante. Pertanto, il relatore auspica che le discussioni in seno alla STC nel corso della sessione primaverile di Tallinn portino all’adozione di una risoluzione dell’AP NATO in occasione della sessione annuale, fornendo così un prezioso contributo dei parlamentari delle due sponde dell’Atlantico.
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