Erice Luca Bolognini Quotidiano.net 14/8/2012, 14 agosto 2012
Share on email Email Share on print Stampa Newsletter L’Iran e la bomba atomica I mercati credono al raid di Israele Salgono petrolio e Cds Un altro falco arriva al ministero della Difesa israeliano, che chiede più soldi al Tesoro
Share on email Email Share on print Stampa Newsletter L’Iran e la bomba atomica I mercati credono al raid di Israele Salgono petrolio e Cds Un altro falco arriva al ministero della Difesa israeliano, che chiede più soldi al Tesoro. Già stimati i costi di un’eventuale guerra: "Si aggireranno sui 390 milioni di dollari al giorno" di Luca Bolognini La guida suprema iraniana, l’ayatollah Khameni, con i vertici dell’esercito (Afp) La guida suprema iraniana, l’ayatollah Khameni, con i vertici dell’esercito (Afp) Roma, 14 agosto 2012 - Mercati indecisi, prezzo del petrolio in rialzo e cambi al vertice. Anche per gli investitori internazionali è possibile che Israele attacchi l’Iran prima delle elezioni americane in novembre. La minaccia nucleare posta dal regime degli ayatollah è considerata reale, anche se Teheran ha sempre precisato di non voler dotarsi di un arsenale atomico. A livello politico, tutto ruota attorno al ministero della Difesa. Avi Dichter, ex responsabile dello Shin Bet (i servizi segreti interni), si occuperà a partire da oggi della Difesa passiva. Segui le notizie su Facebook Considerato un falco, la sua nomina arriva a 24 ore dall’inizio delle discussioni sul budget militare. Una voce che è cresciuta costantemente a partire dal 2009. Ehud Barak, titolare della Difesa, secondo Xinhua, vorrebbe 15,5 miliardi di dollari per il 2013. Due miliardi in più di quanto concesso nel 2012 (anche se secondo il quotidiano Israel Hayom, Gerusalemme averebbe deciso durante l’anno di incrementare i fondi di 1,5 miliardi di dollari). Il ministero della Finanza ne vorrebbe stanziare al massimo 12,5 miliardi. I venti di guerra soffiano sempre più forte. C’è chi dice che il 25 settembre (quando si riunirà l’Assemblea generale dell’Onu a New York) scadrà l’ultimatum che Binyamin Netanyahu ed Ehud Barak hanno posto agli Usa per dare l’ok all’attacco preventivo alle strutture nucleari iraniane. Secondo Debka, sito specializzato in notizie di intelligence, già dal primo ottobre Teheran potrebbe essere in grado di costruire un’atomica. I mercati nel frattempo stanno a guardare, anche se l’ipotesi di un attacco è sempre più credibile. "Gli investitori stranieri - ha spiegato ad Haaretz un alto funzionario di una banca di investimenti - questa settimana non si sono mossi sulla borsa di Tel Aviv a causa della tensione con l’Iran". Nelle ultime due settimane, da quando le voci di un possibile raid da parte di Gerusalemme si sono intensificate, i Credit default swap sui bond israeliani a cinque anni (un metodo classico con cui i mercati giudicano il rischio di investimento) sono schizzati del 7%. Ieri il prezzo del petrolio (Brent) ha raggiunto i 115 dollari a barile, il massimo negli ultimi tre mesi. Teheran ha più volte minacciato di chiudere lo stretto di Hormuz (attraverso cui passa il 40% del petrolio estratto nel Golfo Persico) in caso di ostilità. Se dovesse scoppiare la guerra, l’oro nero schizzerà alle stelle. Nel frattempo Gerusalemme sta stimando quanto potrebbe costargli una guerra contro gli ayatollah. Secondo un ex direttore generale del ministero dell’Economia, l’attacco potrebbe arrivare a costare 390 milioni di dollari al giorno se il 50% delle attività economiche dovesse fermarsi. "Ma - sottolinea Yarom Ariav, intervistato da Haaretz - anche un Iran nucleare avrebbe un prezzo". Luca Bolognini