P.L., Corriere della Sera 19/8/2012, 19 agosto 2012
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — È sempre più allarme Grecia, con il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble che esclude di gettare nuovi aiuti «in un pozzo senza fondo» e ammette che sarebbe «da stupidi» non pensare a un piano di emergenza per la zona euro. Contemporaneamente, il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker esprime la convinzione che Atene non lascerà la moneta unica, ma riconosce che un’uscita «è tecnicamente possibile». «Non penso che accadrà — dice al giornale austriaco Tiroler Tageszeitung — ma se venissero rifiutati un consolidamento del bilancio e le riforme strutturali, allora dovremmo considerare la questione». Quasi a dare sostanza alle parole del presidente dell’eurogruppo e del ministro tedesco che potrebbe essere il suo successore arrivano nuove rivelazioni del settimanale Der Spiegel, secondo cui nella sua ultima visita ad Atene la Troika avrebbe accertato che al governo del primo ministro Antonis Samaras (atteso nei prossimi giorni dallo stesso Juncker, dalla cancelliera Merkel e dal presidente francese Hollande) manca un totale di 14 miliardi di euro, 2,5 in più degli 11,5 preventivati.
La Germania però non intende sborsare altri soldi e non vuole rinvii del programma concordato, anche se forse a Parigi non la si pensa allo stesso modo. La prossima sarà quindi un’ennesima settimana decisiva. Ma queste nuove, insistenti preoccupazioni sulla tenuta del fanalino di coda della moneta unica non vogliono dire però che il clima sia totalmente dominato dal pessimismo. Anzi, parlando nel gigantesco palazzo della Wilhelmstrasse ai cittadini che visitano i ministeri nella giornata delle «porte aperte», Schäuble ha cercato di rassicurare, mettendo bene in chiaro che la prospettiva di un collasso della moneta unica «è una speculazione senza senso».
Forse, il vecchio «cavallo di razza» della Cdu aveva sul suo tavolo i risultati completi di un sondaggio, pubblicato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, secondo cui il cinquanta per cento degli elettori tedeschi voterebbe in favore dell’euro se si svolgesse un referendum. A suo giudizio, la moneta unica non è in pericolo, è stabile, e non ci sono segnali che facciano pensare all’inflazione. È opportuno avere, ha detto, più rispetto, e meno arroganza, nei confronti dei Paesi mediterranei dell’Unione. «Anche noi tedeschi — ha detto Schäuble sorridendo — a volte abbiamo imbrogliato». La reazione dei mercati alla crisi del debito, ha proseguito, «non è giustificata da dati oggettivi» e gli Stati Uniti sono in condizioni peggiori dell’eurozona. Quasi come in un dialogo a distanza, Juncker ha rilevato, a questo proposito, che i mercati sono ingiusti con l’Italia e la Spagna, ignorando che entrambi i Paesi hanno avviato «misure significative di consolidamento».
I riconoscimenti di Schäuble e Juncker non sembrano però essere condivisi da tutti, se è vero, come scrive ancora Der Spiegel, che il ministro degli Esteri austriaco, Michael Spindelegger, avrebbe sondato i colleghi sull’ipotesi di una modifica dei Trattati per escludere dall’euro gli ultimi della classe. Un’idea, questa, criticata dal lussemburghese Jean Asselborn, secondo cui lo spirito dell’Ue è «favorire l’integrazione, non la spaccatura». Un monito chiaro, non diretto soltanto al rappresentante del governo di Vienna. Anche se non pronunciato in finlandese.
P. L.