Notizie tratte da: Antonio Pascale # Pane e Pace # Chiarelettere 2012 # pp. 106, 7,50 euro., 18 agosto 2012
LIBRO IN GOCCE NUMERO 40
(Antonio Pascale, «Pane e Pace») –
Il cibo, il sapere e il progresso
Napoli
«Gennariello», il saggio su Napoli che Pier Paolo Pasolini pubblicò a puntate sul Mondo a partire dal 6 marzo 1975. Cominciava così: «Benché sia ormai un po’ di tempo che non vengo a Napoli, i napoletani per me rappresentano una categoria di persone che mi sono, appunto, in concreto, e per di più ideologicamente, simpatiche. Essi infatti non sono cambiati. Sono rimasti gli stessi napoletani di tutta la storia. E questo, per me, è molto importante, anche se so che posso esser sospettato delle cose più terribili. Ma che vuoi farci, preferisco la povertà dei napoletani al benessere della Repubblica italiana, preferisco l’ignoranza dei napoletani alle scuole della Repubblica italiana, le scenette, sia pure un po’ naturalistiche, cui si può assistere nei bassi napoletani, alle scenette della televisione della Repubblica italiana. Considero anche l’imbroglio uno scambio di sapere. Un giorno mi sono accorto che un napoletano durante un’effusione di affetto mi stava sfilando il portafoglio, gliel’ho fatto notare e il nostro affetto è cresciuto».
Geni
L’uomo condivide con lo scimpanzé il 98 per cento dei geni, con il topo il 90, con la gallina l’89,2, con il banano il 50, con un archeobatterio il 19,8.
Ogm
Negli organismi geneticamente modificati (ogm) la quantità di geni spostati è piccola, uno o due, mentre con il classico incrocio si arrivano a spostare centinaia di migliaia di geni che potenzialmente possono cambiare di posizione.
Colori
«Se immaginiamo di colorare i singoli geni, la pianta ottenuta tramite incrocio apparirebbe come un guazzabuglio di colori. Se invece prendiamo un ogm (o Dna ricombinato), la pianta è come un quadro omogeneo. C’è solo una striscia di colore diverso, quella relativa al singolo gene inserito».
Petrini
Mario Capanna, che durante una puntata di Unomattina ha sostenuto di aver visto la fragola-pesce (ogm mai esistito). Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, che ha scritto sull’Espresso che le piante mal sopportano le modifiche genetiche (affermazione antidarwiniana e antiscientifica).
Bacillus Thuringiensis
In tutti i campi di coltivazione biologica viene spruzzato il Bacillus Thuringiensis, un batterio che produce una tossina mortale per molti insetti e innocua per l’uomo. In altre parole, tutti i prodotti biologici sono trattati con un insetticida. «Questo vuol dire che quando mangiate un prodotto biologico ingerite anche le tossine o, a volte, le colonie di batteri che producono quella tossina. Piccolo problema: bisogna comunque entrare nei campi con le macchine e spargere il batterio (o le tossine). In genere l’insetticida è distribuito in formazione aerosol o granulare. Ciò vuol dire prendere il trattore, entrare nel campo, passare tra i filari, consumare gasolio, compattare il terreno. Allora si è pensato, e siamo alla metà degli Anni 80, se prendiamo solo quel gene del Bacillus che produce la tossina e lo inseriamo in una pianta? Così la pianta produce la tossina e solo quegli insetti che predano la pianta muoiono. E si hanno meno spese: non devi comprare l’insetticida, prendere il trattore, consumare il gasolio...».
Monsanto
Il mercato delle piante ogm è monopolizzato dalla Monsanto, l’unica che può comprare i brevetti costosissimi delle università e pagare 50 milioni di dollari per i controlli a cui sono sottoposte tutte le piante geneticamente modificate.
Specie
Le specie vegetali geneticamente modificate al momento: mais, soia, colza e papaya.
Paesi
I Paesi che hanno il maggior numero di campi coltivati a ogm: Stati Uniti, Brasile, Canada e Argentina.
Vandana
L’attivista indiana Vandana Shiva, che ha diffuso la credenza che solo i semi ogm sono sterili e costringono così gli agricoltori a ricomprarli a ogni semina dalle multinazionali. Cita sempre il caso dei semi Terminator. In realtà tutti i contadini di tutto il mondo ormai ricomprano sempre i semi da aziende sementiere, a volte sono obbligati a farlo dalla legge, perché il seme certificato è sano, produttivo ed esente da virus mentre i semi riseminati rischiano di avere una progenie disomogenea. Nessuno conserva più il seme per riseminarlo l’anno dopo.
1861
Nel 1861, quando i contadini riseminavano, la resa del mais era di otto quintali per ettaro. Nel 1961, quando si cominciò ad acquistare il seme dalle aziende sementiere, la produzione passò a 25 quintali. Oggi si è arrivati a 100 quintali.
Veleno
«Ogni cosa è veleno, non esiste cosa che non sia. Solo la dose fa sì che una sostanza non divenga veleno» (Paracelso).
Notizie tratte da: Antonio Pascale, «Pane e Pace», Chiarelettere, euro 7,50