Notizie tratte da: Jean-Claude Schmitt # L’invenzione del compleanno # Laterza 2012 # pp. 110, 18 euro., 18 agosto 2012
LIBRO IN GOCCE NUMERO 42
(Jean-Claude Schmitt, «L’invenzione del compleanno») –
Gran Khan Kublai La più antica attestazione medievale della celebrazione del compleanno si trova nel «Milione», scritto verso il 1298. Marco Polo racconta stupito (segno che non aveva osservato nulla di simile in patria, a Venezia) che i sudditi del Gran Khan Kublai avevano la bizzarra abitudine di festeggiare con banchetti, regali e luminarie il genetliaco dell’imperatore.
Marco Polo precisa che il Gran Khan è nato «il giorno 28 della luna del mese di settembre»: quel giorno, ogni anno, «tutti li tartari del mondo lo dì fanno grande festa» e rivolgono preghiere «agli loro dii, che gli salvino lo loro signore e che gli doni lunga vita e gioia e salute».
Candeline Anche nella civiltà greco-romana gli anniversari erano ampiamente diffusi sia sotto forma di riti religiosi che commemoravano la nascita delle divinità maggiori (come la dea della luna Artemide, che veniva festeggiata con una torta di farina e miele con tanto di fiammelle a mo’ di candele che simboleggiavano la luce dell’astro notturno), sia sotto forma di solennità civili come quelle che a Roma e in altri Paesi del mediterraneo celebravano la nascita dei sovrani e dei grandi uomini di Stato (e tutti quelli che potevano permetterselo imitavano i vip regalandosi dolci e luminarie, che servivano a rischiarare il cammino del nuovo anno; da qui l’origine delle nostre candeline).
Eredità pagana Proprio in quanto eredità pagana, il compleanno viene rifiutato dal cristianesimo.
Onomastico Il compleanno scandisce anno dopo anno il nostro tempo individuale, mentre nel cristianesimo dei secoli passati il tempo che contava era quello del calendario liturgico: collettivo e circolare, ritmato dalle feste dei santi dei quali si ricordava ogni anno il martirio. Non a caso ai nuovi nati si dava tradizionalmente il nome del santo del giorno ed era proprio questo a essere celebrato con l’onomastico. E dunque era il giorno e non l’anno della nascita a ritmare l’esistenza delle persone.
Dies natalis Durante tutto il lungo medioevo (e fino a oggi nella lingua liturgica), «anniversarium» e spesso anche «dies natalis» non designano il compleanno, bensì il giorno della morte. Era, questo, l’unico giorno che avesse importanza, quello della vera nascita, quello dell’ingresso attraverso la morte nella vera vita dell’aldilà e della salvezza.
Da qui le pratiche di commemorazione dei morti («memoria») che consistono in primo luogo nel registrare il nome del defunto nel giorno del suo trapasso («obitus») in un necrologio, od obituario, affinché i monaci o i chierici assegnati a questo servizio possano negli anni futuri, mediante retribuzione, pregare quello stesso giorno per il defunto e celebrare messe prescritte per testamento o per volontà degli eredi.
Oroscopo A partire dal XIV secolo, le classi ricche e nobili iniziano a dimostrare attenzione per la data di nascita per farsi compilare un oroscopo basato sulla posizione delle stelle al momento esatto della venuta al mondo.
Anagrafe
È possibile calcolare con esattezza l’età anagrafica soltanto da quando esiste l’anagrafe, figlia della rivoluzione francese. Fino ad allora erano in pochissimi a sapere con certezza il giorno e l’anno in cui erano venuti al mondo. Nemmeno i documenti ufficiali registravano l’età delle persone, fatta eccezione per i reali e i personaggi pubblici.
Il libro degli abiti Il caso di Matthäus Schwarz, mercante e banchiere di Augusta, nato il 20 febbraio 1497, che a un certo punto della sua vita decise di far illustrare con un diverso abito, ma a volte anche due, tre o quattro, ogni anno della sua esistenza. Commissionò le illustrazioni a un pittore, ricostruì con filologica pazienza l’abbigliamento dei suoi primi 22 anni, e dal ventitreesimo in avanti a ogni compleanno si fece ritrarre con un abito nuovo. Risultato: un libro con 137 tavole, tutte accompagnate da una descrizione minuziosa di foggia e tessuti.
Qualche esempio: «20 febbraio 1528: farsetto grigio damascato di rosso, sopra gilet corto damascato di nero con velluto verde. Il resto foderato di velluto rosso. Avevo 31 anni»; «I quattro abiti che ho fatto fare il 20 febbraio 1530: il primo in damasco nero, le calze damascate color carne, il secondo e il terzo pure di damasco. Avevo 33 anni»; «20 febbraio 1552. Quel giorno ho cominciato a farmi crescere i capelli, che facevo tagliare corti dal 1528. Abito di broccato. 55 anni precisi».
Torta
La torta attuale fu inventata per Goethe, che teneva moltissimo al compleanno: il 28 agosto del 1802 in occasione dei suoi cinquantatré anni, si vide regalare un dolce con su piazzate 53 candeline.
Notizie tratte da: Jean-Claude Schmitt, «L’invenzione del compleanno», Laterza, 18 euro.