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 2012  agosto 17 Venerdì calendario

1- ROMA, SERRA DI MARIJUANA SOTTO LA STAZIONE CASILINA



Ritrovamenti nel sottosuolo di Roma. Ma non è quello a cui tutti state pensando: non archeologia e «anticaglie», ma droga. Per l’esattezza marijuana: quattromila metri quadri di coltivazioni più 340 chili di prodotto già essiccato e pronto per il mercato, dove - al prezzo di 7-8 euro a grammo - avrebbe fruttato all’incirca 3 milioni di euro. La scoperta dell’estate è stata fatta dalla Guardia di Finanza della capitale che ieri mattina, nella sede di via Nomentana, ha illustrato l’episodio.

Bisogna partire dagli anni Trenta, quando il governo fascista aveva pensato ad una metropolitana per collegare il quartiere di Centocelle - oggi periferia, allora periferia estrema - alla stazione Termini. Si allestì, alla bisogna, una galleria di oltre un chilometro che costeggiava la via Casilina. Ma poi le priorità furono altre, intervenne la guerra, e le opere furono abbandonate.

Il tunnel, nella zona oggi denominata Tor Pignattara e prossima alla stazione ferroviaria Casilina nonché a un caveau della Banca d’Italia, venne utilizzato come fungaia, e in quanto tale era conosciuto. L’accesso alla struttura era in un avvallamento sotto strada ed era protetto da una porta metallica d’ingresso con griglie di aerazione.

Ma in questi giorni di grande caldo, da quei sotterranei ombrosi, l’odore che usciva non era esattamente quello degli champignon, e gli abitanti di Tor Pignattara - come si dice a Roma - «hanno sgamato», si sono cioè insospettiti e hanno allertato le forze dell’ordine. La Guardia di Finanza si è mossa con estrema cautela per evitare di mandare a monte l’operazione con interventi troppo diretti, poi l’altro giorno - ha agito con un blitz.
serra di marijuana a Romaserra di marijuana a Roma

Gli agenti sono scesi nella lunga spelonca e hanno sì trovato una generosa coltivazione di funghi ma, a seguire, nei meandri più riparati del tunnel, una distesa infinita, a perdita d’occhio, di piante di marijuana in piena maturazione, dalle quali promanava l’acre odore che la gente, in superficie, aveva percepito così nettamente da dare l’allarme.

Quattromila metri quadri di «erba» coltivati con le tecniche più moderne: impianti di illuminazione alogena che consentivano alla vegetazione di prosperare, sistemi automatizzati di irrigazione con cisterne ipogee, autoclavi e una rete capillare di tubi che dosava l’acqua secondo la necessità.

Sempre nei sotterranei, ma a una certa distanza, gli impianti di lavorazione, separati da un finto muro di mattoni con una porta basculante rivestita degli stessi mattoni: essiccatoi, strumenti di dosaggio, bilance di precisione, e poi il fornito magazzino dove le Fiamme Gialle hanno trovato il bottino che, posto sul mercato, avrebbe fruttato non meno di 3 milioni, come si diceva.

L’azienda - se così vogliamo chiamarla - si era sviluppata sotto la copertura di una attività agricola, intestata a un uomo di 57 anni, di cui sono state fornite finora solo le iniziali (C.O.) e che è stato - comunque - tratto in arresto. La quantità sia della coltivazione che del prodotto finito era tale da far pensare che «il tunnel della droga» (come è stato ribattezzato) servisse da rifornimento a tutta Italia e forse anche a spacciatori all’estero. Ora le Fiamme Gialle stanno cercando di scovare sia i complici dell’arrestato che la rete di distribuzione della marijuana.

Il tunnel è stato ora blindato con un intervento congiunto dei vigili urbani di Roma e da quelli del Fuoco. Tor Pignattara, nel frattempo, si è trasformata in un quartiere stranamente allegro: gli effluvi provenienti dal sottosuolo stanno producendo i loro effetti.