Gianandrea Gaiani, Libero 17/8/2012, 17 agosto 2012
Hacker, missili e sottomarini Così Israele attaccherà l’Iran – Tre o quattro ondate di attacchi all’Iran con missili balistici e da crociera, armi elettroniche e virus informatici e aerei da guerra
Hacker, missili e sottomarini Così Israele attaccherà l’Iran – Tre o quattro ondate di attacchi all’Iran con missili balistici e da crociera, armi elettroniche e virus informatici e aerei da guerra. Questi i piani messi a punto dallo stato maggiore di Tsahal, le forze armate israeliane, per neutralizzare le difese di Teheran, annientare i siti atomici e impedire rappresaglie contro lo Stato ebraico. Un rapporto sul quale dice di aver messo le mani il blogger israelo-americano Richard Silverstein che lo ha in parte pubblicato sul suo sito Tikun Olam (“riparare il mondo”). Il primo attacco effettuato con armi elettroniche e cibernetiche dovrebbe neutralizzare le comunicazioni Internet, telefoniche, televisive e radio iso- lando persino la rete in fibre ottiche che collega il governo con i vertici militari, le basi dei missili Shabab3 (in grado di colpire Israele con testate chimiche) di Khorramabad e Isfahan, la difesa aerea ei siti atomici. Niente piloti La Fase 2 prevede il lancio di decine di missili balistici Jericho, ossatura del deterrente nucleare israeliano ma modificati con penetratori e testate da una tonnellata di alto esplosivo per penetrare a decinedi metri di profondità primadi esplodere. Un’arma ben più potente delle bombe lanciate dei cacciabombardieri per scardinare i bunker sotterranei nei quali gli iraniani sviluppano le loro capacità nucleari come quello di Fordow, scavato all’internodi una montagna. Rispetto ai jet, i missili Jericho offrono anche il vantaggio di non esporre i piloti al rischio di essere abbattuti. La terza fase vedrebbe invece l’impiego di missili da crociera lanciati dai tre sottomarini israeliani Dolphin in navigazione nel Mare Arabico o nel Golfo Persico e destinati a colpire quanto resta delle strutture di comando e controllo. Come ha insegnato anche il conflitto libico dell’anno scorso, i primi raid mettono fuori uso le strutture fisse che i difensori rimpiazzano poi con centri di comando e comunicazioni mobili, più difficili da individuare. Nel mirino dei missili della terza ondata vi sarebbero anche i vertici politici e militari del regime iraniano oltreai responsabili dei programmi di ricerca atomici e militari applicando con armi a lungo raggio la stessa tattica di «killeraggio» applicata dagli israeliani per eliminare singoli terroristi palestinesi a Gaza e in Cisgiordania ed esponenti di Hezbollah in Libano. Il campo di battaglia iraniano verrebbe sorvolato dai satelliti spia israeliani Ofeqin grado di fornire informazioni dettagliate sulle difese iraniane e sull’efficacia degli attacchi. Nel caso fosse necessario una quarta ondata di assalti verrebbe effettuata coni jet (Israele schiera cacciabombardieri F-15 ed F-16) che il rapporto definisce invisibili ai radar dotati di tecnologia sconosciuta al grande pubblico e anche agli americani. A ben guardare uno scenario già più volte descritto dai media internazionali grazie a rapporti, indiscrezioni e analisi di esperti. Più che rivelare piani segreti, quanto pubblicato da Silverstein sembra infatti un’occasione per criticare la politica del premier Bibi Nethanyau e del ministro della Difesa EhudBarak, che hanno più volte sottolineato la volontà di Israele di attaccare i siti atomici iraniani anche senza il supporto statunitense. Non è un caso che il dossier militare venga presentati da Silverstein come proveniente da una fonte israeliana di alto livello che a sua volta l’ha ricevuto da un ufficiale delle Forze di Difesa israeliane. La fonte avrebbe fatto filtrare il piano segreto perché «questi non sono tempi normali e temo che Bibi e Barak facciano maledettamente sul serio». Pacifisti Non casuale neppure la concomitante iniziativa dei pacifisti israeliani per impedire i raids sull’Iran annunciata ieri dal giornale di sinistra Haaretz e che ha visto raccogliere on line meno di 500 firme, incluse quelle di due professori di diritto, per chiedere ai piloti dell’aeronautica israeliana di rifiutarsi di obbedire all’ordine di colpire l’Iran. Secondo i firmatari dell’appello i raid ritarderebbero ma non distruggerebbero il programma nucleare iraniano, potrebbero costare «un prezzo esorbitante» e un attacco a impianti nucleari porterebbe alla dispersione di materiale radioattivo fra la popolazione civile e «Israele e chi ha effettuato materialmente il raid, potrebbero essere accusati di crimini di guerra». A scoraggiare l’adesione degli israeliani alle posizioni pacifiste e a dare una mano ai “falchi”del governo contribuiscono però i leader di Teheran, in testa la Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, che ieri ha definito Israele una «escrescenza artificiale in Medioriente destinata a scomparire».