Gianluca Di Donfrancesco, Il Sole 24 Ore 14/8/2012, 14 agosto 2012
BERLINO, NUOVA SFIDA ALLO SCUDO UE
Ostruzionismo in salsa tedesca o inflessibile rispetto delle regole, dalla Germania arriva l’ennesimo ostacolo sul cammino dello scudo anti-spread, lo European stability mechanism.
Torna all’attacco Markus Kerber, il professore alla guida del gruppo di accademici che ha fatto ricorso alla Corte costituzionale di Karlsruhe contro la ratifica dell’Esm e del Fiscal compact. Stavolta chiede ai giudici di rinviare la pronuncia, attesa (è il caso di dirlo) per il 12 settembre. Motivo? Alla Corte di giustizia dell’Unione europea pende un ricorso su una questione simile a quella dibattuta in Germania.
I giudici di Lussemburgo sono stati chiamati in causa da un parlamentare irlandese, proveniente da una delle regioni più rurali dell’isola, il Donegal South-west. Come il tedesco Kerber, anche l’indipendente di sinistra Thomas Pringle ha sollevato una questione di legittimità sulla dell’Esm. La Corte costituzionale, a luglio, ha rigettato la sua istanza aprendo la strada alla ratifica del fondo salva-Stati da parte di Dublino. Ma al tempo stesso ha chiesto alla Corte di giustizia Ue di pronunciarsi sulla compatibilità del Fondo con i Trattati istitutivi della Ue, con un’istanza del 3 agosto.
Europolis, il gruppo di Kerber, chiede ora ai togati di Karlsruhe di sospendere l’esame del ricorso e di rimettere a loro volta la questione alla Corte Ue, sostenendo che in attesa del suo verdetto, Berlino non possa ratificare i trattati.
Senza la pronuncia dei giudici costituzionali tedeschi, il presidente della Repubblica Joachim Gauck non può promulgare la legge di ratifica delle intese, già approvata dal Parlamento tedesco. E il sì della Germania è decisivo. Tecnicamente, perché l’Esm possa diventare operativo, serve un numero di Paesi tale da rappresentare almeno il 90% del suo capitale e la Germania pesa da sola per il 27,1 per cento. Ma al di là delle tecnicalità, un Esm senza la Germania non è proprio concepibile.
Mai verdetto è stato più atteso, a Berlino, a Bruxelles e oltre. E già aveva provocato perplessità e mal di pancia la decisione, presa il mese scorso dai giudici costituzionali tedeschi, di fissare al 12 settembre la pronuncia. Il punto da dirimire è se l’Esm e il Fiscal compact privino il Parlamento tedesco della piena competenza di legiferare sul bilancio dello Stato. Secondo Kerber ed Europolis, a rischio ci sarebbe «l’autodeterminazione stessa del popolo tedesco e la democrazia in Germania». Inoltre, sostiene Europolis, il potenziamento dell’Esm potrebbe far esplodere il debito pubblico tedesco, strangolandone le finanze.
Nel Paese è già partito un dibattito sull’opportunità di sottoporre la questione (in sostanza l’esistenza stessa dell’euro) a un referendum popolare, mentre i costituzionalisti si aspettano che la Corte di Karlsruhe dia luce verde sulla ratifica dei trattati, ponendo però paletti a ulteriori forme di integrazione europea.
Un altro slittamento non farebbe che peggiorare il clima tra le cancellerie europee. Facile prevedere le conseguenze sui mercati: ritorno in forze della speculazione, su i rendimenti dei titoli di Stato di Italia e Spagna, giù l’euro.
Considerazioni che non impensieriscono Kerber. In un’intervista all’Afp, ha affermato che per il verdetto della Corte Ue bisognerà «aspettare almeno quattro mesi». In effetti, la normale procedura seguita dalla Corte può richiedere fino a 18 mesi, che possono essere ridotti a qualche mese in caso di urgenza. L’urgenza è in effetti innegabile, ma avrebbe bisogno di tempi ben più stretti. Kerber ha aggiunto che «Karlsruhe dovrebbe ringraziarmi perché c’è il rischio che autorizzino un testo che poi sarà invalidato più tardi a Lussemburgo». Finora però, la Corte tedesca non ha mai chiesto opinioni ai giudici di Lussemburgo.