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 2012  agosto 17 Venerdì calendario

L’APPELLO DEGLI ARTIGIANI: MANCANO FABBRI E CALZOLAI

Cercano falegnami, saldatori, carpentieri e calzolai. Hanno bisogno di pasticceri, cuochi e macellai. Ma non trovano nemmeno scalpellini, fresatori, piastrellisti, elettricisti e meccanici. Le aziende artigiane sparse in tutta Italia, da Nord a Sud, vanno controtendenza rispetto alla gran parte del sistema produttivo nazionale e assistono, loro malgrado, alla contraddizione di una disoccupazione da record e di tanti posti di lavoro vacanti in numerose piccole e medie realtà.
«Questo è il più grande paradosso del mercato del lavoro italiano – commenta Riccardo Giovani, direttore relazioni sindacali di Confartigianato –: i giovani non trovano un impiego e le aziende artigiane non trovano dipendenti. C’è un mismatch impressionante che deve essere al più presto riallineato».
Anche in vista dell’autunno, quando la produzione ripartirà dopo la pausa estiva e dovranno essere evase numerose commesse. D’altronde gli indicatori di settore sono tutto sommato positivi e anche le previsioni per i prossimi mesi parlano di una modesta crescita del comparto che conta oltre 1,4 milioni di imprese attive: «A settembre il problema della difficoltà di tante imprese di trovare manodopera specializzata tornerà alla ribalta – prosegue Giovani – e già da ora in molti si sono rimessi a cercare questi profili: mancano all’appello carpentieri, meccanici, fabbri, ebanisti, saldatori, posatori e sarti, ma anche elettricisti, idraulici e manutentori. Il motivo? Semplice: la scarsa appetibilità dei lavori manuali nell’immaginario dei giovani, la scarsa efficacia dell’istruzione professionale e il cattivo funzionamento dell’alternanza scuola-lavoro». A tornare sul banco degli imputati è dunque il sistema scolastico, che non è in grado di fornire la manodopera specializzata necessaria alle imprese per ripartire. E così le aziende si affidano alle agenzie per il lavoro, con risultati altalenanti. A certificare una certa vivacità nel mercato degli impieghi manuali c’è infatti anche uno studio effettuato dall’agenzia per il lavoro Openjobmetis che segnala, sulla base delle richieste in arrivo dalla rete di 130 filiali sparse per l’Italia, una ripresa di quelle che chiama le "professioni dimenticate".
«Il mercato del lavoro è tutt’altro che saturo di tutte quelle figure legate alla tradizione manifatturiera e produttiva italiana – spiega Rosario Rasizza, ad di Openjobmetis –. Infatti, accanto ai profili più tecnici, sempre molto ambiti dalle aziende nostrane – come tornitori, fresatori e saldatori – stiamo registrando su tutto il territorio italiano una crescente richiesta di macellai, pasticceri, falegnami e calzolai. Mestieri che le generazioni più giovani raramente decidono di approcciare ma che oggi registrano più dinamismo rispetto al passato. Forse stiamo assistendo a un cambio di mentalità, ad una riscoperta delle nostre radici. Quello che è indubbio è che in un contesto economico come l’attuale emergono prima di tutto le eccellenze: per questo sono i profili specializzati ad avere maggiori chance di trovare un posto di lavoro».