Gianluca Di Donfrancesco, Il Sole 24 Ore 17/8/2012, 17 agosto 2012
MERKEL PROMUOVE LA LINEA DRAGHI
Giù le mani da Mario Draghi. Angela Merkel fa da scudo agli attacchi lanciati contro il presidente della Bce dai falchi della politica tedesca. Un soccorso che contiene al tempo stesso un’autodifesa - visto che i critici della Bce ce l’hanno anche con lei - e una sottolineatura del mantra di Berlino: i Paesi in difficoltà potranno ottenere aiuti solo a condizioni certe.
In una conferenza stampa congiunta con il primo ministro canadese Stephen Harper, il cancelliere, che si trovava in visita a Ottawa, ha assicurato che «la Bce è completamente in linea con la Germania e con i leader europei» quando, come ha fatto il mese scorso Draghi a Londra, ribadisce l’impegno a fare tutto il possibile per difendere l’euro e quando insiste sulla condizionalità degli aiuti agli Stati in crisi. «È quello che la Germania dice da sempre», ha chiarito la Merkel. E già che c’era, il primo ministro tedesco ha difeso anche Berlino da quanti l’accusano di ostacolare la soluzione della crisi dell’Eurozona, paralizzando per esempio lo scudo salva-Stati, sul quale pende un controverso esame di compatibilità con la Costituzione tedesca. Il cancelliere ha colto l’occasione per ribadire che la Germania sta facendo tutto il possibile per assicurare la tenuta dell’euro. Aggiungendo anzi che bisogna fare presto perché il tempo scorre in fretta e auspicando «maggiori poteri per la Commissione europea per intervenire direttamente nelle scelte di bilancio dei Paesi dell’Eurozona».
Su Draghi, ma anche sulla Merkel, avevano appena sparato ad alzo zero i falchi della politica tedesca, alcuni provenienti proprio dalle file della coalizione del cancelliere. Il parlamentare dei cristiano-sociali (Csu) Klaus-Peter Willsch, tra i più accesi euroscettici, ha chiesto una riforma della Bce che consenta a Berlino di esercitare il diritto di veto. Lo ha fatto in un’intervista apparsa ieri su Handesblatt, lo stesso quotidiano che lunedì aveva dato ampio risalto alla richiesta di rinvio della pronuncia della Corte costituzionale tedesca sul fondo di stabilità Esm, attesa per il 12 settembre. La Germania è il primo finanziatore degli aiuti europei, pertanto, questa è la tesi di Willisch, dovrebbe «avere il diritto di veto su tutte le questioni». Secondo Willisch, acquistando bond la Bce garantirebbe un sostegno diretto ai Governi, proibito dallo statuto dell’Eurotower: «Sotto Draghi la Bce si sta trasformando in una bad bank». Sulla stessa linea il membro della Fdp (alleata della Cdu), Franch Schaeffler, anche lui sentito da Handelsblatt: «Che Cipro e Malta abbiano gli stessi diritti di voto della Germania è un grave errore». Lo statuto della Bce andrebbe quindi riformato per dare più peso alla Germania nel board, dove il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, resta isolata voce d’opposizione.
Ma anche la sinistra tedesca critica Draghi. L’esperto della Spd per la politica economica, Carsten Schneider, sottolinea che «la crisi dell’Eurozona rischia di costare fino a mille miliardi alla Germania, due terzi dei quali vanno messi sul conto della Bce, che prende le sue decisioni in maniera assolutamente non trasparente e non democratica». E Josef Schlarmann (Cdu-Csu) ha preso di mira direttamente la Merkel, accusandola di aver azzerato il dibattito come una «zarina». Critiche che la Bild liquida come l’insurrezione dei «sette nani». Il cancelliere - che il 23 vedrà il presidente francese Hollande a Berlino - resta popolarissima. Secondo un sondaggio dell’istituto Forsa, la Merkel distanzierebbe di almeno 20 punti i suoi potenziali sfidanti nelle elezioni del prossimo autunno.