Orazio La Rocca, la Repubblica, 15/8/2012, 15 agosto 2012
“VOGLIA DI SOLDI E POTERE UN COMPLOTTO CONTRO IL PAPA” LE SACRE STANZE SOTTO SHOCK
CITTÀ DEL VATICANO — Un complotto per screditare Benedetto XVI, la Santa Sede e la Chiesa. Una «manovra, destabilizzante, pericolosa e vigliacca» ordita «non da uno o due persone qualsiasi», ma da «una vera e propria banda di corvi assetati di soldi e potere» pilotata da una «cabina di regia occulta» annidata in Vaticano e guidata da figure alle quali, per rango ecclesiastico e autorevolezza istituzionale, non avrebbero mai potuto dire di no oscuri personaggi come l’addetto di camera del Papa, Paolo Gabriele o il tecnico informatico della Segreteria di Stato Claudio Sciarpelletti. Vale a dire le uniche due persone che andranno sotto processo per il trafugamento dei documenti papali, ma che — stando a quanto si vocifera nei palazzi pontifici — presto potrebbero essere affiancati da altri personaggi coinvolti nella Vatileaks vaticana.
Vaticano, all’indomani del rinvio a giudizio del maggiordomo del Papa e, a sorpresa, di un tecnico addetto in uno degli uf-
fici più riservati della Curia. È un giorno «pieno di tristezza e di amarezza» confidano — dietro la promessa dell’anonimato — vescovi, cardinali, prelati in servizio nei dicasteri, ma anche laici impegnati nei lavori più umili ai mercati, nei musei, nella Fabbrica di San Pietro. Tutto il piccolo mondo oltretevere ieri mattina si è svegliato provando — ammette un monsignore da anni responsabile di sezione in Segreteria di Stato — «un senso di nausea e rabbia per quanto sta emergendo». È stato scioccante apprendere, ad esempio, che in casa di Paolo Gabriele sono stati trovati soldi — un assegno di 100 mila euro intestato al Santo Padre — frutto delle offerte di anonimi benefattori.
È questa la fine che fanno gli aiuti che arrivano al Papa per i più bisognosi? Si chiede, con disagio e amarezza, un monsignore capoufficio di un Pontificio consiglio, che teme che «oltre a quell’assegno forse un fiume di danaro è transitato per la compravendita dei documenti trafugati, soldi sui quali bisognerà fare piena luce».
Da qui la certezza che «dovranno uscire per forza altri nomi, altre situazioni,
altre amare verità dall’inchiesta in corso» puntualizza
lo stesso monsignore che non esita a gridare che
«intorno al Papa è stato ordito un complotto che deve essere ancora completamente sventato». «Non so se si può parlare di un complotto nel vero senso della parola, ma di certo intorno al Santo Padre ci sono state manovre poco chiare che creano sconcerto e delusione», commenta un arcivescovo molto vicino a papa Ratzinger, Gianfranco Girotti, Reggente della Penitenzeria apostolica, il dicastero vaticano che sovrintende ai grandi peccati commessi contro la Fede, la Chiesa e il Papa.
Secondo Girotti «per ora occorre stare agli atti dai quali emerge che ci sono due imputati rinviati a giudizio. Nulla vieta, però, supporre che non tutto è stato chiarito, che tanti altri aspetti di questa vicenda vanno esplicitati. Sarebbe importante sapere se ha fatto veramente tutto da solo o se Gabriele è stato ispirato da qualcuno. Per il resto, occorre che la giustizia faccia il suo corso, anche se nessuna sentenza cancellerà l’amarezza e la delusione che questa vicenda porta con sé».